Caro direttore,
solo i più addentro nei misteri delle “istituzioni” di Bruxelles possono prevedere quali effetti avrà sul voto di domani del Parlamento europeo la notizia della sconfitta di Ursula von der Leyen nella vertenza con i Verdi europei davanti alla Corte di giustizia del Lussemburgo sulla vecchia storia delle estese cancellature grazie alle quali la pubblicazione dei contratti di fornitura dei vaccini anti-Covid da parte della Commissione si risolse in una delle tante prese in giro dell’opinione pubblica.
Chi, come quasi tutti noi, è condannato al ruolo di spettatore, può solo osservare lo svolgimento del dramma, tragedia o commedia che sia, per come si svolge sul palcoscenico. Quel che ha offerto sinora, a cominciare dall’apertura della campagna elettorale per il Parlamento europeo sino a tutt’oggi, il palcoscenico di Bruxelles sostenuto dal coro dei mass media, è stata una campagna infinita.
Campagna per che cosa? Manifestamente, per l’Unione europea, cioè per le istituzioni di Bruxelles, succursali lussemburghesi, francofortesi ecc. e chi le impersona comprese, segnatamente la signora Ursula von der Leyen Per capirci, é come se tutte le grandi formazioni politiche, nelle ultime elezioni italiane, avessero avuto come leit motiv la bellezza e la bontà delle nostre pubbliche istituzioni e le tante cose importanti fatte dal governo in carica. Nel caso dell’Europa si è arrivati al grottesco dell’articolo di Nadia Calviño, presidente della European Investment Bank, pubblicato il 3 giugno su Project Syndicate, dove si legge tra l’altro che “la UE, in poche parole, è una splendida storia di successo. Non solo ha portato prosperità, pace, stabilità e progresso sociale a una grande comunità europea ma è diventata una forza del bene nel mondo” e conclude in crescendo: “Rendiamoci conto di ciò che l’UE significa per la sicurezza, il benessere e la prosperità. E andiamo a votare!”. Un testimonial di Nestlé o di Unilever non avrebbe saputo dire meglio.
Questo è il lato folcloristico del modus operandi delle “istituzioni” di Bruxelles, ma c’è di peggio (o di meglio, dal punto di vista dell’interessata, Vdl come la chiama confidenzialmente Politico). La Commissione Europeo ha soprattutto sviluppato la propria campagna elettorale impegnandosi in provvedimenti normativi e sanzionatori di richiamo per l’opinione pubblica negli ultimi mesi, a cominciare dal “Regolamento AI” a marzo, che è stato uno degli argomenti più utilizzati, per proseguire tra maggio e giugno con una sanzione pecuniaria di alcune centinaia di milioni di euro a carico della multinazionale americana del food Mondelez nell’ambito di una procedura in corso dal 2021 per presunte infrazioni antitrust (è stato momentaneamente accantonato nelle ultime settimane, invece, un provvedimento inteso a obbligare le piattaforme come WhatsApp, Telegram o Signal a scansionare preventivamente tutte le comunicazioni, che sono codificate “end to end” per garantirne la riservatezza).
Ma è negli ultimi giorni che Vdl sta dando il meglio di sé. Dopo che la Commissione aveva già promosso un fuoco di sbarramento mediatico contro le iniziative diplomatiche sgradite di Viktor Orbàn, von der Leyen in persona è “scesa in campo”, tramite il mega addetto stampa Eric Mamer, di con un tweet (già pubblicato da StarMag) dove si dice che “alla luce dei recenti sviluppi che hanno contrassegnato la Presidenza Ungherese, il Presidente ha deciso che la Commissione EU sarà rappresentata solo a livello di funzionari senior durante le riunioni informali del Consiglio”. Per buon peso, Vdl ha anche deciso che “la visita del Collegio alla presidenza non avrà luogo”, dove per Collegio di intende la riunione dei Commissari.
Chi immaginava che l’istituto della presidenza a turno dell’UE fosse un omaggio, sia pur simbolico, alla sovranità degli Stati membri, è servito: si dimostra una buona occasione per sbertucciarla, questa sovranità, quando “il Presidente” così decide. E i Commissari? Quelli, nella “costituzione non scritta” della “Unione” europea, sono scolaretti che eseguono quanto deciso dalla signora maestra. Ma è giusto così: il potere è di chi se lo prende.
Teodoro Dalavecuras