La nomina dell’ex-primo ministro olandese Mark Rutte a nuovo Segretario Generale della NATO è certamente una buona notizia per gli Ucraini. Infatti, Rutte si è distinto per essere uno dei leader europei più convinti a sostenere militarmente l’Ucraina. Infatti, dall’inizio dell’invasione russa nel 2022 si è recato in visita a Kiev ben 4 volte. Un record tra i capi di Stato. E appena 48 ore dopo aver assunto la guida della NATO, si è recato in Ucraina con una visita a sorpresa per la quinta volta.
Nella capitale ucraina, Rutte è stato accolto da Volodymyr Zelensky e dalle sirene antiaeree che hanno suonato due volte. Nella conferenza stampa accanto al presidente ucraino ha affermato: “L’Ucraina ha ovviamente il diritto di difendersi e il diritto internazionale qui è dalla parte dell’Ucraina”. Il diritto all’autodifesa, secondo Rutte, “non finisce al confine, da dove la Russia sta portando avanti questa guerra illegale. E ciò significa che colpire i caccia e i missili russi prima che possano essere usati contro le infrastrutture civili dell’Ucraina può aiutare a salvare vite umane”.
Si sa bene che il nuovo segretario generale della NATO ha già esercitato pressioni sui paesi esitanti a concedere all’Ucraina il diritto di usare sistemi d’arma a lungo raggio dati dai Paesi occidentali per colpire obiettivi militari in profondità nella Russia.
L’Ucraina chiede da tempo il permesso di condurre tali attacchi. Però, gli Stati Uniti, la Germania e alcuni paesi europei temono che Mosca, che minaccia spesso l’uso di armi nucleari, possa un giorno passare alle vie di fatto. Su queste scelte sarà cruciale il vertice del 12 ottobre che sarà guidato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e comprenderà tutti gli altri leader che sostengono l’Ucraina, nel cosiddetto formato Ramstein.
Va ricordato che Washington riceve molte pressioni per revocare le cosiddette “linee rosse” in vista di un inverno difficile per l’Ucraina, con le sue infrastrutture energetiche ad alto rischio di attacco dalla Russia. Il sostegno di Rutte a Kiev su questo tema sarà importante. “L’unico paese qui che ha oltrepassato una linea rossa non è l’Ucraina. È la Russia, iniziando questa guerra”, ha detto Rutte.
Riguardo all’adesione alla NATO da parte dell’Ucraina, il neo Segretario Generale ha affermato che i recenti passi compiuti insieme “costruiscono un ponte verso l’adesione alla NATO”. E ha citato i 40 miliardi di euro di finanziamenti, accordi bilaterali di sicurezza tra alleati e la formazione di un nuovo comando NATO per coordinare assistenza e addestramento.
Paradossalmente, proprio l’attacco in larga scala della Russia ha reso l’adesione dell’Ucraina alla NATO una opzione realistica. Prima molti Paesi europei erano contrari a tale ingresso, perché avrebbe eliminato un stato cuscinetto comodo e portato l’alleanza ai confini con la Federazione russa. Oggi invece il lvello di coordinamento militare e la necessità di garantire la sicurezza dell’Ucraina anche per la pace futura, rende l’adesione alla NATO uno scenario probabile.
Da un punto di vista di politica estera si tratta di una secondo evento fortunato per l’Ucraina, Anche le nomine nell’Unione Europea consolidano la linea pro-Ucraina, con la conferma di Ursula Von Der Leyen e la nomina dell’ex-primo ministro estone Kaja Kallas ad Alto rappresentante e Vicepresidente esecutivo per gli Esteri e la Sicurezza, una decisa sostenitrice della linea dura contro la Russia.
I nuovi vertici NATO e Ue da soli non promettono una svolta nella conclusione del conflitto, ma mandano un segnale che i sistemi politici e militari ed europei hanno comunque consolidato la linea politica nei confronti del conflitto. Quindi, svanisce il sogno russo di una Europa paralizzata dai partiti sovranisti o di una NATO divisa tra falchi e colombe, che le avrebbe dato qualche vantaggio.
Tra le conseguente più gravi per il Cremlino di questa fallita invasione-lampo dell’Ucraina, c’è la scelta europea di indipendenza energetica dalla Russia, e la presa di coscienza di un nemico interno nascosto, cioè gli agenti europei della propaganda russa. Abbiamo scoperto che avevamo in casa una quinta colonna articolata di intellettuali, politici e giornalisti che, o per convenienza personale (che altro non è che un reato di alto tradimento), o per nostalgia ideologica del “paradiso dei lavoratori”, o per profondo anti-americanismo, sono ancora pronti a sostenere Mosca anche di fronte all’aggressione militare più cruenta dalla seconda guerra mondiale e a stragi ripetute di civili.
Comunque andrà a finire la guerra, non sarà più come prima nei rapporti tra Russia e il resto del mondo.