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Talò, il centralinista e non solo. Chi ride meno per il colpo dei comici vicini ai Servizi russi?

Fatti, ricostruzioni e dichiarazioni sul caso della telefonata dei due comici vicini ai Servizi della Russia al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La lettera di Francis Walsingham

 

Caro direttore,

fin da ieri mi hai chiesto un punto-commento (come sempre in piena libertà e autonomia, e di ciò ti ringrazio) sul caso della telefonata dei due comici russi al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Non ti mando un approfondimento ma una semplice lettera perché ho le idee confuse. E ti spiego perché.

Ho sondato un paio di miei amici nei Servizi ma erano ancora storditi e increduli per l’accaduto. Poi ho sentito un paio di diplomatici che avevano un atteggiamento piuttosto ilare, forse dovuto a qualche birretta di troppo in occasione della festa di Halloween. Ma nessuno mi ha chiarito le idee sull’accaduto.

Così ho compulsato social e giornali.

Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il quadro è chiaro: tutta colpa del centralinista.

Il quotidiano Repubblica fa notare come sia nato il contatto fra i comici russi e la presidenza del Consiglio: “Il primo contatto è avvenuto tramite un’e-mail recapitata allo staff della presidente del consiglio, a quanto pare alla segreteria a cui è arrivato un numero di telefono da richiamare”.

Ok, insomma tutto nasce dai collaboratori più stretti del presidente del Consiglio?

Il Corriere della sera però rimarca: “Chi si occupa di Africa nell’ufficio di Talò è la consigliera Lucia Pasqualini, ma con il comunicato è come se il capo dell’ufficio, l’ambasciatore Francesco Talò, si sia preso la responsabilità dell’accaduto. Anche se non ha gestito direttamente lui la vicenda”.

Dal centralinista siamo giunti al consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Francesco Maria Talò (nella foto). Anzi no, lui non c’entra personalmente.

Quindi?

Quindi comunque penso che abbia ragione un ex top manager del gruppo ex Fiat:

Ma il commento che mi ha fatto più riflettere è un altro. Ed è quello di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio che le cronache indicano come l’uomo più vicino a Giorgia Meloni.

“La propaganda russa è disperata per il catastrofico andamento della loro cosiddetta ‘operazione speciale’ che si è tramutata in una continua sconfitta dell’esercito russo in terra Ucraina”, ha detto all’agenzia Adn Kronos Fazzolari.

Quindi i propagandisti russi volevano farsi beffe del capo del governo italiano.

Formiche di Paolo Messa è sicuro: “Quello che ha avuto come protagonista la presidente del Consiglio non è uno scherzo. È un’operazione di guerra ibrida, volta come tante altre attività russe (cinesi e iraniane), a creare tensioni e divisioni tra le opinioni pubbliche per indebolire il blocco Occidentale”.

Dunque è stato un atto di guerra ibrida.

Ok.

A questo punto, però, consiglierei a istituzioni, diplomatici, ministri, sottosegretari, barbe finte e vere di bandire seminari, convegni, webinar e conferenze – e a smetterla di presenziare-commissionare-chiosare report, studi, relazioni e pensosi saggi – per sdottoreggiare su come fronteggiare gli atti russi, cinesi e iraniani di guerre ibride.

Prima di insegnare, occorre imparare.

Quindi, magari, meglio istruire i centralinisti.

Costa poco e si fanno meno figure barbine.

Cordiali saluti

Francis Walsingham

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