Quanti sono gli italiani a Berlino? Nessuno lo sa con precisione, e questo è il problema nell’emergenza del coronavirus.
Si pensa agli italiani in Spagna e in Gran Bretagna, e si dimentica la Germania. Un problema secondario? Non per le migliaia di giovani che si trovano a fronteggiare la situazione, e si scoprono abbandonati a se stessi.
Colpa loro, almeno in parte. Non si sono iscritti all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero, come avrebbero dovuto fare rispettando la legge, quella italiana e quella tedesca, e ora si trovano nella condizione di turisti, anche se vivono in Germania da mesi o alcuni da più di un anno. Turisti per giunta irregolari.
Molti continuano a credere alla libera circolazione in Europa dei cittadini della Ue, ma si può restare all’estero solo fino a tre mesi, poi il permesso di soggiorno lo ottiene solo chi dimostra di avere un lavoro regolare o mezzi di sostentamento, come i pensionati. Altrimenti si dovrebbe tornare in patria.
Colpa loro, ma non del tutto. Molti rinviano la registrazione in attesa di un posto sicuro, e non si iscrivono all’Aire perché si perde l’assistenza sanitaria italiana. Come turisti, ovviamente, si è assistiti in Germania per i casi urgenti. Non per la prevenzione o per cure a lungo termine. Verrebbe curato chi contrae il corona, ma i giovani naufraghi a Berlino temono di finire in quarantena se chiedono un tampone.
I Deutschitaliener a Berlino, come vengono chiamati, erano circa 12mila fino a una decina d’anni fa. Oggi, ufficialmente, saremmo intorno ai 26mila. Sono quelli che si sono registrati. Secondo le autorità tedesche, gli italiani sono oltre 40mila, forse 50mila. Sono venuti nella speranza di una chance, di un lavoro, alcuni tornano delusi, e ne giungono altri. Berlino è una città povera, i posti di lavoro si trovano altrove a Monaco, o a Stoccarda, ma la capitale è di moda, attrae i giovani, che di rado hanno la giusta preparazione per venire assunti. La maggior parte ignora anche la lingua, e finisce per lavorare a nero nei locali italiani.
E adesso che i ristoranti e pizzerie chiudono a causa del coronavirus si trovano a spasso da un giorno all’altro, di colpo senza mezzi per pagare l’affitto e per continuare a vivere a Berlino. La gran parte vive in subaffitto, senza un contratto regolare, o in alloggi in comune con amici. Chi ha un contratto regolare ha diritto a finire a orario ridotto, con intervento statale.
(breve estratto di un articolo pubblicato su Italia Oggi; qui la versione integrale dell’articolo)