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Quale sarà il futuro dell’Ucraina?

Fatti, punto e scenari sulla guerra della Russia all'Ucraina. L'analisi di Riccardo Pennisi per Aspenia.

 

Gli ucraini, proprio perché chiusi in una situazione difensiva, muovono le loro truppe su linee di collegamento molto più corte, dunque più facili da proteggere. E ancora: i russi, probabilmente perché convinti che l’Ucraina sarebbe collassata in poche ore, hanno lanciato la loro invasione su molte direttrici: a nord-est su Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv. A est nel Donbass. E a sud su Kherson, sul bacino del Dnepr e su Mariupol. Hanno dunque disperso la loro forza propulsiva: si fossero diretti in forze su uno o due bersagli specifici, li avrebbero raggiunti prima che gli ucraini riuscissero a riorganizzarsi.

A CHI CONVIENE SE LA GUERRA SI PROLUNGA?

Il problema del tempo si intreccia invece con le trattative che le due parti hanno in un certo senso provato ad abbozzare. A chi conviene se la guerra si prolunga? La logica direbbe all’Ucraina, a condizione che questa sia davvero in grado di fermare e controbattere l’offensiva russa, e a sopportare vittime civili a decine di migliaia, e la fuga di milioni di abitanti. Il rischio di bancarotta in Russia sfavorisce Putin, che deve comunque rispondere a una cupola di oligarchi certo non entusiasti all’idea del blocco finanziario internazionale e al fantasma della fine delle forniture di gas e petrolio. E non è da sottovalutare il fatto che anche da una Russia economicamente devastata cominciano a fuggire migliaia persone: sta accadendo già adesso. Continuare la guerra significa poi contare i morti tra le proprie fila, e dover spiegare ai russi perché i giovani sono mandati a farsi sparare in Ucraina. Nessuna guerra è popolare: la legge appena passata che punisce con 15 anni di carcere chiunque diffonda notizie non ufficiali sul conflitto conferma la paura del Cremlino in questo senso.

LA NAZIONE UCRAINA

L’intensificarsi del conflitto implica anche la possibilità, seppure i russi lo “vincessero”, che una nazione ucraina per reazione si formi davvero in profondità, sul territorio conteso: una nazione che dopo essere stata distrutta e dissanguata dalla “sorella” per i prossimi secoli si volterebbe via da Mosca. Con il passare dei giorni, senza che diminuisca il flusso dei profughi, le vittime civili provocate dai russi sono aumentate: oltre ad essere il prezzo tragico di ogni guerra, sono queste un’arma che Putin usa in sede di trattative per spingere gli ucraini a cedere.

IL TEMPO NON GIOCA A FAVORE DELL’UCRAINA

Ma il fattore tempo non gioca per forza a favore degli ucraini. Le défaillance dell’avanzata russa sono da imputare anche a una clamorosa disorganizzazione in alcuni reparti che gli alti comandi potrebbero riuscire infine a correggere. E poi l’esercito ucraino sta resistendo, va bene, ha il morale alto, certo, ma al prezzo di vedere il proprio Paese ogni giorno di più fatto a pezzi dall’artiglieria e dai missili russi. A Kiev ci si vanta della capacità di adattarsi all’avversità ricordando che perfino i servizi di consegna dei cibi a casa si sono adeguati alla vita sotto attacco nemico (ti rimborsano se al momento della consegna suona l’allarme e il rider non può venire). Ma sono già due milioni le persone che hanno abbandonato le proprie case. Lo scorrere del tempo potrebbe rendere difficile all’Ucraina e a Zelensky mantenere viva l’ondata di simpatia e sostegno che ha percorso l’Occidente in queste prime due settimane: quando si affievolirà, la Russia potrà giocarsi le sue carte per rompere l’isolamento internazionale. La prima è quella che porta a Pechino: Mosca ha inserito Taiwan in una lista di Paesi “non amichevoli” perché aiuta l’Ucraina, e la Cina ha ringraziato specificando che la guerra in Ucraina è “scoppiata per colpa dell’America”. “E ricordatevi che Taiwan non è nemmeno un Paese”, hanno anche aggiunto i cinesi. Un po’ come diceva Putin dell’Ucraina.

LE TRATTATIVE

Ma per cosa si tratta esattamente? In molti hanno parlato della necessità di offrire una via d’uscita a Putin per fargli salvare la faccia davanti ai russi, altrimenti non smetterà mai la guerra. Come si salva la faccia dell’autocrate, soprattutto ora che le armi russe mirano sempre più ai civili e sempre meno ai militari? Non è nemmeno da escludere la creazione di un falso pretesto per intensificare e giustificare ex-post una guerra ormai bloccata, di cui incolpare l’Ucraina e i suoi alleati. L’attacco chimico-batteriologico è stato un classico della guerra in Siria; e da mesi i media russi, spalleggiati negli ultimi giorni dalla diplomazia cinese, sostengono di avere “le prove” che gli ucraini ne starebbero organizzando uno.

COSA VUOLE LA RUSSIA

Comunque, il rovesciamento di Zelensky da sostituire con un governo fantoccio filo-russo ormai è fuori discussione, persino i russi lo escludono. Allora, quale richiesta aspettarsi dalla Russia? Un po’ di territorio, magari la stremata Mariupol come trofeo, e il controllo delle regioni dove sono arrivate le sue truppe? La garanzia che l’Ucraina sarà sempre neutrale, smilitarizzata? Un’altra domanda insomma è d’obbligo: chi può fidarsi di chi, adesso? Se dobbiamo giudicare dagli accordi sui cessate il fuoco e sui corridoi umanitari, in questo momento nessuno.

(Estratto di un articolo pubblicato su Aspenia, qui la versione integrale)

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