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Le nuove guerre di Matteo Salvini

Chi c'era e cosa si è detto alla manifestazione della Lega a Milano a difesa di Israele. La nota di Paola Sacchi.

E alla fine eccola la manifestazione, descritta dalla sinistra come quella dell’odio, da scontro di civiltà che avrebbe dovuto far deflagare il centrodestra. Così giudiziosamente guidato dal premier Giorgia Meloni sulla linea perfetta di politica estera, elogiata e condannata a seconda della convenienza di seminare zizzania tra alleati. A largo Cairoli a Milano non c’è notizia rispetto agli sfracelli paventati dal Pd di Elly Schlein e alleati. O da qualche mini-leader di centrosinistra dai post da anni ormai con sempre al centro Matteo Salvini, quella sua maglietta fina, parodiando la canzone, sulla Piazza Rossa, della serie: tu chiamale se vuoi ossessioni.

La manifestazione della Lega a Milano, con sul palco lo stato maggiore a partire dagli amministratori pragmatici non ideologici, da Luca Zaia e Attilio Fontana, da Massimiliano Fedriga al neorieletto Maurizio Fugatti allo stesso titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, dato in perenne fuga per chissà dove ma in realtà da sempre uomo Lega, non dichiara alcuna guerra all’Islam, alcuno scontro di civiltà.

“Chi ha paura ha già perso. L’Italia non può avere paura, l’Occidente non può avere paura, la democrazia non può avere paura. Il mondo ha bisogno di donne e uomini determinati, sorridenti, coraggiosi e senza paura”. Il vicepremier, leader leghista, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini lo dice dal palco allestito in largo Cairoli, di fronte al Castello Sforzesco di Milano. La manifestazione pro Israele ‘Per la difesa dell’Occidente e delle libertà’ si tiene a pochi chilometri di distanza dal corteo pro Palestina, al via da Porta Venezia, in cui è spuntato anche l’ex Br, Francesco Giordano, vicino allo striscione ‘Niente da festeggiare – Cease fire now!’.

Salvini: “So che c’è un’altra manifestazione di antifascisti e antirazzisti che stanno attaccando Israele. Gli ultimi fascisti rimasti sono quelli che stanno sfilando per Milano a odiare Israele”, scandisce il leader leghista all’inizio del suo intervento davanti a centinaia di persone. E non risparmia parole dure contro Hamas e il “terrorismo islamico”, che definisce “la piaga del nostro secolo”.

Sul palco, senza bandiere di partito, trova spazio l’espressione ‘Per il diritto all’esistenza di Israele’, accanto a una bandiera israeliana. “Su la testa, Palestina: fuori Hamas dalla Palestina e dai confini occidentali. Guai – avverte – a chi finanzia i terroristi anche in Italia. Mi fanno schifo i seminatori di odio e di morte anche a Strasburgo e a Bruxelles che poi si stupiscono se qualcuno uccide dei tifosi svedesi” nel cuore dell’Europa.

Salvini dichiara come “obiettivo” la soluzione di due popoli e due Stati, ma nel contempo sottolinea che “è bello vedere una piazza libera, aperta, con le bandiere di Israele che è uno Stato democratico che ha diritto ad esistere senza se e senza ma”. Il vicepremier leghista non le manda a dire: “Mi aspetto che i vertici dell’Onu volino a Teheran, visto che l’Iran in questi primi mesi dell’anno ha avuto un record di condanne a morte e di impiccagioni. È una barbarie. E vanno a fare le pulci a Israele”. Quindi, insiste: “L’antisemitismo è un cancro, una piaga virulenta, è qualcosa di disgustoso”.

La manifestazione inizia con un messaggio inviato dall’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, che ringrazia il governo italiano per la solidarietà espressa, che “ci ha commosso”. E interviene anche un operaio musulmano, Ayoub Ouassif, secondo cui “nessuna fede ha chiesto di commettere atti di terrorismo”. Il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, presente con gli altri leghisti al governo, Giorgetti, Roberto Calderoli e Alessandra Locatelli, dichiara che “non c’è spazio per fanatismi intolleranti e violenti”. E, dal canto suo, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Fedriga, a Milano con i colleghi Zaia (Veneto), Fontana (Lombardia) e Fugatti (Trentino), bolla come “inaccettabili i silenzi o l’indifferenza che stiamo vivendo in questi giorni rispetto al massacro di civili voluto dai terroristi di Hamas in Israele”. In piazza risuonano anche le note di ‘Imagine’ di John Lennon, un inno per la pace. Salvini: “Grazie. La piazza di oggi a Milano è stata la dimostrazione fisica che noi non abbiamo paura. Una piazza che reclama la libertà di pensiero e di parola. Una piazza contro l’odio, la violenza e contro il cancro disgustoso dell’antisemitismo. Una piazza a difesa dell’esistenza dello Stato di Israele e che chiede come obiettivo finale due Popoli e due Stati”.

Il ministro leghista dell’Istruzione e Merito, Valditara, intanto, in tv, a “Stasera Italia”: “Credo che certi cori, certi insulti che si sentono in quelle manifestazioni riecheggino cori, insulti e slogan che si sono sentiti in manifestazioni neofasciste, e che purtroppo si sono sentiti quando il nazismo stava prendendo piede. Tutti dobbiamo riflettere, l’antisemitismo è qualcosa di terribile”.

Nessuno scontro estremista di civiltà ieri dalla Lega in piazza Cairoli. Salvini al termine della manifestazione non ha mancato di dare anche “il doloroso addio a Marina Cicogna”, alla “sua indipendenza e determinazione” e quello che ha dato all’ industria cinematografica, con “l’abbraccio più sentito” alla sua compagna Benedetta. Abbraccio non ideologico per uno dei leader del centrodestra e vicepremier, che con la riuscita della manifestazione a Milano segna anche un punto nei rapporti interni alla coalizione che aveva guardato con una certa perplessità la sua iniziativa a Milano.

Il leader della Lega in modo molto asciutto l’altro giorno alla conferenza stampa del governo a Palazzo Chigi si è limitato a ricordare che il premierato è utile per far rispettare il voto popolare contro I ribaltoni ma lo ha subito ancorato all’Autonomia. E ieri a Milano ha ribadito: “Con un potere centrale più forte e più potere ai territori saremo un Paese più moderno”. È un si alla riforma ma non senza condizioni, del resto previste dallo stesso programma di governo.

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