Secondo alcuni diplomatici occidentali sentiti da Politico, Mosca sta tifando perché l’Iran raggiunga un accordo sul nucleare con la comunità internazionale in maniera tale da usare il Paese come piattaforma per commercializzare il proprio petrolio colpito dalle sanzioni e procurarsi beni che le stesse sanzioni attualmente le impediscono di procacciarsi.
L’intesa Teheran – Mosca
L’intesa tra la Russia e l’Iran per realizzare queste partite di giro sarebbe stata raggiunta lo scorso luglio in occasione della visita a Teheran di Vladimir Putin che era stato accompagnato nel viaggio da diversi team di funzionari del commercio e della finanza così come dai più alti manager di Gazprom.
La visita, ricorda Politico, è stata ricambiata nelle scorse settimane quando l’Iran ha mandato a Mosca due delegazioni ufficiali tra cui figuravano il capo della Banca Centrale, Alì Saleh Abbadi, il Vice Ministro dell’Economia Alì Fekri e il presidente della Commissione Economia del Parlamento iraniano Mohammad Reza Pour Ebrahimi.
Il perfetto piano B
Nell’impossibilità di piazzare nel mercato la maggior parte del proprio petrolio a causa delle sanzioni, l’Iran potrebbe rappresentare il perfetto piano B per Putin.
Lo schema ipotizzato vedrebbe l’Iran importare il greggio russo nelle sue coste settentrionali del Mar Caspio e poi venderlo trasportato da petroliere iraniane che partirebbero dal Golfo Persico.
Grazie alla possibile caduta delle sanzioni sull’Iran permessa dall’accordo sul nucleare, queste transazioni risulterebbero perfettamente regolari. Inoltre, una volta liberata dalle sanzioni, Teheran potrebbe usare la sua flotta di petroliere e caricare il petrolio russo anche nei porti al di fuori del Caspio.
Alì Akbar Velayati, consigliere di politica estera della guida suprema Khamenei, è tra i più accesi sostenitori di questo schema. In occasione della visita di Putin a Teheran il consigliere ha rilasciato queste dichiarazioni all’agenzia di stampa Fars: “Noi riceveremo petrolio dalla Russia e dal Kazakistan attraverso il Mar Caspio … e poi lo consegneremmo nella stessa quantità ai suoi clienti nel Sud”.
In aggiunta a questo tipo del tutto particolare di cooperazione energetica Mosca sta anche cercando partner nello stesso Iran, in Asia Centrale e in Turchia per trovare falle nelle sanzioni e per continuare a importare beni necessari per le sue industrie.
Iran Paese ideale per le triangolazioni
L’Iran è il Paese più indicato per questo tipo di triangolazioni avendo sviluppato la consuetudine di aggirare i controlli dettati dalle sue specifiche sanzioni rivolgendosi alla Cina e ad altri partner asiatici.
Mosca sta scommettendo sul fatto che nessuno si lamenterebbe con l’Iran nel timore di vedere sgretolarsi un accordo sul nucleare così faticosamente negoziato.
Una relazione non lineare
Teheran e Mosca, osserva Politico, hanno una relazione complicata non priva di nodi. Hanno sviluppato una partnership sulla guerra in Siria che però vede Mosca strizzare l’occhio a Israele. Mosca, inoltre, sembra restia ad abbracciare pienamente il suo partner nel desiderio di coltivare relazioni amichevoli con le altre potenze del Golfo rivali dell’Iran.
Un’alleanza di comodo
Ora che però la reazione occidentale alla guerra in Ucraina l’ha messa con le spalle al muro, la Russia vede di buon occhio una partnership rafforzata con Teheran per compensare il suo mancato commercio con l’Europa.
Altri ambiti di cooperazione
L’Iran ha tutta la convenienza a rinsaldare il rapporto. All’inizio di questo mese, ad esempio, l’Agenzia spaziale russa ha lanciato in orbita un satellite spia iraniano.
Visitando Mosca questa settimana, il Vice Ministro dell’Industria iraniano Manouchehr Manteqi ha dichiarato all’agenzia di stampa Irna che il suo Paese sta esplorando una cooperazione con la Russia “nel trasporto ferroviario, aereo e marittimo”.
Questa settimana inoltre, come ha riferito la TASS, Russia, Iran e Azerbaigian hanno firmato un memorandum per semplificare il commercio attraverso la regione.
Obiettivo de-dollarizzazione
Un’ulteriore area di cooperazione è la finanza. Durante il loro incontro di luglio, Putin e Khamenei hanno discusso il modo per spezzare il monopolio del dollaro nel commercio globale. Ciò anche in virtù del fatto che le banche di entrambi i Paesi sono state escluse dal sistema Swift rendendo molto difficili le operazioni commerciali transfrontaliere.
Nonostante costituisca più un proclama irrealistico che altro, la “de-dollarizzazione” è una prospettiva che alletta entrambi i Paesi e che ne determinerà a tappe forzate la marcia di avvicinamento.