Mentre nel Vecchio continente Volkswagen impone ai propri dipendenti una dieta ferrea col famigerato piano di tagli da 10 miliardi annunciato in piena estate dall’Ad Thomas Schäfer (ai manager aveva detto: “Dobbiamo imparare a operare con meno personale, ridurre le inefficienze ed evitare sprechi e ridondanze inutili. La situazione è molto critica: i nostri ordini, in particolare per quanto riguarda le auto elettriche, sono inferiori alle aspettative”), in Cina il Gruppo tedesco continua a fare affari, entrando nel club dei costruttori occidentali che sfrutteranno le linee asiatiche per produrre vetture elettriche destinate all’Occidente.
VOLKSWAGEN FA LE AUTO PER L’EUROPA IN CINA
Marchio europeo ma denominazione “made in China” sotto la scocca, insomma. Ad aprire le danze ci penserà la Cupra Tavascan, attesa nelle concessionarie del Vecchio continente a stretto giro, entro la fine del primo trimestre 2024.
La Tavascan rappresenta il frutto di una joint venture cinese con Jianghuai Automobile (Jac) ormai giunta a maturazione: la Volkswagen Anhui Automotive, con quartier generale a Hefei, nella provincia orientale dell’Anhui.
SPAGNOLI A BOCCA ASCIUTTA?
L’auto elettrica non sarà prodotta in Spagna, nonostante riporti l’emblema di Seat e nonostante il Gruppo abbia messo la penisola iberica al centro della propria strategia per l’elettrificazione, allettato anche dai sussidi messi sul piatto dal precedente governo che aveva abbondantemente utilizzato a tal fine i fondi del Next GenerationEu.
TUTTE LE JV DI VOLKSWAGEN IN CINA
Si tratta della terza joint venture cinese del costruttore di Wolfsburg, che intrattiene partnership analoghe con altri due colossi locali, Saic e Faw.
Quest’ultima, che ha finito per coinvolgere anche la controllata Seat, è stata fondata solo nel 2017 come impresa congiunta e paritetica con la Jianghuai Automobile (Jac) ma già nel 2020 i tedeschi avevano ottenuto l’ok di Pechino per passare dal 50% al 75% delle quote.
Secondo quanto si apprende, dagli stabilimenti asiatici saranno sfornate auto elettriche costruite sulla piattaforma Meb, con un rateo di fuoco annuale annuale in grado di sfornare 350 mila veicoli, di cui 70 mila per la Tavascan di Seat.
LA SOLIDA AMICIZIA TRA BERLINO E PECHINO
Volkswagen non è il primo costruttore europeo a intrattenere molteplici jv in Cina. In particolare, proprio i marchi tedeschi hanno tessuto negli ultimi anni solide partnership con gli omologhi asiatici. Ed è uno dei motivi per cui Berlino finora ha tergiversato sulle proposte francesi di istituire misure protezionistiche simil-americane anche a livello europeo.
AUTO OCCIDENTALI “MADE IN CHINA”
Allo stesso modo, Volkswagen non è il solo costruttore occidentale a sfruttare impianti e manodopera cinesi per produrre auto elettriche destinate al nostro mercato. In patria è stata preceduta da BMW, ma anche Renault ha impiantato una simile filiera.
In tal senso, però, la costruttrice “made in China” numero 1 è senz’altro Tesla, che ha individuato nell’impianto di Shanghai, per motivi piuttosto ovvi di convenienza economica, la propria punta di diamante (Elon Musk intende dotarsi anche di un mega impianto messicano da costruire entro l’anno).
TUTTE LE TESLA SFORNATE A SHANGHAI
La gigafactory cinese, realizzata a partire dal 2018 grazie a un investimento di oltre 2 miliardi di dollari e ammodernata nell’ultimo periodo per sfornare un veicolo ogni 40 secondi, produce al momento le Model 3 e Y. Nel prossimo futuro sarà destinata anche all’assemblaggio di altri modelli, tra cui l’attesissima Model 2.
Secondo gli ultimi dati disponibili, più del 50% degli oltre 1,8 milioni di veicoli consegnati a livello globale dalla casa texana nel 2023 proviene in realtà dalla gigafactory cinese. I veicoli elettrici prodotti e poi consegnati dall’impianto cinese sono stati 947 mila, il 33% in più rispetto al 2022, mentre superano le 600 mila unità le vetture rimaste in patria a uso e consumo dell’utenza del Dragone.