Skip to content

Bayesian assicurazioni

Tutto sul Bayesian Perini Navi, il super veliero hi-tech del tycoon britannico Lynch

Possibile che il veliero da record Bayesian, capace di traversate impegnative, sia affondato di fronte a Palermo con venti forti ma non eccezionali? Possibile che proprio l'albero altissimo, fiore all'occhiello dell'imbarcazione di lusso, abbia determinato l'affondamento? Fatti, dati tecnici, ricostruzioni e il parere degli esperti

C’è stato un tempo in cui con semplici velieri in legno si attraversavano gli oceani. Ora gli inquirenti dovranno capire come mai un veliero hi-tech da record sia affondato probabilmente a vele ammainate (dunque senza che l’albero offrisse resistenza al vento), con una burrasca caratterizzata da venti a 40 nodi, insidiosi ma potenzialmente non letali, almeno secondo quanto dicono la maggior parte degli esperti sentiti dai media. E il rapido affondamento del Bayesian, la super imbarcazione di lusso del tycoon Mike Lynch, a bordo del quale c’era anche il chairman della Morgan Stanley International, Jonathan Bloomer – ora entrambi dispersi – assume le caratteristiche del giallo estivo.

TUTTO SUL BAYESIAN

Non era una barca giovanissima, ma nemmeno una imbarcazione qualunque il Bayesian, superyacht dell’anno 2009. Che nel gergo marittimo andrebbe definito “sloop”, termine che contraddistingue un’imbarcazione a vela con un solo albero dotata di un unico strallo di prua al quale viene inferito il fiocco che, insieme alla randa, costituisce la velatura. Prima di finire in fondo al mare era una vera e propria nave da sogno da 56 metri, scafo e sovrastruttura in alluminio e ponti in teak.

Il Giornale della Vela, testata specializzata sulla nautica, offre tutti i dettagli del caso: aveva un pescaggio minimo di 4.05 metri, con la chiglia alzata, e massimo di 9.83 metri e a pieno carico pesa 543.4 tonnellate. A bordo c’è spazio per 12 ospiti più 10 membri dell’equipaggio, per un totale di 22 persone. E proprio 22 erano i passeggeri presenti sul superyacht la notte del naufragio.

Cercando l’imbarcazione col suo nome originario, Salute, sul blog Mondo Nautica è ancora possibile rinvenire il comunicato del varo del 2008: “Perini Navi, leader mondiale nella costruzione di navi a vela, è lieta di annunciare il varo della 42esima unità della flotta: Salute, 5° esemplare della serie 56 metri. A differenza delle precedenti unità (Burrasca, Santa Maria, Rosehearty e Selene) Salute è il primo esemplare ad essere armato a sloop”.

E, ancora: “La progettazione dell’unico e imponente albero di 75 metri, il più lungo al mondo mai costruito in alluminio, è opera della Divisione Alberi di Perini Navi che ha sviluppato un modello matematico, approvato dall’ente di classifica Germanischer Lloyd, per ottimizzare il peso dell’albero. La Divisione alberi ha, inoltre, progettato macchine e attrezzatura di coperta speciali per sostenere e controllare l’imponente piano velico di oltre 2.900m2”.

Altri dettagli: “Progettata dagli architetti navali di Perini Navi in collaborazione con Ron Holland, progettista neo-zelandese, Salute, vanta uno scafo in alluminio il cui dislocamento è stato ottimizzato a 535 tonnellate. Rispetto alle sorelle Burrasca, Santa Maria, Rosehearty e Selene, Salute vanta oltre al classico pozzetto di poppa un ampio pozzetto di prua, ideale per la salvaguardia della privacy anche quando si è ormeggiati in porto”.

Varato nel 2008 dai cantieri viareggini Perini Group, oggi di proprietà di Italian Sea Group, aveva subito due importanti maquillage nel 2016 e nel 2020. Il primo, avvenuto nel cantiere spagnolo Astilleros de Mallorca, aveva riguardato la messa a terra dell’albero e il rifacimento delle sartie, i cavi progettati per sostenerlo.

