La guerra del segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. al cibo spazzatura e alle cattive abitudini è iniziata. In un’intervista alla Cbs ha infatti dichiarato che gli americani che mangiano ciambelle, bevono bibite zuccherate o fumano non dovrebbero ricevere l’assistenza sanitaria gratuita.
Il leader del movimento Make America Healthy Again, che in passato ha avuto problemi di alcolismo e di dipendenza dall’eroina, promette tolleranza zero, ma chissà come la prenderà il presidente Donald Trump, noto per la sua passione per il cibo tipico dei fast food, che però, stando al suo medico, pare non scalfisca l’eccellente salute di cui gode.
KENNEDY VS JUNK FOOD
“Se fumate tre pacchetti di sigarette al giorno, dovreste aspettarvi che la società paghi quando vi ammalate?”. A chiederlo è RFK Jr., il quale ha aggiunto che la scelta del popolo americano di “mangiare ciambelle tutto il giorno” è una scelta di cui vuole privarlo perché gli amanti di questi cibi zuccherati e delle bibite non possono aspettarsi che “la società si prenda cura di loro”. Il ragionamento è che il cibo spazzatura favorisce la possibilità di ammalarsi “gravemente”.
“Dovreste aspettarvi che la società si prenda cura di voi quando prevedibilmente vi ammalerete allo stesso livello di chi è nato con una malattia congenita?”, ha proseguito spiegando che “la risposta migliore è riallineare i nostri incentivi in modo che gli incentivi economici, gli individui e l’industria si allineino con i risultati di salute pubblica che desideriamo”.
L’INTERVENTO SULLE POLITICHE
Kennedy aveva già detto di voler impedire che il Supplemental Nutrition Assistance Program (Snap), comunemente chiamato Food Stamp Program (ovvero il programma federale di assistenza per l’acquisto di generi alimentari ai nuclei famigliari al di sotto della soglia di povertà o del tutto prive di reddito), sovvenzionasse cibi non salutari, come le bibite, più volte definite “veleno”.
Tuttavia, per ora, il segretario alla Salute non ha detto esplicitamente di limitare Medicaid o altri benefici dell’assicurazione sanitaria per chi fuma, mangia ciambelle e soda. In un comunicato riportato dal Washington Post, il dipartimento si è limitato a far sapere che Kennedy si è impegnato a “mettere gli individui in condizione di avere opzioni migliori e di assumere il controllo della propria salute – non di vergognarsi”.
“I commenti del Segretario – prosegue – riflettono un invito più ampio ad allineare i risultati della salute pubblica con incentivi intelligenti, non a limitare l’accesso alle cure”.
POPOLAZIONE COINVOLTA
Stando ai dati del Congressional Research Service, nel 2023, circa 70 milioni di americani hanno ricevuto una copertura assicurativa sanitaria attraverso Medicaid e Children’s Health Insurance Program (Chip), ovvero più del 20% della popolazione statunitense. Ma il governo federale fornisce copertura sanitaria anche attraverso Medicare e altri programmi come TRICARE e VA health care, per un totale di 148 milioni di persone.
Nel 2024, la percentuale di americani fumatori coperti da Medicaid era pari al 21,5%, solo da Medicare (over 65) 8,4%, altre assicurazioni pubbliche 13,9%, contro l’8,6% di chi ha un’assicurazione privata.
Secondo invece uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista Medicine, Medicaid e Medicare hanno fornito copertura sanitaria al 39,73% degli individui con obesità rispetto al 36,04% dei soggetti con assicurazione privata.
CATTIVE ABITUDINI (TALVOLTA INEVITABILI)
Sicuramente la lotta ai cibi poco nutrienti e ricchi di zuccheri è ammirevole. Tuttavia, non si possono non considerare alcuni fattori. Nel 2023, gli americani hanno speso l’11,2% del loro reddito disponibile per l’alimentazione, ovvero lo stesso valore del 2022, ma il modo in cui hanno speso questo budget è notevolmente cambiato, con un aumento del budget riservato ai pasti fuori da casa.
Come fa notare l’organizzazione no profit Research America, tra i problemi alimentari che affliggono il Paese, gli americani hanno citato: i prezzi degli alimenti (72%), una dieta non sana (54%), l’impossibilità di permettersi cibo sano a sufficienza (48%), l’uso di ingredienti artificiali (45%) e gli alimenti geneticamente modificati (41%). Per quanto riguarda poi i singoli individui, l’ostacolo a una dieta salutare è principalmente uno: il costo. Seguono poi lo stress alimentare, la mancanza di tempo per preparare pasti sani e la mancanza di conoscenza di quali alimenti siano sani e di come preparare pasti sani.
A tutto questo si aggiunge che gli americani mangiano spesso cereali raffinati invece di quelli integrali, fonti di proteine grasse, come pollo fritto, pancetta e salsiccia e non consumano abbastanza frutta e verdura.
FAVOREVOLI E CONTRARI
Le affermazioni di Kennedy però non sono piaciute a tutti. Joan Alker, direttrice esecutiva e cofondatrice del Centro per i bambini e le famiglie dell’Università di Georgetown, per esempio ha trovato “invadente” la posizione di RFK Jr.
È d’accordo, invece, Michael Cannon, direttore degli studi di politica sanitaria presso l’ultraliberale Cato Institute, il quale ritiene che gli americani devono assumersi una maggiore responsabilità personale. “Le persone dovrebbero sostenere il costo delle proprie decisioni non salutari – ha detto -, non solo perché è sbagliato costringere altre persone a sostenere tali costi, ma perché in questo modo è meno probabile che prendano decisioni non salutari”.
COME LA PRENDERÀ TRUMP?
L’assistenza sanitaria gratuita non sarà certo un problema del presidente degli Stati Uniti, almeno per curare sé stesso, ma la lotta ai cosiddetti junk food forse sì. Come ricorda anche il WP, non è un segreto la sua passione per hamburger, patatine fritte e Coca-Cola, rigorosamente senza zucchero. Pare infatti che Trump consumi diverse bibite al giorno e che sulla sua scrivania nello Studio Ovale avrebbe addirittura fatto reinstallare un pulsante rosso brillante per chiedere una Diet Coke in qualsiasi momento.
Ma nonostante sia ormai appurato che prodotti di questo tipo non siano salutari, il presidente Usa è in “eccellente salute”, secondo quanto riportato dal suo medico personale Sean Barbabella. Trump, che durante la campagna elettorale si era rifiutato di rilasciare le cartelle cliniche che dimostravano il suo benessere fisico e cognitivo, con i suoi 78 anni, è il presidente più anziano mai eletto nel Paese.
Secondo Barbabella, “il suo stile di vita attivo continua a contribuire in modo significativo al suo benessere”. Anche il colesterolo, risultato alto nel 2018, avrebbe ora invece livelli “ottimali” – probabilmente, scrive Axios, “anche grazie ai farmaci rosuvastatina ed ezetimibe”.
Inoltre, un esame neurologico ha mostrato “nessuna anomalia nel suo stato mentale” e Trump ha ottenuto un punteggio di 30 su 30 nel Montreal Cognitive Assessment, un test che esamina le disfunzioni cognitive.