Skip to content

plastica corpo

Quanta plastica c’è nel nostro corpo?

Tutti gli organi del nostro corpo accumulano micro e nanoplastiche tramite alimenti, bevande e oggetti di uso comune come biberon e creme. Si stima infatti che l’assunzione pro capite annuale vada da 15 a 287 grammi. A riferirlo è un recente rapporto che mette insieme i più importanti risultati scientifici. Tutti i dettagli

 

Il nostro corpo è inquinato dalla plastica. In parte lo sapevamo perché escono di frequente nuovi studi che individuano micro e nanoplastiche (Mnp) in organi sempre diversi, ma il rapporto “Tutta la plastica che non vediamo”, commissionato da Vera Studio a un gruppo di esperti dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e presentato a Verona in occasione del Planetary Health Festival (3-5 ottobre 2024), raccoglie le ricerche scientifiche più rilevanti sull’impatto che queste hanno sul corpo umano.

Le maggiori concentrazioni di micro e nanoplastiche sono state riscontrate in organi di vitale importanza come il cervello, la placenta e l’albero cardiovascolare. In alcuni casi è stata anche dimostrata l’incidenza che hanno nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer.

L’unica soluzione quindi, secondo gli esperti, è porre un freno alla produzione sconsiderata di plastica e ai suoi molteplici utilizzi poiché le tracce ritrovate nel nostro corpo provengono da oggetti ampiamente usati nella vita quotidiana, come biberon, contenitori per bevande e alimenti e nei prodotti per la cura della pelle.

PRINCIPALI SORGENTI DI MICROPLASTICHE

Dalla sua introduzione su larga scala negli anni ‘50, la produzione globale di plastica – afferma il rapporto – è cresciuta esponenzialmente, superando i 300 milioni di tonnellate all’anno. Si stima inoltre che la tendenza all’aumento continuerà fino al 2050.

I prodotti in plastica, essendo diffusi in molti settori, come l’imballaggio, l’edilizia, le automobili, l’elettronica, l’agricoltura e gli articoli per la casa, producono un’inevitabile esposizione ambientale e umana.

Stando al rapporto, le principali sorgenti di microplastiche sono i tessuti sintetici (35%), la polvere di pneumatici (28%) e la polvere urbana (24%). Seguono poi la realizzazione di strade (7%), rivestimenti nautici (3%), prodotti per l’igiene personale (2%) e pallet di plastica (1%).

LE MICROPLASTICHE INGERITE TRAMITE ALIMENTI E BEVANDE

Le microplastiche possono entrare nel corpo umano sia per inalazione che per ingestione e la loro presenza è stata riscontrata in alimenti, acqua potabile, bevande e contenitori di plastica utilizzati per conservare cibo e acqua.

Tra gli alimenti citati dal rapporto ci sono frutti di mare, come molluschi, crostacei e pesci, ma anche carne di pollo, verdure, condimenti quali sale da cucina, zucchero e miele. Allo stesso modo, le microplastiche sono state rilevate in varie fonti di acqua potabile, tra cui acqua in bottiglia, acqua di rubinetto e in alcune bevande come birra, latte e vino bianco.

A proposito, invece dei contenitori, recenti studi hanno dimostrato che le Mnp vengono rilasciate da imballaggi in plastica per acqua e bevande, biberon, bicchieri di plastica, tettarelle in gomma siliconica, contenitori da asporto e contenitori di plastica riutilizzabili, con diverse quantità in base all’utilizzo. Il calore e il microonde, in particolare, favoriscono il loro rilascio.

ALTRE ESPOSIZIONI

Ma le microplastiche possono accumularsi nel nostro corpo anche attraverso l’inalazione e il contatto poiché la pelle è direttamente esposta a vari inquinanti ambientali. “L’esposizione cutanea alle Mnp – afferma il rapporto – avviene anche con il contatto diretto tra la pelle e le microfibre degli indumenti, nonché le microsfere presenti nei prodotti per la cura personale come i prodotti per la pulizia cutanea e il dentifricio”.

LE FIBRE MICROPLASTICHE NEI MATERIALI TESSILI

Come anticipato all’inizio, i materiali tessili sono una delle fonti primarie di inquinamento da microplastiche. Questo avviene in particolare durante il lavaggio dei vestiti, ma le modalità adottate fanno la differenza. Per esempio, la procedura di prelavaggio, che è facoltativa, rilascia molte più fibre microplastiche (Mpf) rispetto alle procedure di lavaggio e risciacquo e solo evitando questa procedura si potrebbe ridurre drasticamente la loro quantità rilasciata durante il lavaggio di prodotti tessili.

QUANTE MICROPLASTICHE ENTRANO NEL NOSTRO CORPO

Stando al rapporto, si stima che l’assunzione pro capite annuale di micro e nanoplastiche tramite cibo, acqua, polvere e l’inalazione di aria va da 15 a 287 grammi. In campioni provenienti da tonsille, polmoni e intestino è stata notata una maggiore abbondanza di Mnp nelle donne probabilmente perché più esposte o semplicemente per la loro differente struttura corporea e di peso.

GLI ORGANI PIÙ COLPITI

Gli organi interessati sono praticamente tutti ma le concentrazioni più alte di micro e nanoplastiche sono state individuate in cervello, placenta e albero cardiovascolare. Uno studio, in particolare, ha osservato che i livelli di Mnp riscontrati in un cervello di peso medio di un adulto corrispondevano all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.

Sebbene le prove disponibili che dimostrino un collegamento tra microplastiche e patologie siano ancora insufficienti, se ne osserva un aumento nel caso delle patologie cardiovascolari.

Torna su