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In Cina Changan e Dongfeng creano il super polo dell’auto?

L’unione tra Dongfeng Motor e Changan porterebbe alla creazione di un gruppo dalla potenza di fuoco di oltre 5,16 milioni di vendite (mera somma algebrica dei risultati conseguiti singolarmente nel 2024), quasi 1 milione in più rispetto a quanto fatto dalla capofila Byd che negli ultimi mesi ha immatricolato 4,3 milioni di mezzi

Il compianto Sergio Marchionne sosteneva che nel prossimo futuro il mondo dell’auto avrebbe avuto gli stessi marchi in mano però a pochissimi player. Potrebbe aver ragione: le Case cinesi, è noto, finora hanno fatto soprattutto shopping in Europa mentre adesso – spinte anche da un mondo che dal punto di vista commerciale potrebbe avere nuovi assetti – potrebbero fare fronte comune, unendosi in mega agglomerati dell’auto. Sarebbe il caso (se ne parla da tempo ma ora per il New York Times saremmo alle battute finali) del matrimonio tra Chang’an Motors, in Occidente più conosciuta come Changan e Dongfeng.

CHANGAN E’ GIA’ IN EUROPA

A fine marzo Changan, azienda di Chongqing, ha presentato a Magonza, in Germania, il suo progetto per l’arrivo sul suolo europeo (in realtà è già presente con i suoi centri di design in Regno Unito, nella stessa Germania e, in Italia, a Torino, impiegando in tutto circa 500 persone), da realizzarsi a bordo della Suv elettrica Deepal S07. Lo sbarco avverrà in questi e riguarderà senza troppe sorprese il Nord Europa, ovvero i mercati maggiormente ricettivi alla nuova mobilità: Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi e, per l’appunto, Germania. Quindi l’approdo in Gran Bretagna e successivamente nel resto del Vecchio continente. Spagna e Italia sono stati lasciati al momento al 2026 nei piani del costruttore asiatico.

Secondo la strategia industriale del marchio di Chongqing, Changan quest’anno dovrà tagliare il traguardo dei 3 milioni di veicoli venduti in tutto il mondo che dovranno essere 5 milioni entro la fine del decennio, con 3 milioni la quota elettrificata (ovviamente intendendo pure le ibride). Insomma, sebbene il suo nome oggi dica ben poco agli europei, entro il 2030 dovrebbero essere numerose le sue auto lungo le nostre strade. Fondata nel 1990 a Chongqing, in passato ha stretto joint venture con Suzuki, Mazda e Ford.

IL VENTO DELL’EST

Il vento di cambiamento nell’automotive arriva da Est. E il destino vuole che in cinese Dongfeng significhi proprio “vento dell’Est”. Si tratta di una delle più antiche case automobilistiche del Dragone, fondata nel 1969 anche se fino al 1992 era nota col nome di Second Automobile Works. Nel 1992 ha avviato la sua prima joint venture con la francese Peugeot, alleanza che la porta nel 2014 a partecipare alla ricapitalizzazione di Psa acquisendo il 14% della casa automobilistica francese mentre nel 2017 Dongfeng sigla una joint venture con Renault-Nissan per sviluppare e vendere in Cina veicoli elettrici. L’azienda ha sede a Wuhan, nella provincia di Hubei. Attualmente – si legge nei materiali per i media – ha un patrimonio netto di 499,3 miliardi di yuan e impiega 127.000 persone, classificandosi al 188° posto tra le prime 500 aziende al mondo. Ha venduto oltre 1.200.000 veicoli all’estero, con i suoi prodotti distribuiti in oltre 100 paesi.

L’ARRIVO IN EUROPA

Per quanto riguarda Dongfeng, il marchio cinese dovrebbe restare nelle retrovie preferendo apparire sotto altri nomi. La strategia prevede di fare approdare in Europa tre vetture col marchio Voyah, tra cui la Suv Free e l’abnorme monovolume Dream. Numerosi modelli saranno poi commercializzati col brand Forthing (che, sarà un caso, ma proprio come Peugeot ha un leone nel marchio) con altri tre Suv sempre destinati al Vecchio continente.

QUALCHE NUMERO SU CHANGAN E DONGFENG

L’unione tra Dongfeng Motor e Changan porterebbe alla creazione di un gruppo dalla potenza di fuoco di oltre 5,16 milioni di vendite (mera somma algebrica dei risultati conseguiti singolarmente nel 2024), quasi 1 milione in più rispetto a quanto fatto dalla capofila Byd e da Saic, e capace di distanziare Faw che resterebbe indietro di due milioni di unità.

COSA DICONO I GIORNALI CINESI

Secondo il South China Morning Post, “è probabile che Pechino concentri due delle sue aziende automobilistiche statali sotto un’unica holding di controllo” nel tentativo di “contrastare la sovracapacità produttiva e aumentare la competitività nel mercato dei veicoli elettrici”.

COSA DICONO I MEDIA USA

Secondo il New York Times, Dongfeng Motor e Changan Automobile avrebbero già informato dell’intenzione di convolare a nozze i propri partner esteri: Ford, Honda e Nissan. A inizio anno le voci di corridoio erano state alimentate dalla pubblicazione di comunicati contestuali con cui le due aziende annunciavano ai propri azionisti la decisione di valutare una revisione degli assetti azionari con possibilità di apportare modifiche alla struttura proprietaria. La stampa statunitense sottolinea come Pechino stia sollecitando una ristrutturazione del mercato: nella prima fase i suoi contributi statali a pioggia hanno fatto sbocciare una enorme quantità di imprese e startup, mentre adesso occorre riordinare gli investimenti e le filiere, sopprimendo sprechi e doppioni. Un passo che però può essere compiuto solo attraverso la fusione di marchi già esistenti, oltre che con l’acquisto di quelli minori da parte di quelli di maggiori dimensioni.

 

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