Anche l’Italia parteciperà all’addestramento dei piloti ucraini per gli F-16?
“L’addestramento dei piloti ucraini per gli F-16 è già iniziato in molti Paesi, come la Polonia. Questo prenderà tempo ma prima si inizia meglio è. All’inizio si discute, i Paesi sono riluttanti, come per i Leopard, ma alla fine ci si arriva. Ed è una misura ulteriore per far sì che l’Ucraina si possa difendere”. È quanto ha dichiarato l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio Difesa di Bruxelles.
Durante il fine settimana il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dato il suo appoggio all’invio di aerei da combattimento F-16 all’Ucraina e addestramento dei piloti. Il via libera di Washington è arrivato pochi giorni dopo che Gran Bretagna e Paesi Bassi hanno affermato che stavano avviando una “coalizione internazionale” per aiutare l’Ucraina a procurarsi gli F-16.
Come ha sottolineato a margine del G7 di Hiroshima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il nostro paese non dispone di F-16 ma sta valutando “l’addestramento dei piloti”.
“Sinceramente sono scettico a riguardo. Perché da undici anni i nostri piloti, per quanto bravi, non fanno più pratica da troppo tempo” ha osservato a La Stampa il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della Difesa, attuale consigliere scientifico dello Iai.
Però l’Italia “potrebbe ricoprire un ruolo rilevante nella formazione dei giovani piloti ucraini destinati a volare sugli F-16 offrendo l’addestramento avanzato sui velivoli Leonardo M-346 Master e allargando ai piloti di Kiev la frequentazione dell’International Flight Training School (IFTS)”, secondo Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa.
Tutti i dettagli.
PERCHÉ NON CONVIENE L’ADDESTRAMENTO DEI PILOTI CON F-16 DA PARTE DELL’ITALIA
“Si parla di un eventuale addestramento di piloti ucraini, una decisione che non abbiamo ancora preso e che valutiamo con gli alleati” ha spiegato alla stampa la presidente Meloni.
“Tutte le questioni che riguardano decisioni è di tipo militare o di azione per la difesa Ucraina debbano essere prese insieme dalla Nato e dall’Unione Europea. Saranno importanti le discussioni che ci saranno al consiglio informale della Nato il 31 di questo mese e il primo di giugno e poi al vertice di Vilnius. Lì si affronteranno molti aspetti” ha aggiunto il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles.
Ma come già detto il nostro paese non dispone più dal 2012 degli F-16 da offrire all’Ucraina. Esattamente il 23 maggio 2012, presso il 37° Stormo di Trapani Birgi, si è tenuto infatti l’evento per il termine del “Peace Caesar”, il programma bilaterale di leasing del caccia F-16, con la restituzione all’USAF degli ultimi velivoli ancora in forza all’Aeronautica militare.
Pertanto secondo il generale Camporini “Meglio organizzare l’addestramento nei Paesi che dispongono ancora degli F-16, come Danimarca, Olanda, Polonia, Portogallo e Turchia”. E alla Stampa che ipotizza un “ripasso” da parte dei nostri piloti che volavano sugli F-16, Camporini risponde che “Non è così semplice come si pensa, tanto più che i tempi sono stretti perché è in corso una guerra. In media, tra la capacità di pilotare il mezzo e quello per imparare ad usare gli assetti di combattimento occorrono più o meno sei mesi. I nostri piloti non sono più allenati”.
SFRUTTURARE LA BASE DI DECIMOMANNU
Dunque, lasciare che dell’addestramento si occupino i paesi che hanno ancora i jet americani F-16 nelle loro flotte piuttosto che l’Italia. Tuttavia, al quotidiano diretto da Maurizio Giannini, il generale Camporini suggerisce un altro contributo italiano all’addestramento dei piloti ucraini.
“Io, piuttosto, prevedo la possibilità di mettere a disposizione uno spazio per l’addestramento come la base di Decimomannu in Sardegna. Si tratta di una scuola altamente avanzata dove si potrebbe svolgere l’attività addestrativa” ha illustrato Vincenzo Camporini.
