“Risponderò solo in presenza del mio medico di famiglia”.
Esordisce così, ridacchiando, Gregory Alegi alla nostra domanda su quanto Maalox abbia preso per guardare la puntata di Report dedicata a Ustica, da poco finita.
“Come avevamo anticipato, non c’era proprio nulla di nuovo – dice a Startmag Alegi, storico, giornalista, esperto di cose aeronautiche e autore con Leonardo Tricarico del libro “Ustica: un’ingiustizia civile“ (Rubbettino) – Il coinvolgimento di Israele era al centro dell’omonimo libro di Claudio Gatti pubblicato nel 1994, esattamente trent’anni fa. Così come lo scenario iracheno. Come avevamo detto ieri? Non c’è nulla di più inedito della carta stampata …”.
Prof, non potrebbe essere una pista da seguire, come dice Giuliano Amato?
“Per carità, tutto si può indagare. C’è però da chiedersi perché Amato, che tra agosto e settembre del 2023, quindi poco più di otto mesi fa, riempì due pagine di Repubblica con la pista francese, ora si dichiari improvvisamente convertito alla pista di Baghdad o di Tel Aviv”.
Forse non aveva letto il libro.
“Nel 1994 il giudice istruttore Rosario Priore era esattamente a metà della sua inchiesta. È possibile che si sia lasciato sfuggire un libro che affrontava – anzi risolveva – esattamente il caso al quale stava lavorando? In realtà, se andiamo a vedere la monumentale ordinanza di rinvio a giudizio, scopriamo che la pista israeliana c’è già. E che Priore non vi dava credito. Cito: ‘Israele può colpire a grande distanza dal proprio territorio, come nell’operazione sulla Tunisia ai danni della sede dell’OLP nell’ottobre 85, ma obiettivi fissi, non di certo aerei, per cui avrebbe necessitato di un guida-caccia che in loco non aveva. Non altri””.
Cioè non ci credeva nemmeno Priore?
“Così mi pare di leggere. Ma c’è un’altra distorsione importante nella narrativa di Report. L’azione del 1985 viene compiuta usando aerei cisterna per il rifornimento in volo. Ma nel 1980 l’Aeronautica non li aveva, e ancora nel 1981 l’attacco contro il reattore Osirak venne compiuto senza rifornimento in volo. E’ un po come dire che siccome nel 1945 la Luftwaffe aveva i primi caccia a jet, allora erano a reazione anche gli Stuka usati nel 1940 durante la battaglia d’Inghilterra. È una suggestione creata con un sapiente montaggio di frasi e scene”.
Ma ci sono i testimoni in Calabria.
“Brogneri e due altri testi dichiararono direzioni e provenienze diverse. Ma soprattutto furono sentiti al processo, risultando poco credibili. Tirarli fuori adesso, come se fossero una novità, senza neppure spiegare come avrebbero interagito con i “Chifìr” … che poi sarebbero Kfir, a rigore”.
Ma i radar accecati?
“I radar accecati sono l’ennesima versione addotta per superare l’assoluta mancanza di tracce nelle 50-60 miglia attorno al DC-9. Poi però non sono davvero accecati, perché proprio intorno al DC-9 vedono qualcosa. In realtà, la traccia mostrata è quella che è stata esaminata e smontata per la prima volta dai radaristi d’ufficio (Galati, Giaccari e Pardini), poi dal radarista della Misiti (Gunno Gunnval), dal prof. Picardi (il progettista del MARSIS che trovò l’acqua su Marte), dal consulente di parte inquisita Giubbolini … Fa tristezza affidarsi a un consulente di parte civile, senza neppure indicarlo”.
Però ci sono le tracce del missile.
“Guardi, con il massimo rispetto, se il professor Manfred Held, uno dei massimi esperti di missilistica di quell’epoca, non trovò tracce di missile, tanto da avallare la teoria della ‘quasi collisione’, permette che dica che il tecnico che parla di ‘orecchiozze grosse così’ non mi sembra una prova inattaccabile?”.
Nessun segreto svelato, quindi?
“Beh, no. Ora sappiamo per chi era la pubblicità. A proposito, non trovo più il Maalox …”.