I governi dei paesi membri dovrebbero usare i prestiti Ue per acquistare sistemi di difesa dai produttori europei.
È quanto ha sottolineato oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nel suo intervento al Parlamento europeo.
In occasione del Consiglio straordinario riunito a Bruxelles il 6 marzo, i Paesi membri dell’Ue hanno dato l’ok al piano sul riarmo europeo (ReArm Europe) illustrato il 4 marzo da Ursula von der Leyen che vorrebbe mobilitare fino a 800 miliardi di euro per la difesa, anche dopo l’inversione di rotta delle politiche statunitensi da parte di Trump. Da tempo Bruxelles punta a incentivare gli investimenti e facilitare gli acquisti congiunti tra gli Stati membri allo scopo di rafforzare il settore della difesa europea.
Come parte di questa spinta Ursula von der Leyen ha proposto che i prestiti dal bilancio dell’Ue per la difesa da 150 miliardi di euro dovrebbero essere spesi in Europa. O almeno in armi made in Europe o da nazioni europee affini come Regno Unito, Norvegia e Svizzera.
Proprio ieri l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri) ha pubblicato l’ultimo rapporto da cui emerge che le importazioni di armi europee sono aumentate del 155% nel quinquennio 2020-24. Negli ultimi quattro anni in Europa i paesi hanno comprato sempre più armi, principalmente americane.
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LE PRECISAZIONI DI VON DER LEYEN SUI PRESTITI PER ACQUISTARE ARMI MADE IN EUROPE
“Questi prestiti dovrebbero finanziare gli acquisti dai produttori europei per aiutare a rafforzare la nostra industria della difesa”, ha affermato von der Leyen. “Il contratto dovrebbe essere pluriennale per dare all’industria la prevedibilità di cui ha bisogno”.
La presidente ha aggiunto che i prestiti “potrebbero concentrarsi su alcuni ambiti di capacità strategica selezionati, dalla difesa aerea ai droni, dagli abilitatori strategici al cyber”.
LE RICADUTE ECONOMICHE
Proporre di utilizzare i prestiti dell’Ue per acquistare prodotti europei è anche un modo per vincere la resistenza di coloro che temono che altre questioni economiche e sociali arriveranno dopo le priorità militari, sottolinea Politico. “Ciò avrà anche ricadute positive per la nostra economia e la nostra competitività. Includerà nuove fabbriche e linee di produzione” qui in Europa, ha precisato von der Leyen.
A PROPOSITO DEI FONDI DI COESIONE…
Infine, il piano di riarmo europeo prevede l’utilizzo dei fondi di coesione che sono “una possibilità che stiamo offrendo agli Stati membri” ha proseguito la presidente della Commissione Ue nel suo intervento al Parlamento europeo.
“Gli Stati membri avranno la possibilità di reindirizzare alcuni dei loro fondi non impegnati verso progetti legati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture o di ricerca e sviluppo. Si tratta di una scelta volontaria. Spetterà al Parlamento europeo e al Consiglio Ue decidere su questa opzione aggiuntiva”, ha aggiunto von der Leyen.
APPALTI CONGIUNTI
Dopodiché “ci dovrebbe essere un focus sugli appalti congiunti”, ha spiegato la presidente della commissione Ue.
Gli Stati membri dovrebbero concordare contratti congiunti, modellati su iniziative passate per acquistare armi e munizioni per l’Ucraina, come un programma guidato dalla Repubblica Ceca che ha consegnato più di 1,5 milioni di proiettili di artiglieria di grosso calibro per Kiev.
I PROSSIMI STEP
Infine, se la scorsa settimana il piano ReArm Europe ha ricevuto il sostegno politico dei leader dei 27 paesi membri nel Consiglio straordinario riunito a Bruxelles il 6 marzo, rimane ancora della strada da fare. La Commissione intende presentare una proposta legislativa per il nuovo strumento finanziario al prossimo Consiglio europeo del 20 marzo.
Come ricorda il Financial Times, la proposta richiederà il sostegno di una maggioranza qualificata di paesi, che rappresentano il 55% delle nazioni del blocco e il 65% della sua popolazione, per essere implementato.