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Stellantis avvia la produzione di auto elettriche in Messico. Nuovi strali Usa in arrivo?

Stellantis ha scelto il Messico per produrre la nuova Jeep Wagoneer S, attesa nei prossimi mesi sui vari mercati a livello globale, ma Trump ha già detto che, in caso di vittoria, imporrà alle auto che provengono dal confine Sud i medesimi dazi già applicati alle vetture elettriche cinesi. E il livello dello scontro con gli americani aumenta

Lo scorso marzo il candidato repubblicano alle presidenziali Usa di novembre Donald Trump era stato chiaro e, rivolgendosi ai marchi, per lo più asiatici (ma anche Tesla aveva progetti in merito) che intendono raggiungere il mercato americano producendo in Messico, aveva detto: “Proprio ora state costruendo in Messico dei grandi, mostruosi impianti di produzione e cosa pensate di ottenere? Volete vendere auto da noi e non assumere lavoratori americani, ma non ci riuscirete. Metteremo una tariffa del 100% su ogni auto che supera il confine”. Quindi, nel suo stile, aveva chiosato: “Tu ci freghi e noi ti freghiamo. È molto semplice e molto giusto”.

LA RETROMARCIA MESSICANA DI MUSK

Un avvertimento preso molto sul serio da Elon Musk, che ha subito fermato i lavori per la sua principale gigafactory destinata a servire i mercati americani e canadese: “Penso che dobbiamo vedere cosa succede con le elezioni – ha dichiarato l’imprenditore sul far dell’estate – Trump ha detto che metterà dazi sui veicoli prodotti in Messico, quindi non ha senso investire molto in quel Paese ora se questo accadrà davvero” tra pochi mesi, il laconico commento rilasciato ad analisti e giornalisti.

SUL MESSICO STELLANTIS TIRA DRITTO

Non è dato sapere se Trump vincerà le elezioni o se Kamala Harris appronterà piani protezionistici analoghi (su questo fronte le politiche repubblicane e democratiche sono difficilmente distinguibili, tale è l’identità di vedute), ma intanto Stellantis ha deciso di tirare dritto, inaugurando la nuova linea di produzione per auto elettriche nella fabbrica di Toluca, in Messico, dove verrà assemblata la nuova Jeep Wagoneer S, destinata a tutti i mercati, Usa ed Europa incluse.

MAL DI PANCIA AMERICANI

Il tempismo scelto da Carlos Tavares per questa inaugurazione non è dei migliori, dato che in America ancora si dibatte sui circa 2500 operai che stanno per essere lasciati a casa da Stellantis a Warren Truck, fuori Detroit, dove il gruppo italo-francese sta terminando la produzione del Ram 1500 Classic. Molti chiedono polemicamente perché non produrre là la Jeep Wagoneer S, così da assicurare continuità a un impianto americano in dismissione.

È stato anche sottolineato che nello stabilimento messicano di Toluca lavora un numero di operai, 2.676, non dissimile rispetto a quelli che stanno per essere messi alla porta da Stellantis negli Usa. Ma in quell’impianto in cui Chrysler produceva le sue PT Cruiser e, dopo il matrimonio con Fiat, la Casa torinese le sue 500, il Gruppo ha appena investito 1,6 miliardi di dollari per farne l’hub mondiale per la piattaforma Stla Large, la base su cui saranno assemblati diversi modelli d’alta gamma del costruttore franco-italo-americano.

I PROBLEMI AMERICANI DI STELLANTIS

Una inaugurazione, quella delle linee per la mobilità elettrica “made in Mexico”, che arriva in un periodo di forti frizioni per Stellantis negli Usa. Carlos Tavares è stato recentemente attaccato da Shawn Fain, leader del sindacato statunitense United Automobile Workers, il solo a essere riuscito a paralizzare simultaneamente ben tre Case automobilistiche, che pochi giorni fa ha detto: “L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande. Mentre GM e Ford registrano profitti fantastici e un aumento delle vendite, Stellantis va indietro. Nel frattempo, Tavares aumenta il proprio stipendio del 56%, mentre licenzia migliaia di lavoratori dell’auto”.

Inoltre, l’Uaw sta minacciando altri scioperi dato che – sostiene il sindacato – Stellantis non starebbe rispettando i patti siglati un anno fa per riportare in fabbrica gli operai e far cessare lo sciopero storico che congelò Detroit.

 

Uno sciopero ora, in piena campagna elettorale, potrebbe essere deleterio per il costruttore italo-franco-statunitense. Già lo scorso anno nelle trattative era intervenuto anche il presidente degli Usa, Joe Biden, esprimendo la propria solidarietà alla classe operaia e sostenendo l’esigenza di trovare quanto prima una soluzione per la stesura del nuovo contratto collettivo di lavoro.

Adesso che ogni questione è ingigantita dalla propaganda politica, il marchio rischia di trovarsi esposto al fuoco di fila della candidata democratica, Kamala Harris, e del rivale repubblicano, Donald Trump, in costante caccia di consensi.

E questa non è nemmeno la sola questione che Stellantis dovrà affrontare negli Stati Uniti. Per alcuni azionisti americani Carlos Tavares avrebbe gonfiato artificialmente il prezzo delle azioni per gran parte del 2024 formulando valutazioni “straordinariamente positive” su scorte, potere di determinazione dei prezzi, nuovi prodotti e margine operativo. Tutti numeri smentiti dalla deludente trimestrale. Da qui una inedita class action su cui sarà chiamata a esprimersi la giustizia statunitense.

CHI ALTRI SI MUOVE IN MESSICO

Ma Tesla e Stellantis non sono state le sole irretite da sgravi e incentivi fiscali messicani: la cinese Byd sta puntando il Messico per realizzare il proprio impianto che sfornerà auto elettriche indirizzate sia agli Usa sia al mercato canadese.

Se ne parlava da qualche mese e l’indiscrezione di stampa è stata in seguito ufficializzata dal country manager messicano Zhou Zou, sentito dalla testata giapponese Nikkei. Byd ha già avviato uno studio di fattibilità per uno stabilimento produttivo ed è in trattative con i funzionari governativi messicani in merito alla località destinata a ospitare gli impianti. La gigafactory che Byd vuole realizzare in Messico è destinata a diventare una delle sue più importanti.

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