Senza dimenticare che proprio nella base aerea Decimomannu (Cagliari), si è svolta lo scorso 12 maggio l’inaugurazione ufficiale dell’International Flight Training School (Ifts), una scuola di Top gun nella quale si addestreranno i piloti di caccia provenienti a tutto il mondo. L’Ifts, nata dalla collaborazione dell’AM e Leonardo, è un punto di riferimento per l’addestramento avanzato dei piloti militari delle aeronautiche di tutto il mondo che volano su caccia di prima linea, come i velivoli Eurofighter Typhoon o gli F-35.
IL RUOLO DELL’IFTS
Secondo il direttore di Analisi Difesa, il nostro paese infatti “potrebbe ricoprire un ruolo rilevante nella formazione dei giovani piloti ucraini destinati a volare sugli F-16 offrendo l’addestramento avanzato sui velivoli Leonardo M-346 Master e allargando ai piloti di Kiev la frequentazione dell’International Flight Training School (IFTS) istituita a Lecce Galatina e in fase di trasferimento nell’aeroporto sardo di Decimomannu già utilizzata da piloti da combattimento di molte nazioni alleate incluse Gran Bretagna, Kuwait e Giappone”.
Si tratterebbe di “un’occasione rilevante per l’Italia — sottolinea Gianandrea Gaiani — per offrire servizi di addestramento avanzati e promuovere l’M-346 come futuro addestratore dell’Aeronautica Ucraina con l’obiettivo di acquisire una parte delle commesse per la conversione, riequipaggiamento e riorganizzazione dello strumento militare ucraino che verranno finanziate da Nato, Ue e paesi donatori”.
ASSICURARE IL MAGGIOR RITORNO POSSIBILE
Pertanto, “Se il business della conversione dei piloti ucraini da Mig e Sukhoi agli F-16 sarà gestita dalle forze aeree che schierano questo tipo di velivoli, l’Italia può puntare sulla formazione della nuova generazione di piloti dell’Aeronautica Ucraina. Un settore in cui Roma dovrà affrontare con ogni probabilità la concorrenza britannica e canadese” ha evidenziato il direttore di Analisi Difesa.
“Per questo sarebbe utile avviare subito un’iniziativa politica all’interno di Nato e Ue e nelle relazioni militari bilaterali con l’Ucraina per assicurare all’IFTS (gestita congiuntamente da Aeronautica Militare e Leonardo) e all’industria nazionale il maggior ritorno possibile in cambio del sostegno che l’Italia offre a Kiev in termini militari, finanziari e umanitari” secondo Gianandrea Gaiani.
IL CASO DELLE TEDESCA RHEINMETALL
A questo proposito, il direttore di Analisi Difesa sostiene che “Attendere che iniziative in tal senso vengano annunciate ufficialmente da UE e NATO significa rischiare di arrivare tardi, quando interessi e quote nazionali sono già stati attribuiti e regolati all’interno di accordi diretti. Meglio guardare allora a come la tedesca Rheinmetall si è aggiudicata il riequipaggiamento dell’Esercito Ucraino con prodotti tedeschi che verranno realizzati, a guerra finita, in buona parte in nuovi stabilimenti che verranno aperti in Ucraina”.
CONTRIBUIRE ALLE MUNIZIONI UTILIZZABILI SUGLI F-16
Dopodiché “c’è anche un altro genere di contributo che noi italiani potremmo dare” per il generale Camporini: “quello relativo alle munizioni, perché le bombe e i missili usati sui nostri attuali aerei militari possono essere utilizzati anche sugli F-16. E quindi si potrebbe accedere ai nostri depositi e consegnare a Kiev le nostre munizioni”.
NODO TEMPISTICHE
Infine, riguardo la questione tempo di addestramento necessario per i piloti ucraini (abituati a pilotare caccia di fabbricazione sovietica piuttosto che occidentale), a La Stampa il generale Camporini ha evidenziato che “Non sarà molto facile per loro, perché la loro formazione ha una matrice russa, che è diversa da quella occidentale. Inoltre la transazione da un aereo all’altro richiede molto tempo, molte ore di volo, di pratica con i simulatori per integrare ciò che si impara in volo e ciò che si apprende a terra”.