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Come cambierà l’Italia con il Polo subacqueo di La Spezia. Parla il ministro Musumeci

Dopo l’inaugurazione del Polo subacqueo di La Spezia, il passo successivo sarà la definizione di una legge quadro, un piano strategico per mettere assieme pubblico, privato e cooperazione internazionale. L'intervista di Pierluigi Mennitti a Nello Musumeci, tratta dall'ultimo numero del quadrimestrale di Start Magazine.

Lo spazio sottomarino, compreso fra la superficie del mare e i suoi fondali, rappresenta assieme allo spazio la nuova frontiera dell’esplorazione umana. Ma è anche già oggi, e lo sarà sempre più nei prossimi decenni, il luogo nel quale si distendono infrastrutture critiche, vitali per la sicurezza globale e delle singole nazioni: gasdotti, oleodotti, reti di cablaggio, la colonna vertebrale dell’Internet globale. È tutto condensato nel concetto di dimensione subacquea, un universo nuovo ancora tutto da studiare e in larga parte da scoprire, se è vero che conosciamo e abbiamo mappato solo il 20% dei fondali marini. Questi costituiscono una lacuna significativa negli attuali discorsi strategici e nei dibattiti sulla sicurezza marittima. Ma rappresentano anche una straordinaria opportunità di crescita economica e scientifica, oltre che un tesoro ambientale da tutelare e preservare. Difesa e non solo. Di questo abbiamo discusso con il ministro delle Politiche del mare e della Protezione civile Nello Musumeci, siciliano, partendo dalla recente iniziativa che ha proiettato l’Italia in prima fila nel dibattito strategico europeo.

Signor ministro, il Polo nazionale della dimensione subacquea recentemente inaugurato a La Spezia rappresenta una pietra miliare nello sviluppo delle capacità subacquee italiane. Quali sono gli obiettivi principali di questo polo e come contribuirà alla difesa subacquea e al dominio sottomarino dell’Italia?

Nel futuro prossimo l’Italia è chiamata a giocare un ruolo competitivo in due dimensioni che pongono enormi sfide: spazio e subacquea. In particolare, quest’ultima costituisce una straordinaria opportunità di crescita per il nostro Paese, non solo per gli aspetti legati prettamente alla difesa degli interessi nazionali, ma anche per quelli tipicamente connessi alla economia blu. Il Polo di La Spezia, che ho appena inaugurato con il ministro della Difesa Guido Crosetto, costituisce inoltre un primo concreto riferimento per i Paesi europei. Finora, su questo tema, Bruxelles non mi pare sia andata molto avanti sul piano normativo e l’iniziativa del nostro governo può rappresentare una prima seria interlocuzione per la Commissione europea.

C’è voluto un attentato come quello al gasdotto Nord Stream per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla rilevanza strategica dello spazio sotto il mare. Finora tali aspetti erano rimasti circoscritti agli interessi di esperti e piccoli gruppi di studio, anche in un Paese come l’Italia con oltre ottomila chilometri di costa.

Come italiani non abbiamo ancora una coscienza marittima, è un nostro limite da secoli, nonostante la nostra proiezione geografica sul Mediterraneo e l’esaltante stagione delle Repubbliche marinare. Ancora oggi la cultura dominante è, per usare un termine dantesco, terragna, più che marittima. Non dobbiamo dunque sorprenderci se della realtà sottomarina conosciamo ancora poco. Ma oggi l’attenzione verso il mare cresce in maniera vertiginosa e il contesto geopolitico ha riproposto questo elemento della natura al centro dell’attenzione e degli interessi delle potenze mondiali. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto il coraggio non solo di istituire una struttura per il mare, ma anche di finanziare il Polo ligure affinché rappresentasse lo strumento essenziale attorno al quale costruire una strategia del subacqueo, in un contesto internazionale sempre più difficile.

Considerando l’importanza strategica delle infrastrutture sensibili sottomarine, quali sono le iniziative in corso per garantire la sicurezza e la difesa di tali installazioni nel contesto marittimo italiano?

Il nostro primo compito è lavorare secondo gli obiettivi indicati dal Piano del mare che il Cipom, cioè l’apposito Comitato interministeriale, ha varato con il concorso delle amministrazioni di più dicasteri e di esperti privati. A mio avviso serve innanzitutto una legge quadro, un piano strategico, che metta assieme pubblico e privato e cooperazione internazionale. Non si può agire in un contesto così delicato e articolato senza una cornice normativa, che dovrà poi essere confrontata con le linee che indicheranno il parlamento europeo e la nuova Commissione nella prossima legislatura.

Attorno a quali filoni si sta concentrando l’iniziativa del governo all’indomani della nascita del Polo di La Spezia?

Nella dimensione subacquea dobbiamo lavorare su tre aspetti. Uno è prettamente normativo, gli altri riguardano l’alta tecnologia e l’economia blu. Attorno a questi tre aspetti dobbiamo richiedere la collaborazione della comunità scientifica, delle accademie e delle grandi industrie chiamate a fornire un contributo molto significativo. Sulla subacquea sono già impegnate in Italia centinaia di aziende con fatturati di tutto rispetto. In questo contesto ruoli importanti spettano, solo per fare un esempio, alla Fondazione Leonardo e alla Fincantieri, che costituisce per l’industria italiana un biglietto da visita di grande prestigio nel mondo.

