Continua a essere molto difficile la situazione negli Usa per Stellantis, sebbene al momento sembri essersi allentata la tensione sindacale possibile preludio a una serrata analoga a quella di due anni fa che paralizzò Detroit. Una pax molto fragile quella raggiunta tra i vertici aziendali e i rappresentanti dei metalmeccanici, dovuta principalmente alla defenestrazione del precedente Ceo.
FINITI I FESTEGGIAMENTI DELL’UAW PER L’ADDIO DI TAVARES?
“Ora che Carlos Tavares non c’è più – aveva infatti dichiarato il rappresentante dell’Uaw, la sigla di riferimento nel settore auto, Kevin Gotinsky -, credo che le cose stiano iniziando a muoversi in una direzione più positiva. L’azienda ha già parzialmente annullato alcuni licenziamenti: con i cambiamenti al vertice il Gruppo potrebbe riconsiderare i propri piani di delocalizzazione”. E infatti negli ultimi giorni il sindacato è tornato a mostrare nervosismo nei confronti di alcune recenti scelte del Consiglio di amministrazione.
We’re calling on UAW members to speak up and tell Stellantis: INVEST IN US. This week, the Stellantis Board of Directors managed to find $2.6 billion dollars to spend on dividends for shareholders, instead of investing in good-paying union jobs, while thousands of our members… pic.twitter.com/uzKDdhZoYk
— UAW (@UAW) April 17, 2025
IL NERVOSISMO DELL’UAW TORNA A CRESCERE?
Non è piaciuta all’Uaw la decisione di licenziare, sebbene a tempo, 900 dipendenti americani per via delle interruzioni nell’approvvigionamento dei componenti che arrivano dagli impianti messicani e canadesi (quello di Windsor, dove vengono costruiti i minivan Chrysler e la muscle car elettrica Dodge Charger Daytona, riprende a lavorare proprio in queste ore) del Gruppo.
Per i rappresentanti delle tute blu i dazi di Donald Trump c’entrerebbero poco e si sarebbe trattato di un pretesto. E ancora non hanno commentato le ultime scelte aziendali che vanno nella direzione di bloccare la produzione in diversi impianti per colpa delle vendite sottotono dei principali modelli Stellantis negli Usa. Scelte che rischiano di riaccendere lo scontro con l’Uaw.
“Stellantis used the Trump administration’s tariffs as an excuse to lay off nearly 1,000 workers. Two weeks later, the automaker announced a $2.26 billion payout to its shareholders.” — @lukewgoldstein via @jacobinhttps://t.co/9OcPDU36es
— UAW (@UAW) April 23, 2025
LE VENDITE DI STELLANTIS NEGLI USA STAGNANO
La situazione a livello commerciale per Stellantis negli Usa, del resto, è tutto fuorché rosea: negli ultimi tre mesi le consegne della Grand Cherokee sono diminuite dell’11% a 48.465 unità mentre quelle della Durango si sono fermate ad appena 13.701 Suv (-9%). Da qui la decisione di sospenderne la produzione negli stabilimenti Stellantis di Mack e Jefferson North, nella zona est di Detroit, nella settimana del 28 aprile. Con l’impianto di Mack destinato a chiudere anche nella settimana del 19 maggio.
@ShawnFainUAW blasted the company’s decision: “Two weeks ago, Stellantis said the sky was falling because of auto tariffs, and said they had to lay off workers, claiming they are losing money. But then all of a sudden, a miracle happened: they found billions of dollars, nearly…
— UAW (@UAW) April 23, 2025
LA SPIEGAZIONE DELL’AZIENDA NON CONVINCE I MEDIA
L’avviso aziendale inviato ai lavoratori di Mack – spiega la stampa locale – indica che diverse categorie di dipendenti addetti alla verniciatura e alle riparazioni dovranno comunque presentarsi in fabbrica per essere con ogni probabilità riallocati in altri reparti. Sotto il microscopio è subito finita la spiegazione che Stellantis ha fornito ai media per motivare le interruzioni alle catene di montaggio. Una giustificazione che non ha convinto tutti.
“Per supportare un lancio di successo e garantire la massima qualità costruttiva del nuovo modello, stiamo estendendo la produzione della Jeep Grand Cherokee 2025 presso gli stabilimenti del Detroit Assembly Complex”, ha dichiarato la portavoce del Gruppo italo-francese Ann Marie Fortunate. “Di conseguenza, sia Mack che Jefferson registreranno una settimana di calo nella settimana del 28 aprile”.
“Non è chiaro come ciò avverrà esattamente – viene infatti sottolineato sul Detroit News – poiché l’azienda ha anche affermato di voler estendere per ora la produzione della versione 2025 del Suv”. Il cronista americano ricorda poi come “entrambi i modelli prodotti presso il Detroit Assembly Complex hanno registrato vendite stagnanti nel primo trimestre”. Insomma, il blocco sarebbe dovuto alla necessità di non alimentare le scorte di magazzino.
NEGLI USA LO STABILIMENTO STELLANTIS DI WARREN NON RIPARTE?
Anche lo stabilimento di Warren, che sotto la guida di Tavares pareva destinato allo smantellamento mettendo alla porta 2450 operai salvo poi essere salvato in extremis per evitare nuovi scontri con l’Uaw, resterà chiuso. Al momento è adibito alla produzione di Jeep Wagoneer e Grand Wagoneer, ma i suoi cancelli resteranno sigillati fino all’inizio di maggio.
L’azienda ha affermato che in quel caso l’interruzione della produzione è dovuta a una carenza di motori, non ai dazi, poiché Stellantis avrebbe recentemente destinato la maggior parte dei propulsori a sei cilindri biturbo Hurricane da 3,0 litri, utilizzati nei Suv Jeep, ai pick-up Ram 1500, più venduti, prodotti nel vicino stabilimento di assemblaggio di Sterling Heights.
L’INCOGNITA DEL NUOVO CEO
Quel che è certo è che l’Uaw continuerà a seguire da vicino tutte le prossime mosse della dirigenza. E l’arrivo contestuale di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe essere tenuto in considerazione nell’ormai imminente nomina del successore di Carlos Tavares. Negli Usa l’ultimo Ceo è stato considerato un amministratore europeo troppo focalizzato sulle questioni europee: ora verrà chiesta con forza una dirigenza più vicina alle esigenze americane?