Anche l’immensità della notizia della scomparsa di “The Queen”, accompagnata da un’ondata di commozione unita però alla normalità del pragmatismo inglese, rischia di esaltare per contrasto il caso Italia.
Le immagini della Regina Elisabetta II che solo pochi giorni fa conferiva l’incarico a Liz Truss, lo scambio di consegne con Boris Johnson, interno ai Tories, nel Paese dove l’alternanza con i Laburisti è prassi da sempre consolidata, sono la normalità democratica dell’Occidente. Che stride con i drammi e gli allarmi della sinistra italiana quando rischia di perdere le elezioni.
Stavolta allarmi elevati al cubo da un Pd che procede con uno strano “catenaccio”, con il quale Enrico Letta sembra puntare allo 0 a 0, nonostante gli attacchi a Carlo Calenda e Matteo Renzi, a quella non vittoria del centrodestra su cui punta anche il “terzo polo”. Che è stato lucidamente accusato giorni fa da Stefania Craxi (FI), presidente commissione Esteri del Senato, di volere solo “pantano e ingovernabilità”. Insomma, una sorta di conventio ad excludendum contro gli avversari, che dura da quasi 30 anni, rilanciata dal Pd, stretto alla sua destra dal “terzo polo” e a sinistra dai Cinque Stelle di Giuseppe Conte, vero terzo polo secondo i sondaggi.
Letta esclude di volere poi come Calenda e Renzi un nuovo governo con Mario Draghi, dice, nel caso di sconfitta, di voler stare all’opposizione, ma la convergenza oggettiva appare. “Giorgia Meloni è il grande pericolo, è quella del discorso in Spagna da Vox (il partito post-franchista ndr), noi staremo all’opposizione e stavolta non ci sarà la protezione civile”, afferma il segretario del Pd. Che ieri aveva tirato in ballo anche il Colle, in un’intervista a La Stampa: “Vogliono mandare via Sergio Mattarella”, riferendosi alla proposta di presidenzialismo contenuta nel programma del centrodestra. Poi Letta precisa che ha fatto il nome del Capo dello Stato in quanto per primo lo aveva chiamato in causa Silvio Berlusconi. Il quale, in realtà, aveva risposto a una domanda come in un’ipotesi di scuola sul percorso che si aprirebbe nel caso di approvazione del presidenzialismo.
Ma il punto è, come dice lo stesso Letta, che il Pd questa riforma non la vuole, perché in mano a Meloni, Matteo Salvini e Berlusconi consisterebbe in “pieni poteri”, “scorciatoia per cambiare le cose”. Spiega il professore-filosofo Marcello Pera, ex presidente del Senato, candidato di FdI e consigliere di Meloni, in un’intervista di ieri a Il Fatto quotidiano: “È la proposta di Bettino Craxi e poi di Berlusconi” per rendere più efficiente l’esecutivo, cosa che prevede un bilanciamento dei poteri anche con una riforma della giustizia. E, declinata in semipresidenzialismo, ricorda sempre Pera, è la stessa proposta che venne fatta nella Bicamerale di Massimo D’Alema.
La presidente di FdI peraltro ha già spiegato che la riforma, per la quale servirà un processo costituente, anche con una Bicamerale (già rifiutata da Letta), entrerebbe in vigore la prossima legislatura. Quindi, come aveva già detto Berlusconi, nessuno del centrodestra intende mandar via Mattarella. “Dalla sinistra solo insulti e delegittimazione”, replica il presidente di Forza Italia a “Controcorrente”, su Rete 4. Il Cav, che ricorda di aver avuto oltre 6 milioni di visualizzazioni su TikTok, nella pillola di programma quotidiana social torna sull’abbassamento della pressione fiscale, per cui “vogliamo fissare un tetto nella Costituzione”. E afferma, destando curiosità, che “Draghi può ancora essere utile al futuro del Paese”. Ma non si tratta ovviamente della proposta di governo di Calenda.
Qualcuno pensa: un giorno come presidente della Repubblica o un ruolo nella Ue? Ma, intanto, c’è un rinvio al tetto del prezzo del gas in Europa. Salvini è sarcastico: “Con calma”. E torna a chiedere come Berlusconi e Meloni interventi urgenti al governo e alla Ue. Il leader della Lega si dice più interessato all’emergenza energia che “alle Bicamerali”. Una differenziazione dalla leader di FdI, ma resta il fatto che nel programma unitario del centrodestra l’obiettivo comune, al di là degli strumenti per raggiungerlo, è il presidenzialismo unito a autonomia differenziata.
Concludendo la giornata elettorale a Terni, Salvini, con il sindaco Leonardo Latini e la senatrice ternana Valeria Alessandrini, entrambi leghisti, è preoccupato: “Si rischia una strage di posti di lavoro”. Proprio dall’Umbria, ex fortino rosso, ora guidata dalla governatrice leghista Donatella Tesei, dal luogo dove era stata paventata la “calata dei barbari”, non verificatasi, Salvini torna sull’Inghilterra. Con Berlusconi, che la incontrò da premier, e Meloni, Salvini è stato tra i primi leader italiani a esprimere cordoglio per la scomparsa di Elisabetta II. E aggiunge: “Da Re Carlo III mi attendo che prenda per mano il suo popolo, fiero e orgoglioso. Il popolo britannico non si è mai piegato e in un certo senso invidio l’attaccamento alle tradizioni che qualcuno vede come qualcosa di antico e arcaico”. Berlusconi: “Elisabetta, simbolo di democrazia e di libertà”.
Meloni, che è anche presidente dei Conservatori europei, dove prima in Europa erano i Tories: “Sua Maestà la Regina Elisabetta II, una donna che è entrata nella storia e che ha saputo essere anche nei momenti difficili punto di riferimento per il suo popolo”. La lezione inglese si inserisce sullo sfondo della inedita e non bella campagna elettorale italiana.