Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!
Come un vento leggero, la voce di Francesco si diffonde nella città e nel mondo. Alle 12.02 le pesanti tende di velluto della Loggia delle Benedizioni si aprono per permettere al Papa di fare il suo ingresso sul luogo cuore della facciata della Basilica di San Pietro. Dopo il rincorrersi per settimane di ipotesi e previsioni, il Pontefice si è fatto presente ad uno degli appuntamenti più importanti per la vita della Chiesa, la benedizione Urbi et Orbi di Pasqua. La impartisce lui stesso dopo la lettura del tradizionale messaggio e dopo un giro, a sorpresa, in papamobile tra i fedeli. Il primo dal giorno delle dimissioni dal Policlinico Gemelli.
L’arrivo del Pontefice alla Loggia viene accompagnato da una ovazione che sale da Piazza San Pietro. Una piazza gremita, assolata, fiorita. Circa 35 mila i fedeli riuniti nell’emiciclo del Bernini che poco prima hanno partecipato alla Messa di Pasqua presieduta, su delega del Pontefice, dal cardinale Angelo Comastri. Altri due cardinali sono ai lati del Papa sulla Loggia: il protodiacono Dominique Mamberti e Fernando Vérgez Alzaga, presidente emerito del Governatorato vaticano. È monsignor Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, a leggere il messaggio pasquale del Pontefice. È il Papa stesso a comunicarlo alla folla.
Chiedo al maestro delle celebrazioni di leggere il messaggio
UNA CRUDELTÀ BOMBARDARE SCUOLE E OSPEDALI
Prima dagli altoparlanti è risuonata la fanfara con l’inno dello Stato della Città del Vaticano, seguito da un cenno dell’inno nazionale italiano. Poi gli onori militari e il picchetto della Guardia Svizzera. Gli sguardi tornano poi a rivolgersi verso l’alto man mano che monsignor Ravelli dà lettura delle parole del Successore di Pietro. Parole di implorazione perché la resurrezione della Pasqua possa giungere in un mondo che sembra brancolare nel buio della morte e delle guerre, delle lacerazioni politiche e sociali e delle divisioni fratricide, della corsa al riarmo e delle crudeltà belliche.
Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità.
IL MALE NON HA PIÙ DOMINIO
Palestina, Israele, Ucraina, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Armenia e Azerbaigian, Sudan, Sud Sudan Myanmar, sono alcuni dei territori martoriati che il Vescovo di Roma elenca nel suo messaggio, invocando su di essi la luce della Pasqua.
L’amore ha vinto l’odio. La luce ha vinto le tenebre. La verità ha vinto la menzogna. Il perdono ha vinto la vendetta. Il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio, non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno
Alle “sorelle” e ai “fratelli” nel dolore e nell’angoscia, Francesco assicura: “Il vostro grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte, nemmeno una è andata perduta! Nella passione e nella morte di Gesù, Dio ha preso su di sé tutto il male del mondo e con la sua infinita misericordia l’ha sconfitto: ha sradicato l’orgoglio diabolico che avvelena il cuore dell’uomo e semina ovunque violenza e corruzione”.
LA FESTA DELLA VITA E LA VOLONTÀ DI MORTE
“Cristo è risorto!” e in questo annuncio è racchiuso tutto il senso della esistenza umana che “non è fatta per la morte ma per la vita”, afferma il Pontefice. “La Pasqua è la festa della vita”, ribadisce; agli occhi di Dio “ogni vita è preziosa”: “Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell’anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare”.
Quanta volontà di morte vediamo ogni giorno nei tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo! Quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini! Quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti!
“LA PACE È POSSIBILE”
Auspicio del Vescovo di Roma è che in questo giorno si torni a sperare, ad avere fiducia negli altri, “anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari”. Perché “siamo tutti figli di Dio!”.
A GAZA SITUAZIONE UMANITARIA DRAMMATICA E IGNOBILE
Lo sguardo del Papa va quindi al Santo Sepolcro, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi e da dove giungono notizie di tensioni. Da quel luogo sacro “s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero”, è l’augurio di Jorge Mario Bergoglio, che ribadisce la sua vicinanza “alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese”.
Preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo. In pari tempo, il mio pensiero va alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria. Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!
Con eguale vigore il Papa prega per le comunità cristiane in Libano e in Siria, quest’ultima che vive “un passaggio delicato della sua storia”. Entrambi i Paesi “ambiscono alla stabilità e alla partecipazione alle sorti delle rispettive Nazioni” e Francesco esorta “tutta la Chiesa” ad accompagnare “con l’attenzione e con la preghiera” i cristiani dell’amato Medio Oriente. Un pensiero speciale va pure al popolo dello Yemen, che sta vivendo “una delle peggiori crisi umanitarie ‘prolungate’ del mondo a causa della guerra”. L’invito è per tutti: “Trovare soluzioni attraverso un dialogo costruttivo”.
PACE GIUSTA E DURATURA PER L’UCRAINA
Non manca e non può mancare nel messaggio per l’Urbi et Orbi un riferimento alla “martoriata Ucraina”
Incoraggio tutti gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura
E non manca, il Papa, di menzionare – come già in altre occasioni – il Caucaso Meridionale con la preghiera che “si giunga presto alla firma e all’attuazione di un definitivo Accordo di pace tra l’Armenia e l’Azerbaigian, che conduca alla tanto desiderata riconciliazione nella Regione”.
Papa Francesco auspica poi “propositi di concordia” nei Balcani occidentali affinché i partner della Regione respingano “comportamenti pericolosi e destabilizzanti”. Chiede “pace e conforto” per le popolazioni africane vittime di violenze e conflitti, soprattutto in Repubblica Democratica del Congo, Sudan e Sud Sudan, Sahel, Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi. Pace e sostegno anche per “i cristiani che in molti luoghi non possono professare liberamente la loro fede”.
Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui
NO A UNA CORSA AL RIARMO
“Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”, afferma Papa Francesco: “L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.
La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana
SOSTEGNO AL MYANMAR, COLPITO DAL TERREMOTO E DALLE VIOLENZE
Ancora una volta il Papa eleva preghiere per il Myanmar, già tormentato da anni di conflitto armato, e che ora affronta “con coraggio e pazienza” le conseguenze del devastante terremoto a Sagaing, “causa di morte per migliaia di persone e motivo di sofferenza per moltissimi sopravvissuti, tra cui orfani e anziani”. “Preghiamo – domanda il Pontefice – per le vittime e per i loro cari e ringraziamo di cuore tutti i generosi volontari che svolgono le attività di soccorso. L’annuncio del cessate-il-fuoco da parte di vari attori nel Paese è un segno di speranza per tutto il Myanmar”.
Faccio appello a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!
Infine, a conclusione del messaggio, prima della benedizione Urbi et Orbi, un appello per questo Anno giubilare in corso: “La Pasqua sia anche l’occasione propizia per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici!”
IL GIRO IN PAPAMOBILE E IL SALUTO ALLA “SIGNORA DAI FIORI GIALLI”
A conclusione della benedizione, il cardinale protodiacono annuncia la concessione dell’indulgenza plenaria a “tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione, a mezzo della radio, della televisione e delle nuove tecnologie di comunicazione”.
A sorpresa, il Papa esce poi in papamobile dall’Arco delle Campane per fare il giro della piazza e salutare i fedeli, divenuti intanto circa 50 mila. È il primo giro in auto scoperta dal giorno delle dimissioni dal Policlinico Gemelli, il 23 marzo scorso. E il ricordo di quella domenica, quando 3 mila fedeli erano accorsi all’ospedale per salutare il Papa che terminava la sua degenza, torna nel fotogramma – sempre di oggi – del Papa che saluta, fuori dalla Basilica, la signora Carmela Mancuso, per tutti “Carmelina” o meglio “la signora dai fiori gialli”, la donna calabrese sempre presente durante il ricovero che dal balcone del Policlinico aveva voluto salutare e ringraziare.