Le pressioni soprattutto da parte tedesca a una revisione del divieto dei motori a combustione a partire dal 2035 hanno spinto Ursula von der Leyen a prospettare delle eccezioni per i cosiddetti e-fuel, i combustibili sintetici, nel discorso programmatico svolto in occasione della sua candidatura al secondo mandato di presidente della Commissione europea.
Un segnale di apertura che accoglie la principale richiesta arrivata da Berlino già durante l’acceso dibattito che portò alla decisione del bando dal 2035 e che sottolinea ancora una volta quanto “sensibile” sia vecchia e nuova presidente alle pressioni che giungono dalla sua patria. Ma nello spiraglio aperto, è ora l’industria automobilistica europea a infilare il proprio piede, nella speranza di sfruttare il momento e ottenere qualcosa in più.
Il dibattito sulla controversa eliminazione graduale dei motori a combustione dunque si riaccende e nel fine settimana, in un’intervista congiunta a quattro quotidiani europei (l’Handelsblatt per la Germania e il Corriere della Sera per l’Italia) il ceo di Renault Luca de Meo ha chiesto i tempi supplementari: “maggiore flessibilità”, bisognerebbe puntare al 2040, il 2035 è troppo presto, ha detto ai quotidiani riuniti.
Utilizzando una formula finora sperimentata finora dai capi di governo (l’intervista simultanea a selezionate testate europee era ad esempio una delle produzioni preferite dall’entourage di Angela Merkel), de Meo ha fatto solo vaghi commenti sull’apertura di von der Leyen verso i combustibili alternativi, dicendo che possono essere una delle soluzioni. Handelsblatt osserva come la casa francese sia “più favorevole agli ibridi plug-in che combinano un motore a combustione interna e un motore elettrico”. Tanto è vero che pur sottolineando la necessità di tenere aperte tutte le opzioni che la tecnologia può offrire (“Quando giochi alla roulette, non dovresti puntare tutto su un colore”), de Meo ha messo in guardia contro un fondamentale allontanamento dagli obiettivi della mobilità elettrica: “Non dobbiamo rifiutare il progresso”, ha detto.
Preferenze di Renault a parte, anche l’industria automobilistica della Germania è tornata alla carica. Da parte sua, il Verband der Automobilindustrie (Vda), l’associazione che rappresenta i costruttori tedeschi, ha invitato la Commissione europea a non considerare le auto elettriche come l’unica opzione per la transizione dei trasporti. “Per raggiungere gli obiettivi climatici che ci siamo prefissati, abbiamo bisogno di tutta la tecnologia”, ha affermato la presidente del Vda Hildegard Müller domenica scorsa.
Una posizione più moderata è stata invece espressa dal ceo di Volkswagen Oliver Blume, che nelle aperture di von der Leyen vede confermata la sua “doppia” strategia elettrica. “Accogliamo con favore il percorso proposto dall’Ue: un chiaro impegno a favore della mobilità elettrica e inoltre l’autorizzazione all’e-fuel. Anche in Europa abbiamo bisogno di ogni tipo di tecnologia”, ha detto in un’intervista alla Bild.
I colossi che hanno fatto la storia automobilistica tedesca ed europea, in affanno e difficoltà nella transizione all’elettrico, cercano sponde politiche. Ad offrirle, per ora, due pesi piuma del panorama politico tedesco: i liberali che sono al governo (e che non hanno votato per von der Leyen) e i cristiano-sociali bavaresi che si trovano all’opposizione. Entrambi però non chiedono solo allentamenti, ma puntano all’obiettivo grosso: cancellare il divieto.
Christian Dürr, capogruppo parlamentare dell’Fdp, il partito liberal-democratico divenuto una spina nel fianco di Olaf Scholz, ha chiesto infatti a von der Leyen di bloccare il previsto divieto dei motori a combustione interna in Europa. Durante la campagna elettorale von der Leyen aveva promesso che tale divieto sarebbe stato rivisto, ha detto Dürr in un’intervista ai quotidiani del gruppo Funke. Ora i liberali chiedono che la presidente rieletta sia conseguente e che la cancellazione del divieto venga inclusa nel programma della nuova Commissione e attuata entro i primi 100 giorni. “Qualsiasi altra decisione sarebbe una truffa elettorale”, ha aggiunto Dürr. Il capogruppo parlamentare dell’Fdp ha poi spiegato che “le auto a combustione potrebbero già essere rifornite con carburanti elettronici e viaggiare in modo neutro dal punto di vista climatico”. “Al contrario un divieto metterebbe a rischio il futuro dell’industria automobilistica tedesca”, ha concluso Dürr, rafforzando così la posizione del suo partito già scettico sul tema nei mesi passati.
E dopo i liberali, è sceso in campo anche il partito cristiano sociale bavarese (Csu), all’opposizione in Germania, ma parte integrante del Ppe a livello europeo. In un’intervista alla Bild, il presidente della Baviera e leader della Csu Markus Söder ha chiesto misure concrete alla Commissione europea per cancellare il divieto dei motori a combustione a partire dal 2035. “Il divieto di base sui motori a combustione deve essere abolito. Puntiamo sull’apertura alla tecnologia invece che all’ideologia”, ha detto Söder al tabloid berlinese, “questa era una promessa elettorale centrale del gruppo Ppe al Parlamento europeo e deve essere mantenuta”.
Oltre all’elettrico, anche i cosiddetti e-fuel e l’idrogeno offrono un grande potenziale per una mobilità rispettosa del clima. “In futuro anche le auto private potrebbero essere alimentate in questo modo”, ha aggiunto Söder.
Nel marzo 2023, i paesi dell’Ue e il Parlamento europeo hanno deciso di eliminare gradualmente le nuove auto con motori diesel e benzina a partire dal 2035. Una decisione non priva di contrasti non ancora del tutto sanati. La stessa Cdu, partito tedesco di appartenenza di von der Leyen e colonna portante del Ppe, aveva chiesto alla presidente di prospettare un approccio più pragmatico al Green Deal europeo. Approccio prima promesso, poi ridimensionato dalla necessità di assicurarsi i voti dei Verdi per la conferma alla guida della Commissione. Così nel suo discorso programmatico, von der Leyen ha mantenuto i piedi in due scarpe: da un lato ha proposto “un approccio tecnologicamente neutrale in cui gli e-fuel giocheranno un ruolo apportando modifiche mirate al regolamenti nell’ambito della prevista revisione”, dall’altro ha confermato l’obiettivo di rendere le automobili neutrali dal punto di vista climatico a partire dal 2035.
Per il 2026 è prevista una revisione della decisione sui motori a combustione da parte della Commissione europea. Se il pacchetto dovesse essere modificato, dovrebbe passare nuovamente attraverso il normale processo legislativo, e quindi ottenere nuovamente la maggioranza nel Parlamento europeo e tra gli stati dell’Ue. Tuttavia, osserva l’Handelsblatt, è anche possibile che le eccezioni per le auto a carburante elettrico siano incluse nella normativa attraverso un cosiddetto atto giuridico delegato.