SI INDAGA SULL’ALBERO

Come si ha avuto modo di leggere sul comunicato del costruttore proprio l’albero, 75 metri con una deriva di 5-6 metri sotto lo scafo, ai tempi dell’inaugurazione, realizzato in alluminio, era stato dichiarato il più alto al mondo. All’apparenza un albero così alto sembra incapace di garantire stabilità all’imbarcazione, ma i tecnici assicurano che è proprio il contrario: materiali e struttura sono pensati appositamente per permettere all’imbarcazione di affrontare flutti oceanici e venti assai più impegnativi.

COSA DICE IL PERITO NAUTICO

Non è però d’accordo Gino Ciriaci, architetto, consulente tecnico e perito nautico intervistato stamani dal Corriere della Sera: “L’albero più alto al mondo? È anche l’albero più pericoloso al mondo perché prende il vento su una grande altezza e il sartiame, cioé i cavi d’acciaio che regolano gli alberi, fanno un’enorme resistenza. Non è strano che una tromba d’aria sia riuscita ad abbattere l’albero della Bayesian. Eventi come questi sono già successi in passato”.

Secondo l’esperto, insomma, il fiore all’occhiello dell’imbarcazione italiana si sarebbe trasformata nella sua più letale debolezza: “Al variare delle condizioni meteo la pressione delle sartie cambia in proporzione alla violenza dell’evento e il fatto che l’albero fosse in acciaio non avrebbe cambiato nulla. Il vento? Con un albero così alto avrà esercitato una pressione di decine di tonnellate. È triste dirlo ma, anche se parliamo di un evento straordinario, con quelle condizioni meteo e quelle caratteristiche tecniche è normale che la barca potesse affondare”.

Anche perché una volta caduto l’albero l’imbarcazione sarebbe in balia dei flutti: “la barca beccheggia e rolla in modo molto più vigoroso: senza l’albero e le vele che smorzano questi movimenti lo scafo tende a reagire più liberamente alle sollecitazioni di vento e frangenti. In questo caso la tromba d’aria è stata così violenta che la barca è sbandata, si è inclinata e ha messo sott’acqua il bordo della coperta. A quel punto, l’acqua ha cominciato a entrare e la barca è affondata”.

La Stampa offre ulteriori dettagli sull’albero, costruito in Olanda dalla Rondal, un’azienda specializzata in questo tipo di attrezzature, nel 2008, è stato progettato per sostenere ben 3 mila metri quadrati di vele, quasi la metà di un campo da calcio.

COME SI È INABISSATO IL BAYESIAN?

Secondo la prima ricostruzione, sarebbe proprio l’albero la causa del rapido affondamento del Bayesian in rada a Palermo. I forti venti lo avrebbero spezzato: bisognerà chiarire se sia precipitato sul superyacht, danneggiandolo, oppure se una volta finito in mare lo abbia destabilizzato, magari capovolto, anche se il fatto che i sopravvissuti siano riusciti a fuggire calando la scialuppa di salvataggio farebbe pensare che l’imbarcazione non fosse inclinata.

Dal tracciato dell’AIS (fonte MarineTraffic), spiegano sempre dal Giornale della Vela, sembrerebbe esclusa l’ipotesi che la barca sia finita sullo Scoglio della Formica, una montagna sommersa a circa 1 miglio dal porto di Porticello che da una profondità di oltre 60 metri affiora in due “punte” la superficie del mare.

L’INCOGNITA DEI LAVORI SUCCESSIVI AL VARO

Il lavoro degli inquirenti non sarà facile: il Bayesian si trova a circa 50 metri al di sotto della superficie e andranno recuperati più pezzi possibili dell’imbarcazione nel tentativo non solo di ricostruire la tragedia, ma anche di comprendere cosa non abbia funzionato e perché l’albero non abbia retto a venti che sulla carta non avrebbero dovuto nemmeno scalfirlo.

Sarà importante soprattutto recuperare i disegni originali del progetto e provare a capire se i due restyling successivi abbiano giocato un ruolo in tutto ciò, magari arrecando danni alla struttura, indebolendo l’albero o facendo divergere le caratteristiche del superyacht da quelle progettuali.

Torna su