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Come vanno i numeri di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia

Che cosa indicano gli ultimi sondaggi di Alessandra Ghisleri su Giorgia Meloni e il partito Fratelli d'Italia. I Graffi di Damato.

I numeri personali di Giorgia Meloni, col 40,6 per cento di fiducia popolare appena rilevato dall’istituto di ricerca di Alessandra Ghisleri, che ne riferisce oggi sulla Stampa, continuano ad essere buoni anche dopo la polemica da lei aperta contro “le frange” della magistratura fiancheggiatrici o addirittura sostitutive delle opposizioni nella lunga campagna elettorale per il rinnovo, l’anno prossimo, del Parlamento europeo. Polemica della quale, a leggerne i critici nelle cronache e nei commenti giornalistici, la premier sarebbe quasi pentita o preoccupata, sino a non vedere l’ora di rimediarvi con qualche discorso o iniziativa distensiva, anche a costo di spiazzare il suo guardasigilli Carlo Nordio. Che ha appena avvertito evidentemente anche lei che per fare una vera riforma della giustizia, ben oltre l’anticipo del disegno di legge già predisposto dal Consiglio dei Ministri, bisogna smetterla di “chinarsi” alle toghe, e ripristinare finalmente la sovranità della politica. E del Parlamento che fa le leggi, non lasciandole scrivere o cambiare dall’associazione nazionale dei magistrati, che considera “punitiva” ogni norma correttiva dei cambiamenti intervenuti nei rapporti fra politica e giustizia una trentina d’anni fa, con le indagini sul finanziamento illegale dei partiti, se non già prima, come sostiene l’ex presidente della Camera Luciano Violante parlando degli “anni Ottanta” e della lotta al terrorismo e alla mafia delegata, ben oltre i processi, al potere o ordine giudiziario.

BUONI NUMERI PER MELONI, MA FRATELLI D’ITALIA PERDE PUNTI

Ma se continuano ad essere buoni per la Meloni, supportata dalla sua intensa attività sul piano internazionale, i numeri cominciano a calare per il suo partito. Che in soli dieci giorni ha perso quasi due punti, scendendo al 29,7 per cento dei voti, di cui quasi uno e mezzo, all’interno della stessa maggioranza, a favore della Lega di Matteo Salvini. Che fa ai “fratelli d’Italia” della premier una concorrenza neppure tanto nascosta nel ricordo dei tempi in cui il centrodestra divenne a trazione appunto leghista. Ciò avvenne, in particolare, nelle elezioni del 2018, quando Salvini investì il suo successo entrando nel governo a trazione, a sua volta, grillina con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

La Ghisleri chiama “grane di partito” quelle che avrebbero penalizzato di quasi due punti in dieci giorni – ripeto – i “fratelli d’Italia”. Che poi sono anche le grane giudiziarie della ministra del Turismo Daniela Santanchè e del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, da cui la premier ha ricavato l’impressione di una certa magistratura all’opposizione. Ma sono, a mio modesto avviso, soprattutto le sopraggiunte grane, sempre giudiziarie, della famiglia di Ignazio La Russa, che ha difeso e assolto dopo un interrogatorio personale il figlio Leonardo Apache, facendogli una lavata di testa solo per avere consumato un presunto stupro a casa sua. Non il massimo, bisogna riconoscerlo, per un presidente del Senato, e un co-fondatore del partito della Meloni.

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