Da martedì 1 agosto i benzinai dovranno esporre sia i prezzi dei carburanti praticati da loro, sia i prezzi medi regionali o nazionali: in questo modo ciascun automobilista potrà “verificare da solo se il prezzo del benzinaio è in linea con il prezzo medio e quindi […] decidere se fare rifornimento. Se il prezzo si discosta molto dal prezzo medio può denunciarlo al ministero”, ha dichiarato oggi il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
IL DECRETO TRASPARENZA DI GENNAIO
La misura, che secondo il governo permetterà una maggiore trasparenza, era stata inserita nel “Decreto sulla trasparenza del prezzo dei carburanti” del 10 gennaio scorso, che avrebbe dovuto contrastare la presunta “speculazione” dietro al rincaro di benzina e gasolio di inizio anno (rincaro che, in realtà, era invece dovuto al mancato rinnovo dello sconto sulle accise). Il provvedimento in questione era stato parecchio contestato dai gestori di stazioni e aree di servizio, che hanno fatto appello al Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Il TAR ha però respinto la loro richiesta, permettendo l’esposizione del doppio prezzo, praticato e medio nazionale.
PREZZO MEDIO, COMUNICAZIONI E SANZIONI
Il prezzo medio sarà calcolato dal ministero delle Imprese e pubblicato sul sito Internet istituzionale. Le comunicazioni dei prezzi praticati spetteranno ai benzinai, con cadenza settimanale e anche in assenza di variazioni verso l’alto o verso il basso: i distributori sulle autostrade dovranno esporre il prezzo medio nazionale, mentre gli altri quello regionale.
Il ministero ha sottolineato come i cartelloni che esporranno i prezzi dovranno essere ben visibili. In caso di violazione degli obblighi – l’accertamento spetterà alla Guardia di finanza -, sono previste sanzioni da 200 a 2000 euro e la sospensione dell’attività per un periodo dagli uno ai trenta giorni in caso di violazione reiterata per più di quattro volte, anche non consecutive.
COSA PENSANO I BENZINAI E LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI
Gli operatori hanno detto che faranno ricorso al Consiglio di stato, sostenendo di non avere il potere di incidere sul prezzo finale dei carburanti e che l’esposizione dei due valori non sia compatibile con le norme sulla concorrenza, oltre che poco utile ai consumatori.
L’Unione nazionale consumatori è sostanzialmente d’accordo con le federazioni dei benzinai (FEGICA e FIGISC), mentre Assoutenti pensa che “tutto ciò che favorisce la trasparenza e la semplificazione nella comunicazione dei prezzi ai consumatori è positivo. Il faro però va puntato sulle speculazioni che avvengono prima dell’arrivo dei carburanti ai distributori”.
LE CAUSE DEI RINCARI DI BENZINA E DIESEL
Attualmente, ha detto il ministro Urso, il prezzo medio per la benzina è di 1,91 euro al litro e, per il gasolio, di 1,76 euro. Secondo la testata specializzata Staffetta Quotidiana, si tratta dei valori più alti dalla fine di luglio 2022 e dalla metà di aprile 2023, rispettivamente.
“Il prezzo dei carburanti è cresciuto di 4 centesimi nell’ultima settimana”, ha aggiunto Urso, per via “dell’incremento delle quotazioni internazionali, che comunque” – assicura – “rimangono ben lontane da quelle precedenti al momento in cui siamo riusciti a convincere la Commissione europea sul tetto al prezzo del gas”.
Lo scorso gennaio Urso, assieme ai colleghi Matteo Salvini e Gilberto Pichetto, aveva attaccato la speculazione per gli alti prezzi dei carburanti in Italia. In verità gli aumenti erano grossomodo in linea con i rialzi dovuti alla mancata proroga del taglio delle accise: l’accisa (più l’IVA) incide per il 58,2 per cento sul prezzo della benzina e sul 51,1 per cento su quello del gasolio.
Al di là delle accise, al tempo le cause profonde degli aumenti di prezzo erano sostanzialmente tre: lo squilibrio tra la domanda e l’offerta di carburanti; le difficoltà (anche italiane) del settore della raffinazione; gli alti prezzi del gas naturale, che avevano spinto alcune industrie a bruciare piuttosto il gasolio, “dirottando” parte dell’offerta destinata ai trasporti.
Oggi i rincari sono influenzati anche dall’aumento dei consumi tipico della stagione estiva, quando molti italiani si mettono alla guida per raggiungere i luoghi di vacanza.