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La putinata di Scholz è stata un boomerang per la Germania?

Gli effetti reali e potenziali della mossa di Scholz con Putin.

Alla fine Olaf Scholz si è ritrovato isolato, con una carta forse neppure buona per la campagna elettorale, scopo principale della chiacchierata telefonica con Vladimir Putin. La mossa non è piaciuta quasi a nessuno. Non a Emmanuel Macron, che ne ha bocciato tempistica e modi, non a Donald Tusk, che ha visto confermata la sua linea diplomatica sull’Ucraina che prevede nelle prossime settimane una rete fitta di incontri con leader occidentali e Nato da cui spicca una clamorosa e voluta eccezione: la Germania.

L’unico a cui la telefonata da Berlino ha fatto gioco è proprio Putin, rientrato in qualche modo nel circuito dei contatti con un Paese europeo: può essere quell’apertura del vaso di Pandora denunciata da un irritato Volodymyr Zelensky. La telefonata della durata di un’ora non ha prodotto alcun passo in avanti. E il giorno successivo Scholz ne ha dovuti fare almeno due indietro per rintuzzare le critiche interne piovutegli addosso. “La conversazione è stata molto dettagliata”, ha detto il cancelliere, “e ha anche contribuito a far capire che le opinioni di Putin non sono cambiate molto, il che non è una buona notizia”. Scholz ha aggiunto di aver tenuto la barra dritta sulla posizione occidentale chiarendo che la Germania e gli altri alleati non abbandoneranno il loro sostegno a Kiev e non accetteranno decisioni prese sopra la testa dell’Ucraina.

Il cancelliere ha provato a uscire dall’angolo riaffermando l’importanza di mantenere aperti i canali di comunicazione con Mosca, ma il fatto che il giorno dopo Putin abbia ordinato la più massiccia operazione di bombardamento da molti mesi contro città e infrastrutture energetiche dell’Ucraina ha solo rimarcato il passo falso di Berlino.

Per di più, mentre il cancelliere ribadiva per l’ennesima volta la sua contrarietà all’invio a Kiev dei missili da crociera Taurus, attribuendo a tale reiterato rifiuto il merito di aver evitato un’escalation nella guerra, il presidente Usa Joe Biden autorizzava gli ucraini a usare i missili a lungo raggio americani Atacms all’interno del territorio russo.

Se come ritengono molti analisti politici tedeschi l’obiettivo di Scholz era di guadagnare qualche consenso sul fronte pacifista interno in vista di una campagna elettorale difficile, ora la telefonata con Putin rischia di trasformarsi in un boomerang. Il cancelliere è solo anche all’interno della ridotta coalizione che regge l’attuale governo di minoranza dopo l’uscita dei liberali. Il ministro degli Esteri verde Annalena Baerbock ha accolto con favore la decisione di Biden e il vice cancelliere Robert Habeck, che sempre per i Verdi sarà uno degli sfidanti di Scholz alla cancelleria, ha detto che se fosse eletto lui, spedirebbe immediatamente i Taurus a Kiev. Per di più si infittiscono le pressioni all’interno della stessa Spd per sostituire in corsa Scholz con il ministro della Difesa Boris Pistorius come candidato di punta, proprio l’uomo che non mostra tentennamenti sui temi militari.

L’impressione è che Scholz abbia sottovalutato la tenuta della maggioranza dell’elettorato tedesco, che in vari sondaggi non mostra affatto stanchezza nella difesa dell’Ucraina e continua a ritenere indispensabile riarmarsi per rispondere alla sfida russa alla propria sicurezza. E ora cerca un cancelliere che sia all’altezza della sfida.

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