Dibattito e tensioni nel governo sul piano per il sostegno al settore auto.
Ieri il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, hanno partecipato a una riunione governativa dedicata all’industria automobilistica. Il settore è in difficoltà, come reso evidente dai numeri delle immatricolazioni di gennaio 2022, circa il 20 per cento in meno rispetto allo stesso mese del 2021.
Le associazioni industriali (Federmeccanica, Anfia) e sindacati (Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil) hanno chiesto da tempo al governo Draghi di elaborare un piano di sostegno per il settore, che ad oggi tuttavia ancora manca.
IL PROSSIMO PASSO
Il Sole 24 Ore scrive che la settimana prossima potrebbe tenersi un’altra riunione simile a quella di ieri che, eventualmente, potrebbe consentire in portare al Consiglio dei ministri le misure per il settore auto decise, facendole rientrare nel decreto per l’energia. La ricostruzione non convince però Repubblica, secondo cui il “quadro” per l’industria dell’automotive verrà definito più in là, “entro fine febbraio”.
IL PIANO DEL MISE (GIORGETTI) PER IL SETTORE AUTO
Il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia e delle finanze, tra l’altro, non concordano sulle misure da adottare.
Il dicastero di Giorgetti propone un pacchetto di incentivi all’acquisto di veicoli a basse emissioni: la proposta iniziale non è entrata nella legge di bilancio; quella attuale è potenziata con ulteriori 400-450 milioni di euro e dovrebbe rimanere in vigore per tre anni.
L’ipotesi, riporta il Sole 24 Ore, è appunto quella di “un intervento pluriennale, con poco più di 1 miliardo all’anno, per tre fasce”, con o senza rottamazione. Nella prima fascia rientrano le auto elettriche pure, a batteria, fino a 35mila euro di listino. Nella seconda le ibride e nella terza i veicoli a basse emissioni, anche a benzina o gasolio, fino a 135 grammi di CO2 per chilometro percorso.
I DUBBI DEL MEF (FRANCO)
Il punto più controverso della proposta di Giorgetti è proprio quello relativo all’inclusione dei veicoli a motore termico nell’insieme di quelli che potrebbero accedere agli incentivi, per via dell’opposizione politica del Movimento 5 Stelle.
Al di là delle valutazioni finanziarie e di copertura, inoltre, il MEF di Franco pensa che gli incentivi potrebbero non avere effetti benefici sulla filiera automobilistica italiana, favorendo al contrario i produttori stranieri.
Secondo l’agenzia di stampa Energia Oltre, “l’idea di nuovi incentivi per le auto elettriche non sembra piacere” al ministero. “Già a dicembre, d’altronde, il Mef ha bocciato nuovi aiuti economici per il settore”.
LA POSIZIONE DEL MIMS (GIOVANNINI)
Il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, guidato da Enrico Giovannini, si era mostrato sì favorevole agli incentivi all’acquisto, limitati però ai soli veicoli elettrici. Tuttavia, scrive Repubblica, pare che il ministro – presente anche lui alla riunione con Giorgetti e Franco – abbia “accettato l’ipotesi di un allargamento” anche ad alcuni tipi di vetture a benzina/gasolio.
SOSTEGNO ALLA RICONVERSIONE
Oltre al sostegno all’acquisto, Giorgetti vorrebbe offrire alle aziende automobilistiche un pacchetto di aiuti – intorno al miliardo di euro, pare – per agevolarne la riconversione all’elettrico. Pacchetto che andrebbe a ridurre l’impatto economico degli investimenti che le case dovranno sostenere nei prossimi anni per dotarsi di nuove tecnologie e adeguarsi al contesto di mobilità sostenibile indicato dalla Commissione europea: Bruxelles ha proposto il divieto di vendita dal 2035 di nuove auto a motore termico.
COSA PENSA IL MITE (CINGOLANI)
Alla riunione governativa non ha partecipato Roberto Cingolani, a capo del ministero della Transizione ecologica, che è però favorevole all’allargamento degli incentivi all’acquisto al di là dei veicoli elettrici.
In passato aveva infatti detto che “dobbiamo curarci di chi comunque non potrebbe passare all’auto elettrica, e lo dobbiamo aiutare a passare ad un mezzo molto più ecologico del vecchio Euro 0 o Euro I. Già un passaggio a una macchina nuova Euro VI, che inquina meno, in questo momento dà un fortissimo impulso alla decarbonizzazione”.