La partita del Veneto si complica o forse si chiarisce: dipende dall’approccio con cui la maggioranza di centrodestra vorrà ora giocarla.
A ributtare il pallone in campo è stato Matteo Salvini con una metafora calcistica: “Squadra che vince non si cambia”. Di fatto il leader della Lega, cioè dell’imprescindibile alleato di governo nazionale e regionale, blinda la figura di Luca Zaia e il ruolo del Carroccio nel territorio. Un forte messaggio
In ballo c’è la difficile quadratura del cerchio: l’ipotesi di un terzo mandato che la legge in vigore, tuttavia, non consente. Il Parlamento e la Corte Costituzionale hanno a loro volta riaffermato il concetto con decisioni diverse e recenti.
Del resto, era stata la stessa presidente del Consiglio, non per caso ora destinataria dell’
Non ci sono spiragli giuridici, ecco perché la partita diventa politica a livello nazionale ed è la Meloni a doverla “arbitrare”. In modo che tutti i giocatori e le squadre in lizza vedano rispettati non esclusivamente i propri co
In sostanza, la richiesta leghist
Nella disputa non è da meno Forza Italia, che con il coordinatore regionale, Flavio Tosi, ripropone l’unità della coalizione come sicura ricetta “per tornare a vincere”. Della serie: il terzo mandato non esiste e la Lega farebbe male a correre da sola (eventualità, peraltro, che l’appello leghista alla Meloni allontana).
Come finirà la partita appena ricominciata?
E’ molto improbabile che nella maggioranza, impegnata nell’
Se la politica è l’arte del compromesso, il caso-Zaia è l’ultimo rompicapo per una maggioranza con i suoi contendenti oggi su
(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)