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Eli Lilly alzheimer

Il farmaco contro l’Alzheimer di Eli Lilly farà concorrenza a quello di Eisai e Biogen?

Negli Stati Uniti, il farmaco contro l'Alzheimer di Eli Lilly starebbe per ricevere l'approvazione della Fda. I risultati della sperimentazione e in cosa si differenzia dal Leqembi di Eisai e Biogen

 

Al farmaco di Eisai e Biogen contro l’Alzheimer starebbe per aggiungersi anche quello di Eli Lilly, che ieri ha ricevuto il benestare all’unanimità dei consulenti esterni della Food and Drug Administration (Fda). Il loro parere anticipa quello finale dell’agenzia sanitaria statunitense, che non è obbligata a seguire le raccomandazioni ma raramente è in disaccordo.

Pur essendo entrambi i trattamenti progettati per rallentare la progressione della malattia in uno stadio iniziale, donanemab di Eli Lilly differisce in modo significativo dal progetto di sperimentazione del Leqembi di Eisai e Biogen.

La notizia ha avuto anche i suoi effetti positivi sul titolo del produttore di farmaci di Indianapolis, che ieri ha chiuso in rialzo dell’1,8% a 865 dollari. E pure gli analisti hanno reagito bene alla notizia. Michael Yee di Jefferies ha infatti dichiarato che il voto “prepara un’eventuale approvazione da parte della Fda” e che “avere due operatori sul mercato sarebbe una buona cosa a lungo termine”.

LA DECISIONE DEI CONSULENTI ESTERNI DELLA FDA

I consulenti esterni della Fda hanno concordato all’unanimità sul fatto che i benefici del trattamento sperimentale di Eli Lilly contro l’Alzheimer sono superiori ai rischi e che i dati della sperimentazione hanno dimostrato l’efficacia del donanemab nei pazienti con uno stadio iniziale della malattia.

La casa farmaceutica ha anche dichiarato che sta pianificando studi per testare il trattamento in pazienti geneticamente predisposti a sviluppare l’Alzheimer, tra cui persone affette dalla sindrome di Down.

LA PROTEINA TAU

Da quanto si apprende da Reuters, “nel corso della discussione, la Fda ha chiesto alla commissione di prendere in considerazione alcuni aspetti peculiari della sperimentazione di Eli Lilly, che differisce in modo significativo dal progetto di sperimentazione di Eisai e Biogen per Leqembi”, approvato all’inizio dell’anno scorso.

Sebbene l’obiettivo sia comune, ovvero rimuovere le placche beta-amiloide tossiche dal cervello delle persone affette da Alzheimer in fase iniziale, Eli Lilly – per selezionare i pazienti che avevano maggiori probabilità di mostrare un beneficio durante il periodo di sperimentazione di 76 settimane – ha misurato anche i livelli di una seconda proteina legata all’Alzheimer: la tau, che è  associata alla morte delle cellule cerebrali.

I pazienti con livelli di tau molto bassi o nulli sono stati quindi esclusi dallo studio pivotal ma sono stati comunque osservati per vedere gli effetti del farmaco.

CRITICITÀ

Questo approccio, tuttavia, ha sollevato nel comitato alcune perplessità. Nonostante si sia rilevato che “questi dati sono probabilmente indicativi di un beneficio del trattamento”, gran parte degli esperti ha concordato sul fatto che il test per la tau “non dovrebbe essere richiesto prima del trattamento” poiché “non è ampiamente disponibile”.

Diversi membri del gruppo hanno poi osservato che esistono problemi di sicurezza “elevati” per le persone che hanno due copie del gene APOE4, associato a un rischio maggiore di Alzheimer. Aspetto di cui i medici che prescrivono il farmaco devono essere informati e discuterne con i pazienti.

Inoltre, Eli Lilly ha permesso ai partecipanti di interrompere il trattamento non appena la diagnostica per immagini del cervello mostrava che la placca beta-amiloide era stata eliminata. Tuttavia, pur apprezzando la decisione, il comitato ha osservato che per i medici potrebbe essere più difficile sapere quando interrompere il trattamento e quando riavviarlo se necessario.

I RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE A CONFRONTO CON LEQEMBI

Dallo studio clinico condotto su oltre 1.700 pazienti da Eli Lilly è risultato che donanemab, somministrato per infusione una volta al mese, dopo 18 mesi ha rallentato la progressione dei problemi di memoria e di pensiero del 29%, un valore approssimativamente paragonabile al rallentamento del 27% osservato con Leqembi, osserva Reuters.

Il gonfiore e l’emorragia cerebrale – un rischio noto per questa classe di farmaci – si sono verificati rispettivamente nel 24% e nel 31% dei pazienti che assumevano donanemab e 3 pazienti sono morti.

Nello studio di Eisai e Biogen, condotto in fase avanzata, il 12,6% dei partecipanti che assumeva Leqembi ha avuto un rigonfiamento del cervello e il 17,3% un’emorragia cerebrale. Rischi per i quali il farmaco è stato approvato con un boxed warning, ovvero la massima avvertenza della Fda per segnalare il rischio di eventi avversi gravi.

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