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Cosa non convince nella diagnosi dell’Oms sulla malattia del Congo

Zoonosi, virus respiratorio, malaria? La misteriosa malattia che a ottobre ha iniziato a colpire la Repubblica democratica del Congo ha sollevato vari interrogativi sulla sua origine. Ora l'Oms dà una risposta (definitiva?). Fatti e commenti

 

La malattia sconosciuta identificata per la prima volta il 24 ottobre nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha finora provocato 48 decessi e 891 infezioni. Lo scorso 17 dicembre il ministero della Salute del Paese africano annunciava la risoluzione del mistero: “Una grave forma di malaria sotto forma di malattia respiratoria”.

Dieci giorni dopo, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), precisando che le ricerche in laboratorio continuano, la definisce una “infezione respiratoria acuta complicata da malaria”.

LA DIAGNOSI DELL’OMS

Nell’aggiornamento del 27 dicembre scorso, l’Oms fa il punto sulla malattia sconosciuta del Congo che ha colpito soprattutto i bambini con meno di 5 anni. “In assenza di una diagnosi chiara – spiega l’organizzazione -, [la sorveglianza epidemiologica] si è basata sul rilevamento di casi sindromici di malattie febbrili con tosse, debolezza corporea, con uno di una serie di altri sintomi compatibili con malattie respiratorie acute e febbrili”.

Al 16 dicembre, i risultati di laboratorio di un totale di 430 campioni indicavano risultati positivi per malaria e virus respiratori comuni (influenza A (H1N1, pdm09), rinovirus, SARS-COV-2, coronavirus umani, virus parainfluenzali e Adenovirus umani).

“L’insieme di questi risultati – conclude l’Oms – suggerisce che una combinazione di infezioni respiratorie virali comuni e stagionali e malaria falciparum, aggravata da una malnutrizione acuta, ha portato a un aumento delle infezioni gravi e dei decessi, colpendo in modo sproporzionato i bambini sotto i cinque anni di età”.

STIAMO SOTTOVALUTANDO IL PROBLEMA?

Tuttavia, il medico e giornalista Andrea Casadio, sul quotidiano Domani, afferma che definire questi casi “infezioni respiratorie acute complicate dalla malaria” è una notizia rilevante perché vuol dire che l’epidemia non è provocata dalla malaria bensì da “comuni virus respiratori – visto che quasi tutti i malati erano da essi infettati – che hanno colpito individui talvolta debilitati dalla malaria – visto che solo poco più della metà di essi era positivo al plasmodio della malaria – ma quasi sempre fiaccati dalla severa malnutrizione – che affligge praticamente tutti in quella regione”.

“Insomma – prosegue Casadio -, per quel che sappiamo finora l’epidemia del Congo è provocata da virus respiratori associati alla malnutrizione e talora alla malaria, ma la stessa Oms annuncia che ‘la sorveglianza rafforzata continuerà con tutte le altre attività di risposta’, il che significa che la causa vera della malattia potrebbe essere un’altra, forse un virus non ancora identificato”.

TEST INADEGUATI E IPOTESI NUOVA ZOONOSI

Questo perché, spiega l’esperto, “i test [PCR] utilizzati dall’Oms permettono solo di trovare un patogeno già noto, ma non di identificarne uno ancora ignoto. […] Se voglio identificare un virus nuovo, dovrei isolarlo da un campione biologico e replicarlo in colture di cellule animali, oppure congelare un tessuto biologico di un malato e immediatamente dopo osservarlo al microscopio elettronico per ‘vedere’ il virus, oppure fare molteplici tentativi alla PCR con esche sempre diverse, tutte attività che in quella remota regione dall’Africa – priva dei laboratori all’avanguardia necessari – sono praticamente impossibili”.

Ecco perché Casadio, già il 16 dicembre, sempre su Domani, scriveva che, pur non ammettendolo mai, i sospetti dei medici dell’Oms si sarebbero indirizzati verso due ipotesi: una nuova variante di Covid (improbabile perché oggi lo sapremmo) oppure “il ‘virus X’, un nuovo virus che è passato per spillover da un animale all’uomo e ha iniziato a trasmettersi da uomo a uomo”. Pochi giorni prima, infatti, una fonte anonima citata da Al Jazeera – “probabilmente dell’Oms”, secondo Casadio – aveva affermato di “temere che la malattia possa essere di origine zoonotica” perché “la maggior parte delle persone con cui ho parlato personalmente ha ammesso di essere stata a contatto con alcuni animali selvatici pochi giorni prima di ammalarsi”.

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