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Perché Crosetto punzecchia Londra sul Gcap

In un'intervista a Reuters il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sostenuto che "l'egoismo" può danneggiare la cooperazione: il riferimento è al Regno Unito nell'ambito del programma Gcap. Tutti i dettagli

Londra riluttante a condividere la tecnologia nel Global Combat Air Programme (Gcap),  il progetto per il sistema di combattimento aereo di sesta generazione guidato dal Regno Unito, Italia e Giappone.

È quanto ha rivelato il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto in un’intervista odierna a Reuters. Crosetto ha spiegato infatti che la Gran Bretagna non sta condividendo pienamente le tecnologie con Italia e Giappone nell’ambito del programma per lo sviluppo di un nuovo jet da combattimento e ha esortato Londra ad abbattere le “barriere dell’egoismo”.

Il programma Gcap, che ha preso il via con la convenzione firmata tra i tre Paesi a dicembre 2023, ha previsto la nascita di una organizzazione governativa (Gico) e di una alleanza industriale con una jv tra le aziende capofila (Leonardo per l’Italia, Bae Systems per il Regno Unito e Mitsubishi Heavy Industries per il Giappone), costituita lo scorso dicembre.

Le tre aziende deterranno ciascuna una quota del 33,3% e si prevede che firmeranno successivamente i contratti di fornitura con l’agenzia Gcap.

Oltre a sottolineare la rilevanza del programma Gcap – che punta a sviluppare entro il 2035 il “sistema dei sistemi” – il titolare della Difesa italiano ha ribadito l’appoggio di Roma all’adesione dell’Arabia Saudita al progetto di caccia di prossima generazione.

Tutti i dettagli.

L’IMPORTANZA DELLA CONDIVISIONE DELLA TECNOLOGIA

Dunque la Gran Bretagna non sta condividendo la tecnologia sul progetto Gcap.

Il Ministro della Difesa ha affermato a Reuters che la condivisione della tecnologia quando si fanno investimenti insieme è fondamentale per una “relazione seria”. “Non c’è più nessuno che possa essere considerato di prima o seconda classe e che voglia difendere le vecchie eredità”, ha aggiunto.
“Bisogna abbattere alcune barriere egoistiche. L’Italia le ha abbattute completamente, il Giappone quasi completamente. Mi sembra che il Regno Unito sia molto più riluttante a farlo, e questo è un errore perché l’egoismo è il peggior nemico delle nazioni” ha precisato Crosetto, non specificando tuttavia i dettagli sulle tecnologie che gli inglesi potrebbero trattenere.

LA DIFFERENZA CON EUROFIGHTER E F-35

D’altronde, come messo in evidenza da un recente rapporto dello Iai, quello per il Gcap si tratta di un “lavoro diverso da Eurofighter e F-35”. Al programma Eurofighter partecipano quattro Paesi: Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. A gestirlo sul piano industriale è il Consorzio Eurofighter a cui partecipano Leonardo (con il 21% ndr), Airbus Group e Bae Systems.

Il Gcap rappresenta quindi un “traguardo importante raggiunto da Roma così come la design authority, la co-leadership” espressa nel principio di un terzo di responsabilità e sovranità, pari tra i tre partner del programma, aveva spiegato il mese scorso Alessandro Marrone, responsabile del programma “Difesa” dell’Iai, presentando lo studio “The new partnership among Italy, Japan and the UK on the Global Combat Air Programme (Gcap)”.

Secondo Marrone “stabilire una partnership paritetica vuol dire avere una base solida e duratura che va al di là di questo governo sia a Londra, sia a Tokyo sia a Roma”. “Il Gcap va verso una partnership strutturale tra i tre paesi, a ritmo spedito finora. Questo è l’inizio di un programma decennale per cui l’Italia deve giocare la sua partita. Sia l’agenzia sia la joint venture hanno la sede nel Regno Unito quindi Roma giocherà in trasferta”, aveva chiosato Marrone. Pertanto, il Gcap pone “molte sfide per l’Italia”, ma anche molte opportunità”.

L’APERTURA ITALIANA A RIAD

Infine, tornando all’intervista del ministro della Difesa, Crosetto ha ribadito che Roma è favorevole all’adesione dell’Arabia Saudita al programma Gcap, portandolo come un esempio di come la cooperazione in materia di difesa possa essere estesa a paesi extraeuropei.

“La scelta del Giappone è stata fondamentale in questo senso, così come lo sarebbe l’Arabia Saudita, che ha bisogno di crescita tecnologica e dispone di maggiori risorse rispetto ai nostri tre paesi”, ha affermato il ministro della Difesa.

Già la scorsa estate il principe ereditario e leader de facto Mohammed Bin Salman ha chiesto al Regno Unito, al Giappone e all’Italia di diventare partner a pieno titolo nel nel programma congiunto per costruire la prossima generazione di aerei da combattimento, in una mossa sostenuta dal governo britannico, come riportava il Financial Times.

Ma l’Arabia Saudita non è l’unico paese interessato ad aderire al progetto per il sistema di combattimento aereo di prossima generazione. Di recente anche l’Australia ha confermato un incontro “informativo” con i partner del Gcap, come riportato Flight Global. E dopo Canberra, anche il Canada guarda al programma trilaterale per lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo di sesta generazione di Italia, Giappone e Regno Unito.

Tante questioni aperte e novità sono attese già a breve visto che l’Italia ospiterà il mese prossimo una riunione dei ministri della Difesa dei tre Paesi partner del Gcap, secondo quanto riferito a inizio aprile da Nikkei.  Il quotidiano giapponese ha riportato infatti che Tokyo sta lavorando con i due Paesi partner per includere nei prossimi colloqui anche l’Arabia Saudita, interessata ad aderire al progetto.

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