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Tutte le tensioni nel centrodestra sul nascente governo Meloni

Che cosa si dice nel centrodestra in vista della formazione del governo Meloni. La nota di Paola Sacchi

 

Preceduta da una nota in cui assicura di fatto gli alleati che il nuovo governo sarà “politico”, perché “i governi sono politici quando hanno un mandato popolare, una guida politica, una maggioranza nata nelle urne e non nel palazzo, un programma e una visione chiari”, Giorgia Meloni uscendo ieri sera da Montecitorio ricorda, comunque, ai cronisti che non ha ancora ricevuto l’incarico. Cosa che non è possibile prima che si insedi il nuovo parlamento e vengano nominati i presidenti di Camera e Senato.

Ma, nella nota diramata nel tardo pomeriggio, Meloni afferma anche che “proprio per realizzare quella visione e quel programma coinvolgeremo le persone più adatte: nessuno si illuda che cambieremo idee e obiettivi rispetto a quelli per i quali siamo stati votati. Il nostro sarà il governo più politico di sempre”. Un modo insomma per rassicurare Lega e FI ma anche per fissare paletti.

È la conclusione di un martedì in cui la strada per trovare la “quadra” per la squadra di governo si è fatta un po’ in salita. A sera vertice tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a Villa Grande , la residenza romana di quest’ultimo, che domani tornerà a sedersi in Senato, dopo esserne stato estromesso nel 2013 con l’applicazione retroattiva della legge Severino, in seguito alla “sentenza Mediaset”. Salvini a conclusione del vertice, cui Meloni non ha partecipato, ha fatto sapere che “la Lega non ha pretese e preclusioni”, e “idee chiare per la propria squadra di governo” che sia “all’altezza delle emergenze nazionali” , e che lui lavora perché ci sia un vertice di tutta la coalizione. Salvini sarebbe pronto per il Viminale ma tende a sottolineare che non ci sono pretese personali e preferisce il gioco di squadra.

Problemi e tensioni nel centrodestra ci sono e il vertice previsto per oggi della coalizione è chiamato a imprimere una svolta decisiva. La Lega ieri di fronte a indiscrezioni che rilanciavano rumors in base ai quali Giancarlo Giorgetti vicesegretario e ministro uscente leghista potrebbe andare al ministero chiave di Economia e Finanze, ha fatto sapere di essere onorata del riconoscimento della sua centralità dal momento che viene data in corsa “anche” per il Mef, dopo essere stata alla guida di ministeri come l’Interno, l’Agricoltura, lo Sviluppo Economico, le Autonomie. È però proprio quell'”anche” che potrebbe far pensare a una certa diffidenza di Via Bellerio non certo per il nome di Giorgetti ma per il modo in cui è entrato nel tritacarne mediatico, con il rischio di bruciarlo, e per il rischio che questo appaia come una sorta di metodo Draghi, mentre è il leader che decide la squadra. E oggettivamente, se dovesse occupare la casella chiave del Mef, si restringerebbero i margini della Lega per chiedere altri ministeri strategici per il suo leader.

Comunque sia, non è inverosimile immaginare che la Lega, che ha nelle sue opzioni in particolare Autonomia, Infrastrutture, Agricoltura, Mise, oltre che Interno, punti i piedi con la premier in pectore perché Salvini non sia escluso da ministeri di peso. Potrebbe quindi rilanciare sempre sul Viminale, ipotesi mai abbandonata. E comunque la Lega non sembra mollare, come afferma il capogruppo uscente alla Camera Riccardo Molinari, sulla richiesta per Roberto Calderoli alla presidenza del Senato. Mentre FdI a sua volta non cede su Ignazio La Russa sempre alla guida di Palazzo Madama.

A Berlusconi, intanto, vengono attribuite opzioni per la Giustizia e il Mise, mentre Antonio Tajani viene dato sempre in pole per gli Esteri, ma c’è anche chi non escluderebbe per il coordinatore azzurro – per la prima volta eletto alla Camera, dopo un curriculum tutto in Europa, dove è stato commissario Ue e presidente del Parlamento Europeo – lo Sviluppo Economico. Tajani e la stretta collaboratrice Licia Ronzulli, vicecapogruppo uscente dei senatori FI, vengono indicati come i due nomi sui quali il Cav in particolare non intende mollare la presa perché siedano in consiglio dei ministri. Ma il nodo Ronzulli, per la quale Berlusconi non accetta “veti” di FdI e chiede un ministero con portafoglio fino a ieri sera non era ancora stato sciolto, Nel borsino delle ipotesi il dicastero del Turismo potrebbe essere una soluzione nel complesso puzzle della squadra di governo.

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