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L’Ue snobba l’Italia e coccola la Cina sulle misure anti Covid

L’Italia chiede all’Ue di introdurre a livello comunitario l’obbligo di tampone per i passeggeri provenienti dalla Cina ma l’Ecdc ritiene la misura “ingiustificata”. Perché? Fatti, numeri e previsioni

 

Ci risiamo, o meglio non ancora o non proprio così. Quando nel novembre 2021 Omicron fu scoperta dal Sudafrica, grazie al sequenziamento, il mondo si chiese se era il caso di chiudere i confini e introdurre dei divieti di viaggio – era già successo anche con Alfa, Beta e le altre varianti.

Ora una nuova variante, che meriti più attenzione (o preoccupazione) di Omicron, per il momento non è stata trovata ma si teme che possa venire a galla in seguito all’abbandono della strategia zero Covid della Cina e alla conseguente impennata di casi nel Paese perché, come spiegano gli esperti, più il virus circola più le probabilità che una variante immuno-evasiva possa svilupparsi sono alte.

Il mondo non ha parlato di travel ban, ma Italia, Giappone, Corea del Sud, Malesia, Taiwan e India hanno imposto il tampone ai viaggiatori in arrivo dalla Cina. Gli Stati Uniti lo chiedono anche a chi proviene da Macao e Hong Kong. La Spagna ha deciso oggi che chiederà un test negativo o il certificato di vaccinazione completo.

Questa misura però non ha incontrato il favore né dell’Unione europea, a cui l’Italia ha chiesto di rispondere con una decisione comune per tutti i 27 membri, né dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Ecco perché e che cosa hanno detto.

COSA HA CHIESTO L’ITALIA ALL’UE

Sia la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della conferenza stampa di fine anno, sia il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso di un’informativa in Senato, hanno chiesto all’Unione europea una decisione condivisa sull’uso dei tamponi negli aeroporti per i passeggeri in arrivo dalla Cina.

Il motivo della richiesta è dovuto al fatto che se il tampone viene richiesto dai singoli Paesi è possibile tracciare solo i passeggeri che sono arrivati con volo diretto dalla Cina, mentre si perdono tutti gli altri che hanno effettuato uno o più scali in altri Paesi. La scelta di imporre il tampone è stata presa affinché, in caso di nuova variante, sia possibile individuarla immediatamente e muoversi di conseguenza.

AL MOMENTO NESSUNA NUOVA VARIANTE

Intanto, il ministro Schillaci ha riferito che “i dati preliminari provenienti da varie fonti, compresi i primi risultati di laboratorio del sequenziamento dei campioni raccolti a Malpensa, evidenzierebbero comunque la circolazione di varianti e sottolignaggi già presenti sul nostro territorio”.

Tuttavia, per il ministro “è necessario un raccordo in sede Ue per prendere una decisione comune che possa servire a limitare l’afflusso di persone positive dal paese asiatico”.

LA RISPOSTA DELL’UE

Non ha tardato ad arrivare la risposta dell’Ue attraverso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che ha dichiarato che lo screening italiano sui viaggiatori in arrivo dalla Cina è “ingiustificato”.

L’Ecdc, secondo quanto riporta Bbc, ha anche affermato che “l’aumento [dei contagi in Cina] non dovrebbe avere un impatto sull’Ue”.

La sicurezza dell’istituzione europea sembra derivare dal fatto che “le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue”, “le potenziali infezioni importate dalla Cina sono ‘piuttosto basse’ rispetto al numero di infezioni già presenti nell’Ue” e “i cittadini Ue hanno un livello di vaccinazione e immunizzazione relativamente alto”.

L’Ecdc ha infine aggiunto che resterà vigile e pronta “a usare il freno di emergenza se necessario”.

LA TIMIDA RICHIESTA DELL’OMS

L’Oms, che solo qualche giorno fa si era detta “molto preoccupata” per l’impennata di casi in Cina, si è limitata a chiedere nuovamente maggiore trasparenza a Pechino condividendo i dati reali di quanto sta accadendo.

Il suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha postato una serie di tweet in cui chiede più collaborazione alla Cina e ha giustificato così la decisione dei Paesi che hanno deciso di imporre il tampone: “In assenza di informazioni complete da parte della Cina, è comprensibile che i Paesi di tutto il mondo agiscano in modi che ritengono possano proteggere le loro popolazioni”.

COSA SI PENSA CHE STIA SUCCEDENDO IN CINA

Le autorità sanitarie cinesi affermano che si registrano in media circa 4.000 nuove infezioni al giorno e pochi decessi, che dall’inizio della pandemia nel 2020 sarebbero ufficialmente solo 5.246.

Per gli analisti, però, i numeri sarebbero ben diversi. Secondo i dati di Airfinity, citati da Reuters, “è molto probabile che al momento in Cina muoiano di Covid-19 circa 9mila persone al giorno, un numero doppio rispetto alla stima della scorsa settimana”, soprattutto a causa della forte trasmissibilità della sottovariante Gryphon.

I decessi totali dal 1° dicembre, ipotizza l’azienda, potrebbero essere 100mila, con un totale di 18,6 milioni di infezioni.

PREVISIONI PER I PROSSIMI MESI

Airfinity prevede, inoltre, che le infezioni in Cina raggiungeranno il primo picco il 13 gennaio con 3,7 milioni di casi al giorno.

I decessi, invece, dovrebbero avere un picco di circa 25.000 al giorno il 23 gennaio, con un totale di 584mila da dicembre per arrivare a 1,7 milioni entro la fine di aprile.

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