Antonio Tajani, da Washington in visita dal segretario di Stato Blinken, lo ricorda con “dolore immenso”, postando su Twitter la foto del 1994, quando lui, attuale vicepremier, ministro degli Esteri, coordinatore azzurro, era il primo portavoce del premier Silvio Berlusconi. Si riannoda, con il bel post di Tajani, che è anche cofondatore di Forza Italia, ed è reduce dalla due giorni a Roma del Ppe, con Weber, che ha rilanciato FI, tutta la storia del Cav dal 1994, la discesa in campo, il partito che nasce dal primo embrione aziendale di Publitalia e i 27 uomini azzurri, coordinati dall’amministratore delegato della concessionaria di pubblicità Fininvest, Marcello dell’Utri.
Tajani veniva dal Giornale di Indro Montanelli, dove era capo della redazione romana. Un big azzurro come Maurizio Gasparri rivendica “l’orgoglio e l’onore di avere avuto la sua fiducia senza mai tradirla”. Licia Ronzulli, capogruppo al Senato, piange “il dottore, per me come un padre”. Con lei Alessandro Cattaneo, vicecoordinatore nazionale e tutto lo stato maggiore azzurro. Il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, i ministri Annamaria Bernini, Elisabetta Casellati, il sottosegretario agli Esteri Maria Tripodi.
Ma “Silvio” ha lasciato tracce indelebili non solo nella sua creatura Fi, il segno del Cav, “il centro del centrodestra”, come lui fino all’ultimo non si è stancato di ripetere, è indelebile in tutto il centrodestra, da lui stesso fondato. Lo ricorda il premier Giorgia Meloni, che sottolinea la grande competenza di “Silvio” anche sulle questioni internazionali, l'”onore” di avergli sentito più volte dire al telefono negli ultimi tempi: “Giorgia, stai facendo bene”.
Meloni, intervistata dal direttore del Tg5, Clemente Mimun, poi mette in rilievo soprattutto quella sua volontà di rimettere al centro l’Italia: “Berlusconi ha fatto sempre nella politica estera gli interessi nazionali”. Cosi lo omaggia Meloni, che chiosa nel solco del suo insegnamento: “Ora, in suo ricordo, avanti con le Riforme Costituzionali, la riduzione delle tasse sul lavoro… e avanti uniti, glielo dobbiamo. Silvio era quello che aveva più esperienza di tutti noi”.
È un Matteo Salvini, molto commosso, con la voce che a tratti gli si spezza, ricorda la sua amicizia di lunga data anche personale con “Silvio”, nel solco di quella storica, antica tra la Lega di ieri e di oggi con Berlusconi. L’asse Arcore-Via Bellerio non è mai venuto meno. Il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, ricorda commosso: “Berlusconi mi è stato sempre vicino come un fratello”. Salvini il leader della Lega nazionale, vicepremier e ministro delle Infrastrutture-Trasporti sottolinea quella speciale dote del Cav, “concavo e convesso”, disse di sé Berlusconi, “l’unico che sapeva mettere intorno a un tavolo dieci persone anche con idee diverse”. Salvini ricorda anche che il leader azzurro è morto lavorando fino all’ultimo: “Sulle Europee, il Ponte iniziato da lui. Ora dobbiamo terminare tutto quello che lui aveva incominciato”.
Ecco, ora tutti gli osservatori, inevitabilmente, anche non disinteressatamente, si chiedono cosa sarà di FI e di riflesso del centrodestra, dal momento che Berlusconi non ha designato un erede. Ma l’erede c’è: è lo stesso centrodestra che lui ha creato e ha permeato di sé, pur con le sfumature, le storie diverse dei partiti che lo compongono. È il “miracolo” dell’azzardo del Cav, “il dottore”, come lo hanno sempre chiamato a Arcore, che così ha fondato il bipolarismo, cambiando la storia politica del Paese. Ha lasciato in dote la cosa più preziosa che il centrodestra ha: la coalizione. Cosa che lo ha reso e lo rende vincente rispetto a un centrosinistra spappolato e diviso, ormai sempre più in scarsa sintonia con il cosiddetto Paese reale.
Non a caso, Berlusconi lo piange l’Italia comune che lui capì molto meglio di altri, come gli riconoscono anche i suoi stessi avversari. Berlusconi: non finisce qui, come diceva una bella canzone. Non è retorica, ma il grande italiano, lo statista della Seconda Repubblica è destinato a lasciare una traccia profonda. Con il suo erede: la coalizione di centrodestra. Dove ognuno interpreterà il suo ruolo.
Ripensandoci, quel video di Berlusconi dall’ospedale alla Convention di FI ai dirigenti, ai militanti invitati a diventare portatori della religione laica della libertà era già un passaggio di testimone. Rivolto ai suoi, di rimando agli alleati uniti sulla battaglia per l’affermazione del principio della libertà, come ha ricordato Meloni, che passa dalla riduzione delle tasse alla crescita e sviluppo, Berlusconi ha lasciato il testimone a quella visione netta e precisa che ha sempre diviso il centrodestra dalla sinistra divisa, senza di fatto un vero programma per il Paese.