Serve piano di switch-off per passaggio a rete in fibra, magari sostenuto da voucher, parola di Open Fiber, la società della rete in fibra che per il 60% fa capo a Cdp tramite Cdp Equity e per il restante 40% al fondo infrastrutturale australiano Macquarie,
L’obiettivo europeo al 2030 di switch off (dal rame alla fibra) “lo vedo non realizzabile, per cercare di portarlo a casa negli anni successivi ci vuole un’azione congiunta che venga da tutti gli attori, sia dagli operatori di infrastrutture, sia dal retail. Devono aumentare il loro sforzo” ha detto Giuseppe Gola, ad di Open Fiber (nella foto), nel corso della conferenza internazionale “Telecommunications of the future”, a Roma.
Open Fiber sta faticando nella posa dei cavi per la banda larga nelle aree remote d’Italia per l’assenza di investimenti privati, con sovraccosti legati sia all’inflazione sia ai rincari delle materie prime.
Nel marzo 2024 il Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti ha rilevato un “sensibile il ritardo registrato nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano Banda Ultralarga – Aree Bianche per la connettività di circa 8,4 milioni abitazioni in Italia, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie”.
Oltre ai ritardi accumulati nel Piano Banda Ultralarga, la Open Fiber è in ritardo anche sull’attuazione del Piano Italia 1 Giga promosso dai fondi del Pnrr e attuato da Infratel per la banda ultralarga nelle aree grigie, quelle a parziale concorrenza, che dovrà essere completato entro giugno 2026.
Ed è proprio qui che è pronta a farsi avanti (e a surclassare Open Fiber) Fibercop, la società che possiede l’ex rete in rame di Telecom – il cui principale azionista è il fondo americano Kkr – altra aggiudicataria del bando 1 Giga avviato nel 2022.
Con una lettera inviata al governo, Fibercop si è candidata a subentrare a Open Fiber nella copertura dei civici previsti dal piano Italia a 1 Giga.
Intanto sullo sfondo resta il tema della “rete unica” attraverso l’unione dell’ex rete fissa di Tim con Open Fiber.
Tutti i dettagli.
L’ALERT LANCIATO DA GOLA
Per accelerare l’adozione della fibra in Italia “è fondamentale un’azione congiunta tra tutti gli attori del settore” ha affermato il numero uno di Open Fiber. Gola ha sottolineato che, nonostante gli investimenti, il tasso di adozione della fibra in Italia è solo del 27%, ben al di sotto della media europea. “Se non utilizziamo queste infrastrutture, l’investimento risulta inutile”, ha avvertito.
Dunque, secondo Gola, “È necessario un piano di switch off complessivo per incentivare la transizione dalla rete in rame a quella in fibra.Gola ha evidenziato l’importanza di stabilire milestone chiare e di garantire risorse economico-finanziarie per sostenere gli operatori nel processo di migrazione.
Ci vuole – ha aggiunto – un supporto che venga dalla parte pubblica, ci vuole un piano di switch off complessivo che vada a ‘targettare’ milestone intermedie ben definite. Questo piano di switch off deve essere supportato anche dalla disponibilità di risorse economiche-finanziarie a disposizione del sistema”. Come “ad esempio dei voucher” suggerisce l’ad di Open Fiber.
UTILIZZARE VOUCHER
Riguardo allo strumento dei voucher, “è un aiuto per i clienti finali ma non è risoluzione del problema. Nel mercato l’arpu di un cliente fibra e rame è lo stesso, anzi talvolta quella della fibra è inferiore al rame. Oggi l’operatore retail non ha una motivazione economica a spostare clienti da rame e fibra, bisogna pensare a un uso dei voucher diverso che vada a supportare l’operatore retail, azzerando i costi della migrazione”. Queste, dice Gola, sono “alcune misure su cui occorre provare a muoverci. Dobbiamo andare in questa direzione”. In pratica Gola suggerisce di usare un mix dei voucher, diretti non solo ai clienti, ma anche agli operatori retail, ad oggi mai utilizzati.
INTANTO SI FA AVANTI FIBERCOP PER SUBENTRARE A OPEN FIBER
Nel frattempo, FiberCop ha messo per iscritto in una lettera al governo italiano di essere pronta ad assumere la responsabilità del lavoro assegnato alla concorrente Open Fiber per accelerare il piano di sviluppo della rete in fibra Italia 1 Giga, in ambito Pnrr.
L’obiettivo del piano era quello di consentire l’erogazione di servizi di connettività con velocità attesa nelle ore di picco del traffico pari ad almeno 1 gigabit al secondo in download e 200 megabit al secondo in upload.
Circa 1,5 milioni dei 3,4 milioni di edifici attualmente previsti erano cablati entro la fine di febbraio, secondo i dati governativi, con Open Fiber, che ha più edifici da connettere, in ritardo rispetto a FiberCop, scriveva ieri Reuters.
La missiva, stando a quanto si apprende, è diretta al governo ed è arrivata a diversi ministeri. Eventualmente sarà poi al governo, a presentare questa ipotesi all’Unione europea, in ambito di una possibile rinegoziazione del Pnrr.
PROCEDE IPOTESI DI “RETE UNICA”
Infine, l’iniziativa di Fibercop arriva quando si va avanti con l’ipotesi di creazione di una rete unica tra l’ex rete di Tim e la concorrente Open Fiber. Un progetto su cui è in corso un dialogo tra il governo e le istituzioni europee per vagliarne i risvolti Antitrust, riporta Radiocor, soprattutto per quanto riguarda la aree nere, quelle concorrenziali dove c’è più di un’infrastruttura.