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papa emerito

Tutte le differenze fra Bergoglio e Ratzinger

Benedetto XVI era un grande teologo, Francesco un pastore. Il Papa tedesco era attento all’Europa, mentre Bergoglio non l’amava. Il corsivo di Cazzola

Francesco durante il suo Pontificato aveva rifiutato – con qualche concessione alle mode populiste – gli onori dovuti ad un Sovrano assoluto. Non risiedeva nei Palazzi apostolici, ma in albergo; si muoveva a bordo di una utilitaria; non indossava le tradizionali scarpe rosse e non esibiva oggetti religiosi ricchi di storia e di pietre preziose. Coloro che – come chi scrive – hanno sempre ritenuto discutibile questo finto sfoggio di povertà, è tenuto a riconoscere oggi che Papa Francesco I – come un sovrano – è restato al suo posto fino alle ultime ore di vita, senza rinunciare all’esercizio del suo magistero.

Nel giorno della Pasqua dell’anno del Giubileo ha voluto mostrarsi ai fedeli rivolgendo loro qualche sofferta ed incerta parola dal Sagrato di San Pietro, proprio dove aveva voluto benedire, urbi et orbi, quell’umanità funestata da una oscura pestilenza.

Era il 27 marzo 2020 quando Papa Francesco stette da solo sul sagrato della basilica, in diretta planetaria, davanti a una piazza vuota. Canti e preghiere risuonavano nel silenzio. «Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio». Queste sue parole nella piazza vuota all’imbrunire e sotto la pioggia resteranno per sempre scolpite nel bronzo della storia.

Proclamata la Sede vacante si attende la convocazione del Conclave. Un recente film con questo titolo ha ben rappresentato la fase che si apre adesso e le dinamiche che condurranno ad eleggere il nuovo Pontefice all’interno di un Concistoro diviso, al limite dello scisma, come abbiamo potuto constatare in questi anni.

E’ sempre più evidente lo scontro tra i tradizionalisti e gli innovatori. Nei confronti di queste fazioni papa Bergoglio non è stato imparziale, non ha lavorato per l’unità della Chiesa, ma ha voluto assicurarsi una maggioranza a sostegno della sua linea. Su 135 cardinali chiamati ad eleggere in nuovo Pontefice 105 sono stati nominati da Francesco e sembrano propensi a seguirne gli intendimenti.

E’ singolare che a papa Ratzinger sia succeduto un pontefice culturalmente diverso. Benedetto XVI era un grande teologo, Francesco un pastore. Il Papa tedesco era attento all’Europa, mentre Bergoglio non l’amava. Il primo era consapevole che la battaglia della fede doveva essere combattuta e vinta nel Vecchio Continente dove era stata egemone nel corso dei secoli e dove stava prevalendo il desencanto; il secondo guardava alle periferie del mondo più propense ad accostarsi alla fede con le ragioni del cuore, piuttosto che sulla base dei canoni razionali contenuti nella predicazione di Ratzinger e a considerare l’impegno pastorale come un corollario della lotta alla povertà, all’indigenza e alla marginalizzazione.

Nell’omelia che l’allora Cardinale Ratzinger pronunciò, il 18 aprile 2005, all’apertura del Concistoro chiamato ad eleggere il successore di Papa Giovanni Paolo II era scritto il programma del suo pontificato “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero. La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno – denunciava Ratzinger – nascono nuove sette. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

Le teorie dei che costituiscono in Europa il fondamento del ‘’politicamente corretto’’ e che vengono predicate come se fossero verità rivelate dei tempi moderni, contraddicono con i principi fondamentali di quei diritti naturali che sono alla base della dottrina della Chiesa.

Ed è qui che si pone l’esigenza di una scelta: la Chiesa resta fedele alla sua dottrina o si adegua alla società di oggi. Ma siamo sicuri che il seguire la corrente del “libito fè licito in sua legge’’ sia un bene non solo per la Chiesa ma anche per la società?

Gli errori non cambiano natura perché si commettono insieme. In ogni caso, Bergoglio non ha avuto la forza di tornare indietro ai tradizionali insegnamenti né di metterli radicalmente in discussione. Francesco sembrò un grande innovatore quando si pose la domanda: ‘’Chi sono io per giudicare un omosessuale?’’. Poi alla fine la risposta è venuta dalla possibilità conferita ai sacerdoti di impartire una benedizione sommaria, di pochi minuti, alle coppie e alle persone omosessuali. E’ l’esempio più evidente della linea di condotta del Pontificato che si è concluso nella notte di Pasqua.

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