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Vi svelo il mistero della scomparsa del libro di Navalny

Il 22 aprile 2022 veniva messo in vendita il libro di Alexei Navalny "Non tacete!" edito da Garzanti, che il 3 maggio successivo già ne chiedeva il ritiro dal commercio senza fornire una spiegazione. Il giornalista Maurizio Stefanini, che ha indagato sul mistero, è finalmente giunto a una conclusione. Ecco cosa ha scritto in un post sul suo profilo Facebook

 

Una piccola inchiesta che non finirà sui giornali, e allora la racconto su Facebook. Relativa a un mistero editoriale: come mai Garzanti ha ritirato dalla circolazione senza spiegazioni questo libro di Navalny?

“Comunichiamo che il libro Garzanti di Alexei Navalny, Non tacete!, codice EAN 9788811006640, in vendita a partire dal 22 aprile 2022, è da ritirare dal commercio. Ci dispiace per l’inconveniente e il disagio procurato”.

Con questa circolare firmata dal direttore generale della Garzanti, giusto un anno fa venne chiesto il 3 maggio 2022 al distributore Messaggerie Libri di ritirare tutte le copie del libro del noto attivista anti-Putin, ora detenuto in una cella di sicurezza del carcere a regime severo di Melekhovo, nella Russia centrale.

Il giorno successivo la comunicazione venne girata ai librai, ai quali si chiese di accantonare e restituire in resa le copie di Non tacete!. In brevissimo, il libro divenne non disponibile o irreperibile sui maggiori store online.

A richieste di chiarimenti Garzanti non rispondeva. Appunto, a un anno di distanza il dibattito sul giallo stava imperversando sui social, quando da due soggetti diversi mi è stato chiesto: tu che sei giornalista, perché non indaghi su questa storia?

Come faccio in genere in questi casi, ho chiesto a una delle testate con cui collaboro se interessava. Mi è stato risposto che la cosa sembrava confusa. Il giorno dopo, ho provato con una seconda testata. Sono arrivato a collaborare con 10, la mia prassi è questa, e a volte idee respinte da altri vengono invece accettate perfino dal quinto o sesto interpellato.

Stavolta si è interessata la seconda testata, e mi ha dato il mandato. Nelle discussioni, una ipotesi emersa era che non fosse censura politica ma un possibile problema di copyright, dal momento che il libro non appariva tradotto direttamente dal russo ma da una edizione tedesca. Ho fatto dunque duplice richiesta formale via e-mail: all’addetta stampa della Garzanti in Italia; alla curatrice tedesca in Germania. Nessuna risposta, appunto.

A quel punto, ho iniziato a consultare conoscenti che potevano avere contatti. Alla terza telefonata, è arrivato un riscontro interessante. Infatti in capo a pochi minuti la fonte era riuscita ad avere una risposta informale dai vertici del gruppo editoriale.

Vero: c’era stato un pasticcio col copyright. Un accordo verbale in base al quale era partita l’edizione, ma che non era stato perfezionato. Insomma, questo libro per i collezionisti bibliofili è destinato a diventare l’equivalente del Gronchi Rosa per i filatelici.

Dato positivo: dopo un anno di interrogativi, ho risolto il mistero in mezza giornata. Dato negativo: a quel punto mi è stato però detto che era inutile farci l’articolo. “Troppo stupida”. Dunque, fatica gratis.

Motivo per cui almeno lo racconto in questa sede. Per il resto, il noto teorema di Giulio Andreotti secondo cui “a pensare male si fa peccato ma si indovina” avrebbe indotto a sospettare inquietanti manovre filo-putiniane. Ma più il tempo passa, più il complottismo dilaga, e più mi persuado che è inutile cercare chissà quali cospirazioni per spiegare eventi perfettamente spiegabili in chiave di mera stupidità.

Insomma, io al teorema Andreotti preferisco il teorema Asimov: “Contro la stupidità neanche gli dèi possono nulla”.

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