Le immagini della polizia tedesca che si aggira per i corridoi del quartier generale di Volkswagen a Wolfsburg, in Germania, raccogliendo faldoni e catalogando documenti riporta inevitabilmente agli anni bui dello scandalo dieselgate. Le emissioni, però, questa volta non c’entrano con le perquisizioni richieste dall’ufficio del pubblico ministero di Braunschweig: secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, infatti, l’indagine è relativa alle retribuzioni dei membri del consiglio di fabbrica e, in particolare, alla presunta violazione delle normative sul divieto di favoritismo dei sindacalisti.
VOLKSWAGEN HA PAGATO TROPPO I SINDACALISTI?
L’operazione, spiegano i principali siti tedeschi, sarebbe lo strascico di un’inchiesta giudiziaria in corso ormai da anni, partita dall’ipotesi che Volkswagen abbia pagato stipendi eccessivi ai componenti del consiglio di fabbrica, ossia ai sindacalisti che rappresentano i lavoratori, per ottenere in cambio una sorta di pax duratura nelle trattative sul rinnovo del contatto di lavoro o sui piani di investimento.
Una accusa che lascia di stucco proprio perché mossa a Volkswagen, dato che l’azienda nel 2022 è stata costretta a defenestrare l’ex Ceo Herbert Diess anche per i mal di pancia che la sua presenza provocava nei sindacalisti.
Per la verità dal 2015 al 2022 l’ex manager (proveniente da Bmw) si era inimicato un po’ chiunque, dato che per aumentare l’efficienza del gruppo nella corsa verso l’elettrificazione del marchio aveva ipotizzato un significativo ridimensionamento dell’occupazione, in particolare in Germania, attirandosi pure l’astio del governo della Bassa Sassonia, che detiene il 20% dei diritti di voto.
Nel tentativo di salvarlo l’azienda aveva provato in un primo tempo a mantenerlo in carica limitando notevolmente i suoi poteri d’azione con una redistribuzione degli incarichi e un aumento del numero delle poltrone nel CdA, mentre la cacciata era stata letta dai media come una importante vittoria da parte dei rappresentati dei lavoratori e, in particolare, di Daniela Cavallo, al vertice del Consiglio di fabbrica.
PERQUISIZIONI ANCHE IN ABITAZIONI PRIVATE
Secondo quanto si apprende, sono diversi gli uffici del Gruppo interessati dal provvedimento giudiziario delle ultime ore: non solo la sede di Wolfsburg, ma anche diverse sedi periferiche. Inoltre, sarebbero stati perquisiti quattro appartamenti privati di proprietà di persone che, secondo diverse ricostruzioni, “non hanno nulla a che fare con la Volkswagen”. Evidentemente l’inchiesta, che pareva languire, si sta concentrando su aspetti venuti alla luce solo nell’ultimo periodo.
FIAT LUX IN VOLKSWAGEN
L’azienda ha assicurato alla magistratura massima collaborazione per fare luce assieme su eventuali profili penalmente rilevanti della vicenda. E intanto è stata fatta luce almeno sull’importante black out, per certi versi simile – viste le conseguenze – a quello che ha paralizzato la nipponica Toyota nelle scorse settimane.
Anche in questo caso il malfunzionamento ha infatti fermato la produzione delle vetture in diversi impianti, da Wolfsburg a Zwickau, passando per Emden e Osnabrück colpendo anche i siti di componenti di Braunschweig, Salzgitter e Kassel e la controllata Audi. Coinvolti anche i concessionari di auto e lo stabilimento al di là dell’oceano di Chattanooga, nella contea di Hamilton, in Tennessee, almeno secondo quanto riporta il quotidiano tedesco Handelsblatt.
COSA SAPPIAMO SUL BLACK OUT
Un portavoce della casa automobilistica tedesca ha dichiarato all’agenzia Dpa che la produzione sta riprendendo e la situazione normalizzandosi: “I problemi all’infrastruttura IT della rete Volkswagen sono stati risolti nel corso della notte” e questa sta “funzionando di nuovo in modo stabile”, ha dichiarato. “La rete di produzione globale si sta riavviando e si prevede che la produzione proceda secondo i piani”.
L’esponente di Vw ha comunque ammesso che singoli sistemi potrebbero essere ancora interessati da “una fase di transizione”. Quanto alle cause che hanno portato al black out informatico, sulla base dei dati attualmente disponibili non vi sarebbero indicazioni che l’interruzione sia stata causata da fattori esterni.