Negli ultimi 9 anni l’azienda pubblica è costata al contribuente circa 7 miliardi di euro tra sussidi e perdite.
Nell’ultimo biennio, ogni giorno che passa l’azienda di trasporto pubblico romana costa al contribuente circa 2,1 milioni di euro: un buco enorme. Il costo per vettura chilometro, al netto delle svalutazioni e ammortamenti (quello utilizzato come standard e che misura quanto costa fare circolare un mezzo per un chilometro) è in costante crescita nell’ultimo biennio. Se tra il 2013 e il 2015 vi era stata una leggera diminuzione del costo, sotto il mandato del Sindaco Raggi, tra il 2016 e il 2017, il costo per vettura chilometro è aumentato in maniera molto preoccupante e decisa.
Da meno di 6 euro per vettura chilometro, si è arrivati ad un valore vicino a 6,5 euro. Un valore che rimane più che doppio rispetto ai più alti standard. Nei migliori casi europei, infatti, al netto di svalutazioni e ammortamenti esso è di poco superiore a 2 – 2,5 euro per vettura chilometro. Vale a dire che, se l’azienda fosse efficiente, sarebbe possibile un risparmio per diverse centinaia di milioni di euro l’anno.
Ma da cosa deriva questo extra-costo? I costi del personale sono di gran lunga la voce più importante per l’azienda: addirittura pesano circa 12 volte il costo del carburante per far andare i mezzi. In particolare questa voce di costo vale ormai più del 51 per cento dei costi totali, in aumento di quasi 7 punti percentuali rispetto al 2014. E la decisione più assurda del concordato (quello che abbona il debito nei confronti dei cittadini romani) è di voler assumere nuovi dipendenti. Se facciamo un’analisi più puntuale possiamo vedere che i costi del personale per vettura chilometro sono in aumento nel corso del 2017. Lo stesso vale per i contributi che sono stati in crescita di quasi il 7 per cento. Se continuasse così l’azienda, potrebbe anche chiudere prima o poi il bilancio in positivo: basta continuare questo trend deleterio fatto di meno autobus e metropolitane e più sussidi pubblici.
Il dato sul costo del personale è ancor più preoccupante dato il tasso di assenteismo in azienda, superiore al 12 per cento. Vale a dire che quasi 1500 persone al giorno non si presentano a lavoro. Lo stesso servizio sarebbe possibile farlo con circa 2500 persone in meno, ma è chiaro che in un’azienda pubblica che è un bacino elettorale ragionare in questi termini è impossibile. Per questo motivo, l’unico modo per far risparmiare tra i 400 e i 500 milioni di euro all’anno al contribuente italiano e romano è mettere chiunque gestisca il trasporto pubblico dinanzi alle sue responsabilità di fronte agli utenti, e quindi affidare il servizio solo se a chi è in grado di offrirlo rispettandone la sicurezza e la qualità e senza farlo diventare solo una fonte di sprechi. Questo richiede effettuare periodicamente gare trasparenti per l’assegnazione del servizio, e quindi separare la gestione dal controllo.
Come insegna anche Alitalia, la gestione di aziende pubbliche non è proprio il “punto forte” della pubblica amministrazione, che invece può mantenere un ruolo cruciale nel controllo del rispetto dei termini di servizio, se solo fosse affidato a un soggetto terzo rispetto ad essa.
Oggi, Atac non rispetta i contratti di servizio; non effettua le corse come da programmazione del Comune; ammette di non rispettare i requisiti di manutenzione dei veicoli; costa il doppio di quello che dovrebbe costare. In cambio, continua ad essere finanziata dai contribuenti, compresi i non romani, continua a non pagare i propri debiti, continua a peggiorare il servizio. La questione è solo in apparenza paradossale, mentre è del tutto comprensibile se si pensa, appunto, che Atac è un’azienda di proprietà di chi dovrebbe sanzionare il mancato rispetto dei termini di servizio: una situazione di evidente conflitto di interessi che continua a stagnare data l’assenza di un obbligo a rendere conto dei risultati. Se si vuole cambiare, non c’è altra via che quella di mettere a gara il servizio: si metterebbe fine a questo conflitto di interessi e, al tempo stesso, si inserirebbe uno strumento, la gara, di verifica periodica della qualità del servizio.