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Come e perché Russia e Ucraina si contrastano in Sudan e non solo

Il punto di Giuseppe Gagliano.

 

La TASS ha reso noto che il vice ministro degli Affari esteri russo ha espresso la sua speranza che il Sudan via attuazione all’accordo con la Russia firmato nel luglio del 2019 che prevede che l’infrastruttura militare russa sia gestita per 25 anni e che prevede il rinnovo automatico. L’infrastruttura militare consentirà alla Russia una frazione di potenza navale sul Mar Rosso oltre la possibilità di dispiegare circa 300 militari.

Naturalmente questo accordo rientra in un contesto molto più ampio che quello relativo alle esportazioni militari di Mosca verso l’Africa, che nel 2020 hanno registrato un rilevante aumento fino a raggiungere la cifra di 2,5 miliardi di dollari.

Ma la politica di proiezione di potenza russa viene ostacolata dall’Ucraina, che intende porre in essere la costruzione di infrastrutture navali grazie al sostegno economico dell’UE, del Regno Unito e naturalmente degli Stati Uniti, infrastrutture navali che consentirebbero non solo di incrementare la presenza della NATO sia sul Mar nero che sul mare di Azov ma che rappresenterebbero uno strumento di contenimento della politica russa.

Parallelamente a questa iniziativa, il parlamentare ucraino Goncharenko ha confermato necessità di ammodernare la marina ucraina. Sono significative le affermazioni da parte dell’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, secondo il quale le forze navali e aeree della NATO cercano di testare l’esercito e la flotta russa. Infatti la progressiva integrazione dell’Ucraina all’interno delle situazioni euro atlantiche è oggetto di durissime critiche da parte di Mosca.

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