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Tra Sinner, Mattarella e l’articolo 1 della Costituzione

Perché il campione di tennis è un lavoratore esemplare. Il taccuino di Federico Guiglia

Per rendere l’idea, ma in concreto, di quanto l’’“effetto-Sinner” abbia sedotto gli italiani, basta riferire due fatti.

A Roma -ma si può scommettere che accada un po’ ovunque nel Paese-, si fatica a trovare libero un campo da tennis per giocare. E negli appuntamenti che contano, come l’ultima finale vinta dal numero 2 del mondo al Master 1000 di Miami, gli amici sono ormai soliti darsi appuntamento davanti al televisore di casa per accompagnare con le urla (“bravo!”, “andiamo!”, “grande!”), le sue battute incisive, i suoi passanti possenti, il dritto devastante o il rovescio formidabile.

Le urla si possono ben distinguere, camminando sui marciapiedi della Capitale, sia quando provengono dalle abitazioni storiche del centro, sia quando giungono dagli appartamenti nei quartieri più popolari.

Per ritrovare lo stesso tifo appassionato e collettivo, bisogna risalire alle partite della Nazionale. Di fatto, Jannik è diventato il dodicesimo degli Azzurri. Ma molto più forte lui nel tennis, di quanto lo siano, oggi, gli altri undici nel calcio.

La spiegazione dell’amore (ché questa è la parola giusta) che l’Italia dimostra per questo suo figlio campione, non dipende soltanto dalla bravura, dalla simpatia, dalla bella umiltà che Jannik trasmette con straordinaria normalità. Doti ormai da tutti riconosciute, e che lo fanno ben volere e volare nel resto del mondo, non solo in Italia.

Il segreto più profondo dell’innamoramento italiano l’ha svelato, indirettamente, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Conversando, giorni fa, sul valore della Costituzione con un gruppo di ragazzi, Mattarella ha confessato che, dei 139 articoli (più revisioni) che la compongono, lui sceglie proprio il primo d’apertura.

L’articolo 1 è in genere menzionato, perché stabilisce, al secondo comma, che la sovranità “appartiene al popolo”, e che essa è esercitata “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ma nel primo e meno citato comma, quell’articolo così esordisce: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Ecco, Jannik Sinner è un’esemplare testimonianza del primo e fondativo articolo della Costituzione, che indica nel lavoro la radice della Repubblica e la comunione degli italiani.

Ciò che esalta molti estimatori del fuoriclasse altoatesino, è la dedizione che Sinner mette nel suo “lavoro”, oltre alla trasparente sincerità con cui tiene a comunicarlo. Come a Miami, quando Jannik ha permesso ai telecronisti di riprendere il suo allenamento.

Se c’è una cosa a cui i grandi tennisti non rinunciano, è la riservatezza professionale su come si preparano. Lo fanno anche per non offrire vantaggi agli avversari. Guai a rivelare in anticipo le strategie di gioco.

Invece Sinner è di un altro parere, e non solo di un’altra dimensione.

Al contrario di tanti suoi sfidanti, lui vuole far vedere ai connazionali che le vittorie non arrivano senza sacrificio. Che dietro a uno dei suoi colpi meravigliosi, ci sono, in realtà, centinaia e centinaia di colpi simili provati coi tecnici, Simone Vagnozzi e l’australiano Darren Cahill, prima delle partite. C’è la prestazione atletica con Umberto Ferrara in palestra per ore e ore. C’è un gruppo, appunto, “di lavoro” all’insegna del massimo impegno in campo (e della leggerezza fuori: fondamentale anch’essa).
Dunque, l’insostituibile importanza del lavoro per far spiccare il talento.

L’aveva sottolineato anche un altro presidente della Repubblica, Sandro Pertini, quando nel messaggio di fine anno 1981, diceva: “Il popolo italiano è un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo”.
Quanto valgono, allora, la bellezza e la grandezza del lavoro in un ragazzo di appena 22 anni, che interpreta l’impegno in maniera superlativa e ne fa addirittura una bandiera.

Se Sinner è nel cuore di così tanti italiani, è perché in fondo incarna con semplicità l’essenza non solo sportiva della Nazione.

(Pubblicato sul quotidiano Alto Adige)
www.federicoguiglia.com

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