In che modo il ministero del mare sta collaborando con altre agenzie e Paesi alleati per garantire una difesa subacquea efficace e condivisa in un contesto internazionale divenuto instabile e agguerrito?

È chiaro che la sicurezza, anche nella dimensione subacquea, rimane nella prerogativa della Marina Militare, che ha esercitato – e continua a esercitare – la sua funzione difensiva di tutela pure su quelle infrastrutture energetiche e di comunicazione di straordinaria importanza che attraversano l’area sottomarina e che sono di interesse dell’Italia ma anche di altri Paesi. Il dato economico è invece legato a una serie di filiere e di obiettivi, noti e nuovi. Fra tutti vorrei sottolineare l’importanza delle terre rare, minerali indispensabili per alimentare l’attività industriale più innovativa e rivolta al futuro.

Da ministro anche della Protezione civile voglio sottolineare una speranza che stiamo coltivando nella collaborazione con le università, sul versante della geologia marina: la possibilità di ottenere dai fondali marini utili risposte nella previsione sismica. Questo ci consentirebbe di inaugurare una stagione completamente nuova nella mitigazione del rischio terremoti.

Sono solo alcuni dei tanti temi legati alla dimensione subacquea, che quindi non si limitano agli aspetti della difesa – che pur restano prioritari – ma abbracciano campi e interessi dell’economia, dell’alta tecnologia, della geologia, ma anche della tutela ambientale. Tutti  temi che prima o poi dovranno essere affrontati anche in sede europea, sotto l’egida della Commissione. Al di là dell’aspetto della sicurezza, su cui la collaborazione con i nostri partner europei è salda fin dal dopoguerra, c’è dunque la necessità che l’Unione Europea prenda il tema di petto. E se l’Italia si presenterà con dei piani già pronti diverrà inevitabilmente un interlocutore privilegiato. Le potenze economiche e militari tenderanno a far sentire il loro peso, ma sono certo che se si opera con spirito di collaborazione, in un contesto di regole condivise, ognuno avrà il suo spazio e potrà valorizzarlo secondo le competenze che sarà in grado di mettere in campo.

Quali sono i prossimi passi per farsi trovare pronti al confronto con i partner europei?

Intanto partiamo da casa nostra. Ho già fissato in agenda per la prossima seduta del Cipom il tema della dimensione subacquea. Ho chiesto e ottenuto la collaborazione della Fondazione Leonardo e di altri soggetti pubblici e privati. Lavoreremo per arrivare presto ad una bozza di regole, la legge quadro che ci consentirà di aprire un serio confronto con i vertici dell’Unione Europea e con gli altri Paesi.

Tra gli aspetti non strettamente difensivi abbiamo citato anche il tema ambientale. Il cambiamento climatico, ad esempio, può avere impatti significativi sullo spazio marittimo e sulle operazioni subacquee. Quali iniziative sta adottando il governo italiano per affrontare le sfide ambientali e della gestione delle risorse marine?

Con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso stiamo lavorando a un collegato allo strumento contabile che riguarda le dimensioni dello spazio e della subacquea, naturalmente per le nostre rispettive competenze, riferite soprattutto agli aspetti economici e ambientali. Le risorse saranno finalizzate a iniziative specifiche. Parlando di dimensione subacquea non possiamo non tenere conto delle condizioni di salute del mare. Il mio conterraneo Giovanni Verga diceva che il mare non ha Paesi, appartiene a chi sa ascoltarlo. E se avessimo la pazienza di ascoltarlo, il mare ci direbbe che sta soffrendo. Le reti abbandonate, cumuli di plastica, lo sversamento di carburanti, le acque avvelenate dei fiumi, l’innalzamento delle temperature sono elementi con cui dobbiamo fare i conti, individuando interventi efficaci per neutralizzarne gli effetti devastanti.

Un Paese da solo, per quanto volenteroso, non sarebbe però in grado di raggiungere risultati di fronte a sfide così globali.

Ma è una sfida irrinunciabile, importante da giocare, consapevoli che, tanto per non andare lontano, sul Mediterraneo convergono decine di Stati con sensibilità e attenzioni assai diverse nei confronti dei temi legati all’ambiente. Lo sforzo va cercato dunque in sede internazionale. Dobbiamo sapere che ci vorrà del tempo, ma per quanto riguarda l’Italia il governo Meloni ha dichiarato senza se e senza ma che la tutela del clima e dell’ambiente costituisce una priorità dell’agenda politica di questa legislatura.

Inaugurando il Polo di La Spezia, lei ha affermato che “la dimensione subacquea deve diventare un’opportunità per l’uomo prima ancora che per la ricchezza di una nazione”. Può spiegarci in breve cosa intende con questo concetto?

Il mare costituisce un elemento essenziale del pianeta e la condotta dell’uomo, soprattutto oggi in un contesto di straordinario progresso tecnologico, deve essere improntata a grande rispetto e non solo con un approccio economicistico. Quando descrivevo le aspettative legate alla geologia marina, ossia alle speranze dell’uomo di conoscere anzitempo l’arrivo di un terremoto, mi riferivo a una conquista straordinaria di natura non strettamente economica. Il diritto dell’uomo alla salvaguardia della propria vita non è solo costituzionale, è prima di tutto fisiologico. Abbiamo quindi tutto l’interesse a guardare alla dimensione subacquea attraverso l’etica della responsabilità, con la piena consapevolezza delle conseguenze delle nostre scelte operative. E questo vale per tutti, ad ogni livello.

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