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industria italiana autobus

Seri si metterà alla guida di Industria Italiana Autobus di Leonardo e Invitalia?

In crisi da anni e recentemente ricapitalizzata per 25 milioni dai tre soci (Invitalia, Leonardo e i turchi di Karsan), Industria Italiana Autobus porta con sé seicento dipendenti tra l'impianto bolognese e quello di Avellino. Ora sale a bordo Seri Industrial SpA?

Per comprendere la situazione in cui versa Industria Italiana Autobus (Iia), una vera e propria Alitalia su gomma, che di soldi pubblici in questi anni ne ha bruciati davvero tanti (ci sono dentro infatti la statale Invitalia e Leonardo, quest’ultima di proprietà al 30% dello Stato), basta leggere le ultime dichiarazioni di chi attualmente ne è alla guida.

INDUSTRIA ITALIANA AUTOBUS VUOLE SCARICARE ALLA FERMATA I SOCI

“Vivaddio se vendono l’azienda”, ha esclamato recentemente in una dichiarazione raccolta da Repubblica il Ceo di Iia, Giancarlo Schisano, auspicando che gli attuali soci del gruppo, tra cui i pubblici Invitalia e Leonardo, escano dalla società che a Bologna controlla l’ex Bredamenarini e ad Avellino l’ex Iveco.

“Abbiamo tre soci che scalciano per uscire – ha detto il manager – È una situazione pessima per chi lavora nell’azienda, perché significa avere dei padroni che non vogliono occuparsi dell’azienda e che mal supportano e in ritardo le sue esigenze. Lo fanno mettendoci dentro circa 70 milioni all’anno, 80 milioni l’anno scorso, uno sforzo economico importantissimo, ma facendolo male, in ritardo e controvoglia”. Lo scorso anno è stata ricapitalizzata per 25 milioni dai tre soci: Invitalia, che detiene il 42,76%, Leonardo con il 28,65% e i turchi di Karsan con il 28,59%

LA CORSA TRAVAGLIATA DI INDUSTRIA ITALIANA AUTOBUS

Non sembra insomma esserci redenzione per Iia. E dire che la sterzata pareva esserci stata a inizio 2019, con il salvataggio di Leonardo e Invitalia che in soldoni aveva significato un aumento di capitale da 30 milioni.

Invitalia subentrava in qualità di nuovo socio di Iia. Leonardo era già azionista di Iia con l’11,7%, i turchi di Karsan – oggi al 28,59% – anche con il 5% da fine 2017, quando Stefano Del Rosso con il gruppo Tevere aveva l’83,3 per cento. L’ex Finmeccanica è entrata in Iia dalla nascita, a fine 2014, quando l’allora ad, Mauro Moretti, cedette la sofferente BredaMenarinibus alla King Long Italia di Del Rosso, poi divenuta Tevere Spa.

Secondo Moretti il gruppo aerospaziale sarebbe dovuto uscire repentinamente dal settore autobus. Non fu così, perché proprio Moretti concordò di acquisire fino al 20% di Iia, operativa dal primo gennaio 2015, nella quale finì anche l’Irisbus (ex Fiat-Iveco) che l’allora ad del Gruppo Fca Sergio Marchionne voleva dismettere.

TUTTO SU SERI

Ora, scrive Il Sole 24 Ore, è comparsa sulla scena Seri Industrial, specializzata in plastiche, batterie (è l’unico produttore italiano di batterie al litio per autotrazione con il marchio Faam) e riciclo.

Si tratta di una quotata (dal 2009) di San Potito Sannitico guidata da Vittorino Civitillo in qualità di Ad e Roberto Maviglia sullo scranno del presidente. E proprio l’Amministratore delegato Civitillo nell’ultima lettera agli azionisti aveva scritto: “Valuteremo possibili allungamenti della filiera produttiva, con particolare interesse a quei prodotti che vedono l’accumulatore elettrico al litio quale elemento fondamentale, sia in termine di costi, ma soprattutto in termini di innovazione e sviluppo futuro”.

Nel consiglio di amministrazione di Seri siedono i consiglieri delegati Luciano Orsini, Andrea e Marco Civitillo, Manuela Morgante, Fabio Borsoi, Annalisa Cuccaro, Rosario Martucci e Alessandra Ottaviani.

Il gruppo opera in 22 unità produttive/direzionali nel mondo, in 16 siti, con circa 800 tra dipendenti e collaboratori. La capogruppo, che svolge attività di direzione e coordinamento delle società controllate, ha sede nel Casertano. Seri Industrial nei primi tre mesi del 2024 ha registrato 43 milioni di euro di ricavi (in calo dell’1%) e debiti netti consolidati per circa 50 milioni. L’Ebitda al 31 dicembre 2022 era pari a 17.281 milioni, in calo del 16% rispetto ai 20.502 milioni dell’anno precedente.

L’indebitamento finanziario netto adjusted è risultato pari a 79.018 milioni, in lieve incremento rispetto al 2021 (+ 3.971 milioni) con disponibilità liquide e mezzi equivalenti al 31 dicembre 2022 pari a euro 24.817 milioni, in aumento di euro 5.317 milioni rispetto al 2021. Su tale risultato incide, si legge nel bilancio, da un lato, l’esercizio dei Warrant 2017-2022 e, dall’altro, l’incremento di 12.146 milioni delle rimanenze di magazzino, pari al 31 dicembre 2022 a 75.753 milioni.

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