Leonardo sì per crittare e proteggere i segnali trasmessi nell’eventuale accordo con Starlink per le Forze armate, ma “forse” la cifratura dei dati “è soltanto una illusione” secondo Milena Gabanelli.
Dopo mesi in cui nel nostro paese si discute di un potenziale accordo di comunicazioni sicure tra il servizio di Internet satellitare offerto da SpaceX, la società aerospaziale di Elon Musk, e il governo Meloni, con il suo dataroom Gabanelli ha esaminato il dossier mettendo in luce numeri e criticità sul Corriere della Sera.
Sulle comunicazioni satellitari sicure, SpaceX è il soggetto tecnologicamente più avanzato e, ad oggi, non ci sono alternative pubbliche. È quanto ha sottolineato a gennaio la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in conferenza stampa precisando che per l’Italia significa soprattutto garantire comunicazioni sicure per le nostre sedi diplomatiche e per i nostri contingenti militari all’estero.
Il punto è che ad oggi non esistono alternative comparabili visto che Starlink “rappresenta la realtà tecnologica più evoluta”, come ha asserito anche il numero uno del colosso della difesa e aerospazio italiano, Roberto Cingolani. Se l’Italia compra il servizio Starlink, spetta poi “al nostro paese crittare e proteggere i segnali che vengono trasmessi” e Leonardo sa “come si fa e possiamo raggiungere questo risultato attraverso tecnologie di cui siamo in possesso”, ha precisato Cingolani.
Eppure, come nota Gabanelli, “la legge federale Cloud Act, voluta da Trump nel 2018, consente alle autorità americane di acquisire i dati dalle aziende tecnologiche e di telecomunicazione statunitensi, ovunque queste informazioni si trovino, anche nello spazio”.
Dunque che fare?
Tutti i dettagli
A CHE PUNTO È LA TRATTATIVA TRA ITALIA E STARLINK
L’Italia ha sospeso i negoziati con Starlink di Elon Musk per un sistema di comunicazioni sicuro da 1,5 miliardi per i suoi militari e diplomatici. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha confermato che i colloqui si sono arenati poiché le discussioni si sono spostate dagli aspetti tecnici ai legami politici di Musk, in particolare con Donald Trump.
Al momento le comunicazioni militari italiane fanno affidamento infatti sul programma Sicral (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi), un sistema satellitare per le telecomunicazioni governative in orbita alta realizzato da Telespazio, joint venture tra l’italiana Leonardo (67%) e la francese Thales (33%), che “quest’anno sarà potenziato con un nuovo satellite”, ricorda Gabanelli. Sussiste però la necessità di dotarsi di sistemi, in orbita bassa, ad elevato datarate e bassa latenza.
Infatti “Il Sicral si trova a 36 mila km e, quindi, offre una connessione lenta per operare in scenari di guerra digitalizzati che richiedono di inviare video e altri pacchetti di dati «pesanti»” rileva Dataroom.
ALTERNATIVE CE NE SONO?
L’Italia cerca un sistema satellitare affidabile e criptato, ma ora si trova di fronte a un dilemma: affidarsi a Starlink o sviluppare una propria alternativa, il che potrebbe richiedere anni. Crosetto ha affermato che le discussioni tecniche riprenderanno “quando le controversie e i tempi si saranno calmati”.
Senza dimenticare che i rapporti sul potenziale ruolo per Starlink in Italia sono giunti settimane dopo che la Commissione Europea ha annunciato i fondi per la tanto attesa costellazione Iris2, iniziativa della Commissione europea progettata per offrire comunicazioni sicure per i governi e le agenzie europee con cui l’Ue mira a posizionarsi nella gestione dei sistemi satellitari in cui attualmente spadroneggia Starlink, anche se non è un’alternativa praticabile nel breve termine (operatività prevista al 2030).
Nel frattempo, si è fatto avanti anche l’operatore satellitare francese Eutelsat che ha dichiarato di intrattenere “colloqui molto positivi” con il governo italiano per fornire sistemi per comunicazioni satellitari sicure come parte di un’operazione che potrebbe sostituire l’offerta fatta da Starlink di Elon Musk, secondo quanto riportato dai media a inizio mese.
Allo stesso tempo anche l’Agenzia spaziale italiana (Asi) è a lavoro per conto del Comint su uno studio di fattibilità per un progetto nazionale per una costellazione satellitare nazionale in orbita terrestre bassa.
Ma non finisce qui. La stessa Leonardo ha annunciato il lancio di una nuova costellazione di satelliti in orbita bassa che consiste in 18 satelliti militari finanziati principalmente dal ministero della Difesa.
Tante soluzioni quindi per le telecomunicazioni satellitari, ma al momento un solo leader nel settore dell’orbita bassa per costi e tecnologie.
