Ci risiamo. Quinto richiamo in pochi mesi per Cybertruck, il futuristico pick-up di Tesla spesso presentato come indistruttibile.
Sarà anche indistruttibile, ma intanto le soste forzate ai box di questo curioso veicolo elettrico, che ha appena ricevuto una recensione non troppo lusinghiera da parte del noto giornalista del settore James May («Non vorrei essere colpito da nessun’auto, ma in particolar modo da questa», ha detto l’ex volto di Top Gear e Grand Tour soffermandosi sugli spigoli che caratterizzano la carrozzeria) diventano sempre più numerose.
IL NUOVO VIZIO RILEVATO DALLA NHTSA
In questo caso, però, a giudicare dal tipo di vizio rilevato dalla Nhtsa (l’ente statunitense per la sicurezza stradale), non ci dovrebbe essere la necessità di portarlo in nessuna officina Tesla: potrebbe essere sufficiente una patch da scaricare via etere, come già avviene per rimediare ai bug sui sistemi operativi per PC o smartphone.
Venendo al difetto riscontrato, l’Nhtsa comunica che lo schermo centrale dell’infotainment può rimanere spento fino a otto secondi dopo che il conducente ha inserito la retromarcia mentre le norme di omologazione americane prevedono che l’inquadratura della retrocamera si attivi entro due secondi dall’inserimento della retromarcia.
NIENTE OFFICINA, SOLO UN DOWNLOAD
Non un gran difetto, considerato che si può parcheggiare anche senza telecamere (molto dipende dalla visibilità offerta dal lunotto e in effetti l’altezza del veicolo potrebbe impedire al guidatore di vedere in fase di manovra soprattutto bambini e animali), ma intanto Tesla ha già fatto sapere di aver predisposto un aggiornamento software gratuito per velocizzare l’attivazione della funzione che assiste nel parcheggio, che i proprietari potranno scaricare come update over the air nei prossimi giorni.
GLI ALTRI RICHIAMI DI CYBERTRUCK
Era stato senz’altro più preoccupante il motivo del richiamo dello scorso maggio, quando Tesla aveva dovuto far rientrare in officina 3.878 dei suoi Cybertruck dopo aver scoperto che il pedale dell’acceleratore avrebbe potuto staccarsi e incastrarsi nel pavimento interno aumentando il rischio di incidente.
Un altro richiamo disposto dall’ente federale statunitense aveva riguardato 11.688 esemplari prodotti dal 13 novembre 2023 al 6 giugno 2024 e serviva a verificare che il sistema di controllo della spazzola non smettesse di funzionare a causa di possibili sovraccarichi di tensione a uno dei componenti di azionamento, determinando una riduzione della visibilità in specifiche condizioni atmosferiche avverse, aumentando i rischi di collisione. In ogni caso, l’agenzia aveva stimato che solo il 2% dei veicoli oggetto del richiamo potesse presentare il difetto segnalato al motorino dei tergicristalli.
L’altro richiamo nel medesimo periodo aveva interessato qualche Cybertruck in meno, ovvero 11.383 pick-up elettrici assemblati tra il 13 novembre 2023 e il 26 maggio 2024. In questo caso, il problema riguardava il rivestimento del pianale del bagagliaio: fissato con un adesivo, questo elemento poteva allentarsi se non staccarsi del tutto, creando così un possibile pericolo per altri veicoli. Il vizio secondo l’Agenzia Usa interessava potenzialmente solo l’1% dei veicoli richiamati.
TUTTI QUESTI RICHIAMI IMBARAZZANO TESLA?
In tanti casi la natura dei vizi paventati dall’ente statunitense pareva confermare le critiche di chi sosteneva che i materiali con cui è realizzato il Cybertruck non siano all’altezza delle roboanti promesse fatte da Elon Musk e in linea col costo del mezzo.
E c’è un altro elemento che certo non farà piacere a Musk. Tesla infatti tiene la bocca cucita sui dati di vendita, ma sono proprio i costanti richiami a svelare di volta in volta i volumi a seconda del numero dei veicoli interessati dal vizio: a fine giugno erano oltre 11mila, ora i pick-up Usa interessati sono 27mila. Il quantitativo cresce, ma a un anno dal debutto è evidente che la produzione stenta a decollare.