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Il Wto vuole fare la guerra agli Stati Uniti?

Cosa ha detto la direttrice generale del Wto, Ngozi Okonjo-Iweala, sui dazi di Trump e sulle previsioni per il commercio globale di beni e servizi nel 2025.

“Non bisogna mai sprecare una crisi e questa crisi rappresenta un’occasione per rafforzare il Wto come la sede deputata per risolvere le dispute commerciali”, ha detto Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization o Wto), durante la presentazione dell’ultimo rapporto sugli scambi commerciali nel 2024 e delle previsioni per il 2025.

IL WTO CRITICA I DAZI DI TRUMP

“Inoltre”, ha aggiunto, “questa crisi, come già avvenuto durante la pandemia, ha sottolineato ancora una volta l’importanza della diversificazione sia delle catene di approvvigionamento che dei mercati di sbocco. Troppi paesi oggi dipendono dal mercato degli Stati Uniti per le loro esportazioni ed è importante rafforzare la diversificazione dei propri canali commerciali”.

Il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai dazi e alle politiche protezionistiche del presidente americano Donald Trump. La sua amministrazione – in particolare il consigliere per il Commercio Peter Navarro – è molto critica verso il Wto, le cui regole sfavorirebbero gli Stati Uniti sia per quanto riguarda le barriere commerciali subite, sia per quanto riguarda la risoluzione delle dispute.

Gli Stati Uniti contribuiscono da soli all’11,4 per cento del bilancio dell’Organizzazione mondiale del commercio, più di ogni altro paese: la Cina è all’11,1 per cento.

IL WTO ABBASSA LE PREVISIONI SUL COMMERCIO NEL 2025

Il Wto ha abbassato notevolmente le sue previsioni sul commercio globale per il 2025: non si aspetta più una crescita del 3 per cento degli scambi ma un calo dello 0,2 per cento, a causa dei dazi imposti dagli Stati Uniti (in larga parte sospesi) e dalle contro-tariffe applicate dagli altri paesi, a partire dalla Cina.

Se Washington dovesse reintrodurre i dazi, la diminuzione dell’interscambio commerciale globale nel 2025 sarebbe ancora più profonda: fino all’1,5 per cento in meno, il valore peggiore dal 2000. “Abbiamo visto che le preoccupazioni commerciali possono avere ricadute negative sui mercati finanziari e su altre aree più ampie dell’economia”, ha spiegato Okonjo-Iweala.

I RISCHI DEL DECOUPLING AMERICA-CINA

Il timore più grande del Wto è quello di un disaccoppiamento (decoupling) tra gli Stati Uniti e la Cina, le due economie più grandi al mondo, peraltro molto legate l’una all’altra. L’interscambio di merci tra i due paesi potrebbe crollare dell’81 per cento, secondo l’organizzazione; il loro decoupling, inoltre, potrebbe contribuire a una frammentazione più ampia degli scambi globali, che si organizzerebbero in due blocchi geopolitici separati, uno a trazione statunitense e l’altro a trazione cinese. In uno scenario del genere, il prodotto interno lordo globale si contrarrebbe del 7 per cento nel lungo periodo.

Uno sconvolgimento del commercio tra Washington e Pechino potrebbe portare a un aumento delle esportazioni di beni cinesi in tutte le regioni del mondo, ad eccezione del Nordamerica, compreso tra il 4 e il 9 per cento.

E IL COMMERCIO DI SERVIZI?

Anche il commercio di servizi, benché non sia soggetto a dazi, potrebbe venire danneggiato a seguito dell’indebolimento della domanda proveniente dal settore della logistica, legatissimo al commercio di beni; oppure a causa della diminuzione delle spese per i viaggi e per gli investimenti, dato il clima di incertezza.

Secondo il Wto, il commercio di servizi crescerà del 4 per cento nel 2025 e del 4,1 per cento nel 2026, ben al di sotto delle previsioni precedenti (5,1 per cento quest’anno, 4,8 per cento l’anno prossimo). Per fare un paragone, nel 2024 il commercio di servizi è cresciuto del 6,8 per cento e quello di beni del 2,9 per cento.

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