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Volkswagen resetterà Cardiad?

Continua la pesante ristrutturazione di Cariad, l'unità per lo sviluppo di software in seno a VW che non ha mai funzionato come sperato. Ecco il piano di Blume per farla ripartire (evitando tagli draconiani)

Le automobili, si sa, stanno diventando dei veri e propri computer, estensioni a quattro ruote degli ambienti cloud e dei device che si hanno in tasca o al polso. Una trasformazione nella transizione ecologica che ha colto impreparate diverse Case automobilistiche, costrette a stringere accordi con le Big Tech o ad aprire business unit ad hoc. La passata dirigenza del gruppo Volkswagen aveva deciso di investire in quest’ultima opzione, aprendo Cariad, ma la scelta non si è rivelata particolarmente felice.

TUTTI I RITARDI DI CARIAD

Sono davvero tanti, infatti, i ritardi sui vari progetti che Cariad ha accumulato nel tempo, arrivando a lambire i piani della piattaforma 2.0, prevista inizialmente per il 2025, e dell’ammiraglia Trinity. I primi annunci della SSP risalgono al 2021 (qui la notizia), ma per vedere la piattaforma destinata alla futura generazione di modelli delle varie marche del Gruppo Volkswagen, bisognerà attendere diversi anni. Col rischio che nel frattempo la tecnologia abbia rivoluzionato batterie e pianali. Stesso discorso per la variante elettrica della Porsche Macan e per la gemella dei Quattro anelli, la Q6 e-tron.

LE MOSSE PER RIAVVIARE LA MACCHINA

Defenestrato il passato Ceo, Herbert Diess, il suo successore, Oliver Blume, ha subito preso in mano il dossier, consapevole che Cariad stava rappresentando il canonico collo di bottiglia per l’intera strategia elettrica del Gruppo.

Dapprima rivoluzionando i vertici: da Tesla è arrivato un super nerdcome Sanjay Lal, sviluppatore informatico già in Tesla, con esperienze manageriali anche in Rivian e Google, mentre l’incarico di amministratore delegato è stato affidato all’ex responsabile della produzione della Bentley (interessata dai ritardi di Cariad), Peter Bosch, in sostituzione di Dirk Hiligenberg.

Le altre mosse strategiche viste finora riguardano l’alleanza con la multinazionale italo-francese dei semiconduttori, StMicroelectronics, e soprattutto, visti gli interessi in Cina, con l’asiatica Horizon Robotics nel tentativo di accelerare il ritmo delle innovazioni e soprattutto avere un piede nel Paese, che ormai per l’auto elettrica guarda sempre più ai prodotti di casa propria: più economici ma anche ricchi di dispositivi hi-tech, particolarmente apprezzati dall’utenza del Dragone. Volkswagen investirà circa 2,4 miliardi di euro per portare avanti le attività con Horizon Robotics e, tramite Cariad, diventa l’azionista di maggioranza dell’impresa congiunta, con il 60% del capitale.

Sempre in Cina Volkswagen ha avviato una serie di collaborazioni con società locali per attingere dalle loro piattaforme e accelerare sulla messa in commercio di auto elettriche; SAIC supporterà Audi, quindi ha messo sul piatto 700 milioni di euro per una partecipazione del 4,99% nel produttore Xpeng per lo sviluppo congiunto di Bev.

COSA PREVEDE IL PIANO PER SALVARE I POSTI

Insomma, oltre al mancato guadagno per i ritardi Volkswagen finora ha dovuto affrontare parecchie spese non previste per correre ai ripari. Non sorprende che sono mesi che si parla di una pesante ristrutturazione, con possibili licenziamenti ventilati dalla stampa tedesca per la software house che potrebbero interessare 2mila dipendenti sugli attuali 6.500.

Tutte voci di stampa appena confermate dal recente accordo con i sindacati per tagliare i costi per le attività di sviluppo del 20% fino al 2028 pena la tagliola, ovvero l’avvio di un programma di esodi volontari nel caso in cui non venga raggiunta tale percentuale di risparmio.

Tanto più che, per restare competitiva proprio rispetto ai marchi cinesi, VW ha appena inaugurato una pesante stagione di tagli in tutte le unità. Si tratta del famigerato piano di rientro da 10 miliardi annunciato in piena estate dall’Ad Thomas Schäfer: “Dobbiamo imparare a operare con meno personale”. “Questo – aveva provato ad aggiustare il tiro – non vuol dire che meno persone debbano lavorare di più, ma ridurre le inefficienze ed evitare sprechi e ridondanze inutili”.

Ma nessuno pensi di sottovalutare il piano di tagli perché “La situazione è molto critica – ha avvertito Schäfer a novembre – i nostri ordini, in particolare per quanto riguarda le auto elettriche, sono inferiori alle aspettative”. Il Gruppo ha iniziato a tagliare non rinnovando il contratto a diverse centinaia di operai assunti a termine. Resta da capire se Volkswagen riuscirà a riavviare una volta per tutte una business unit che non è mai partita o se toccherà passare da un brusco reset di Cariad.

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