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Toyota e Honda sgommano verso gli Usa per non farsi tamponare dai dazi

Il Giappone custodisce alcuni gioielli dell'automotive: nel 2024 Toyota ha venduto circa 10,6 milioni di veicoli leggeri, ma i dazi americani ora rischiano di far perdere alle Case nipponiche il mercato Usa. Ecco come si muove il governo del Sol Levante per evitarlo e qual è il piano B di Toyota e Honda nel caso in cui la diplomazia non bastasse

Nonostante i dazi di Donald Trump si rivolgano soprattutto contro la Cina rischiano di fare particolarmente male a un vicino di casa di Pechino: il Giappone, patria del marchio più venduto al mondo, ovvero Toyota i cui pick up sono molto apprezzati soprattutto nell’America profonda che vota il tycoon repubblicano. Per questo il governo del Sol Levante nei giorni scorsi ha abbandonato la tradizionale formalità diplomatica per protestare con forza contro gli Stati Uniti e sempre per questo passata la rabbia ha subito proposto di intavolare trattative con Washington per provare a risolvere altrimenti la questione. Mentre la politica si muove per cercare una via d’uscita, a livello industriale vengono sovvertite le strategie dei principali marchi del Paese. Toyota e Honda hanno subito approntato piani “filo americani” prontamente veicolati ai media in via ufficiosa nella speranza di ottenere indulgenza dall’inquilino della Casa Bianca.

COSA FARANNO TOYOTA E HONDA PER EVITARE I DAZI

Secondo Reuters, Toyota starebbe pianificando di produrre la prossima Rav4 negli Stati Uniti così da mettere al riparo la sua Suv di punta dai balzelli doganali voluti da the Donald. Nel caso in cui l’azienda guidata da Koji Sato andasse fino in fondo con tale proposito, questo vorrebbe dire sottrarre la produzione agli stabilimenti nipponici ma soprattutto a due dei tre hub canadesi del gruppo, finiti nel centro della guerra dei dazi ben prima dell’offensiva commerciale scatenata dal tycoon dal giardino delle rose della Casa Bianca a inizio aprile dato che il presidente Usa aveva anzitutto assestato bordate agli stati confinanti: Messico e Canada appunto.

COLPITA LA PRODUZIONE CANADESE?

Dal 2019 il fortunato modello Rav4 viene prodotto anche in Tmmc North che si trova a Cambridge, in Ontario e ha così affiancato l’altro impianto canadese del Gruppo, Tmmc West, che ha sede sempre in Canada. Gli stabilimenti canadesi Tmmc Nord e Ovest producono circa 350.000 RAV4 all’anno, ovvero oltre 1.400 RAV4 al giorno.

Nel marzo 2022, Tmmc è anche diventata la prima azienda al di fuori del Giappone a produrre due veicoli Lexus, il marchio premium nel portafogli dell’azienda nipponica. Si comprende insomma quanto i dazi di Trump rischino di far male pure in via indiretta all’economia canadese dato che la produzione sembra destinata a essere rimodulata fortemente.

SI PUNTA TUTTO SUL KENTUCKY

Tutto ciò a favore dello stabilimento statunitense nel Kentucky che a breve compirà 40 anni. Già oggi l’impianto statunitense è il più grande che Toyota ha al mondo, in grado di produrre 550.000 veicoli e oltre 600.000 motori all’anno. Fondato nel maggio del 1986 e avviato esattamente due anni dopo, nel maggio 1988, ha prodotto oltre 14 milioni di mezzi, occupando stabilmente più di 9.950 persone. Oltre alla Camry Hybrid, l’auto più venduta in America, Toyota Kentucky produce anche la Rav4 Hybrid e le Lexus ES 350 e 300h e i motori a quattro cilindri e V6. Sempre secondo Reuters per compiere la decisa sterzata a favore della linea americana Toyota avrà bisogno di almeno un paio di anni.

HONDA CORRE NELL’INDIANA

Esattamente come Toyota un altro importante marchio nipponico, Honda, starebbe per sovvertire la propria filiera per mettersi al riparo dai dazi. Questa volta a farne le spese sarebbe il Messico, dato che a Guanajuato l’azienda guidata da Toshihiro Mibe produce le Civic destinate al mercato statunitense. Anche in questo caso la prima a svelare le nuove mosse nipponiche è stata Reuters.

Nel 2024 Honda ha venduto 1,4 milioni di veicoli: numeri che rendono gli States un mercato irrinunciabile, presidiato con una filiera che al momento è sostenuta almeno al 40% del totale tra Messico e Canada. Ecco perché mentre Honda si appresta a tirare il freno sulla produzione nell’impianto del sobborgo di Celaya avviato nel 2014 dovrebbe contemporaneamente pigiare l’acceleratore a Greensburg, nell’Indiana, in cui si produce già la Civic assieme alla gemella ibrida. In questo caso però si parla di un avvio del piano solo nel 2028.

E LA POLITICA COSA FA?

Parallelamente, mentre le Case automobilistiche corrono ai ripari, si muove anche la politica giapponese. Il governo di Tokyo sta infatti valutando nuove concessioni per semplificare le procedure di ispezione delle auto statunitensi importate per accertarne la conformità rispetto ai rigorosi standard nipponici: una mossa distensiva nel tentativo di ottenere trattamenti di favore per le proprie vetture alla dogana americana.

Un intervento tutt’altro che casuale dato che gli Stati Uniti si sono a lungo lamentati delle ispezioni che il Giappone riserva ai prodotti a stelle e strisce, sostenendo che i propri veicoli vengono commercializzati solo dopo aver superato i severi controlli sulle emissioni delle auto degli enti federali preposti. Secondo il giornale Asahi Shimbun il governo di Tokyo starebbe valutando di intervenire rapidamente sulle norme prevedendo procedure semplificate nella speranza di rendere più facile la negoziazione dei balzelli minacciati dal tycoon.

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