LA GARANZIA DEI DATI AFFIDATA A LEONARDO IN CASO DI ACCORDO CON STARLINK
Inoltre, riguardo i timori sulla gestione di tali comunicazioni affidata alla società di proprietà del miliardario statunitense, Leonardo è pronta a fugare ogni dubbio. L’Italia è in grado di garantire la sicurezza dei dati? “Certamente. Noi compriamo un servizio, la banda e i satelliti. Dopodiché spetta al nostro paese crittare e proteggere i segnali che vengono trasmessi. Sappiamo come si fa e possiamo raggiungere questo risultato attraverso tecnologie di cui siamo in possesso”, ha assicurato l’ad di Leonardo, Cingolani a febbraio in un’intervista al Foglio.
“La protezione del dato, in termini di cifratura e decifratura, riguarda l’utente che utilizza l’infrastruttura e non il proprietario, non la farebbe Starlink”, ha fatto eco all’ad Cingolani, Massimo Claudio Comparini, responsabile della divisione spazio di Leonardo, sempre in una recente intervista al Foglio. “Anche noi come Telespazio – che è l’azienda di Leonardo che offre anche servizi di connettività – abbiamo un accordo commerciale con Starlink per poter offrire nel catalogo i suoi servizi. Non usare Starlink sarebbe una decisione non tecnica”.
Risale infatti allo scorso 7 giugno l’accordo tra Telespazio (jv tra Leonardo e Thales) e SpaceX per integrare proprio Starlink nella rete globale di connettività ibrida e potenziare l’offerta di servizi di comunicazione a clienti istituzionali e industriali dei settori energetico e marittimo. Tra questi anche la Difesa. Secondo Comparini “non usare Starlink sarebbe una decisione non tecnica”
L’INTERESSE DELLA DIFESA TRICOLORE PER IL SERVIZIO DI SPACEX
Da qui l’interesse della Difesa per i servizi di Starlink, rimarca il Corriere. “Per gli utenti dei suoi servizi, tuttavia, il predominio spaziale di Musk comporta la dipendenza non solo dagli umori volubili dell’uomo più ricco del mondo, ma anche dal governo americano”, sottolinea il servizio Dataroom ricordando che “Qualche mese fa, durante una conferenza, è stato chiesto alla presidente di SpaceX, Gwynne Shotwell, se Starlink sia a rischio di nazionalizzazione data la sua crescente importanza in guerra. «Se il governo americano domanda, come sempre, otterrà da noi ciò di cui ha bisogno», ha risposto Shotwell”.
I NODI SOLLEVATI DA DATAROOM DI GABANELLI SU STARLINK IN ITALIA
Il punto è che, al di là della proprietà privata (o meno) di Starlink oggi o in futuro, c’è anche il problema della sovranità dei dati perché la normativa extraterritoriale, come il Cloud Act Usa, consente a Washington di accedere a qualsiasi dato contenuto nei server di operatori americani, anche se ubicati in Europa.
Il 23 marzo 2018, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act (CLOUD Act), una legge che aggiorna il quadro giuridico per le richieste di applicazione della legge statunitense per i dati posseduti dai provider di servizi di telecomunicazione.
COSA PREVEDE IL CLOUD ACT USA
Pertanto, il Cloud Act Usa consente alle autorità statunitensi, forze dell’ordine e agenzie di intelligence di acquisire dati informatici dagli operatori di servizi di cloud computing a prescindere dal posto dove questi dati si trovano; quindi anche se sono su server fuori dagli Usa.
Nel 2021 Google aveva annunciato che la sua unità cloud ha vinto un accordo per fornire risorse di elaborazione e rete proprio a SpaceX di Elon Musk per aiutare a fornire servizi Internet tramite i satelliti Starlink di quest’ultima. Nel caso di SpaceX, non c’è bisogno di torri cellulari, ricordava Cnbc. Invece, i dispositivi dei clienti comunicheranno con i satelliti, che poi si collegheranno ai data center di Google. All’interno di quei data center, i clienti possono eseguire rapidamente le applicazioni utilizzando i servizi cloud di Google oppure possono inviare le informazioni ai servizi di altre aziende che si trovano geograficamente nelle vicinanze, consentendo una bassa latenza e quindi un ritardo minimo.
Inoltre, sempre Cnbc ricordava che Google non è l’unico fornitore (statunitense of course) di servizi cloud a collaborare con Starlink. A ottobre 2020, Microsoft ha dichiarato di collaborare con SpaceX per portare la connettività Internet Starlink ai data center modulari di Azure cloud che i clienti possono distribuire ovunque.
Dunque Starlink di SpaceX si appoggia ai cloud provider americani per il suo servizio di Internet satellitare.
Quindi, anche se il ministro della Difesa, Guido Crosetto ribadisce che “l’Italia, con Leonardo, è in grado di proteggere i suoi dati strategici con tecnologie proprietarie di cifratura. Forse no” chiosa Milena Gabanelli rammentando che il “Pentagono, che già in passato ha attuato programmi di sorveglianza di massa nei confronti degli alleati, dispone di un’unità, la National Security Agency, specializzata proprio nella decrittazione.”