Tutto sembra pronto in Francia per il tonfo del governo Barnier dopo che sia le sinistre che la destra di RN hanno presentato mozioni di sfiducia quale risposta al tentativo del primo ministro di far approvare il budget senza il voto dell’Assemblea.
LE CRITICHE DI DESTRA E SINISTRE A BARNIER
Come scrive Politico, il breve orizzonte del governo Barnier sembra inesorabilmente avviato a conclusione alla luce della più che probabile sconfitta contro le mozioni di sfiducia presentate separatamente dalle opposizioni.
Sarebbe, osserva ancora Politico, la prima volta dal 1962 che un governo in carica subisce l’umiliazione di uscire sconfitto da una mozione di sfiducia.
Il Nuovo Fronte Popolare ha già avvertito l’esecutivo che è pronto a votare la censura qualora ricorresse alla controversa clausola costituzionale 49.3 per far passare il budget.
In un tentativo last minute, Barnier si è rivolto ai lepenisti con delle concessioni in extremis sui rimborsi medici non previste nei piani originari.
Ma Le Pen ha tirato diritto: “i francesi ne hanno avuto abbastanza”, ha detto ai reporter in Parlamento citata dal Guardian.
“Ci sono altri modi”, ha aggiunto la leader RN, “per affrontare il già alto deficit. Noi abbiamo fatto le nostre proposte, ma il governo non si è piegato”.
“Forse gli elettori pensavano che con Michel Barnier le cose potessero migliorare, ma stanno addirittura peggiorando”.
L’ULTIMO APPELLO DI BARNIER
Parlando alla Camera bassa, dove ha attivato l’articolo 49.3, Barnier ha rivolto un ultimo appello ai gruppi parlamentari sostenendo di averli consultati a sufficienza e resi edotti delle inevitabili ristrettezze del nuovo budget.
“Dipende ora da voi, come parlamentari di questa nazione, decidere se dotare il nostro Paese con responsabili leggi finanziarie che sono indispensabili e utili, o se entreremo in un territorio sconosciuto”, ha detto il premier con parole riportate da Bloomberg.
“Rispetto la cultura del compromesso. Questo testo è stato arricchito attraverso numerose ore di lavoro. Ha avuto molte evoluzioni”.
I parlamentari ora, ha ammonito Barnier, affronteranno il loro “momento verità”. “Significa che ognuno dovrà affrontare le proprie responsabilità” ha commentato.
“I francesi – è stata la sua conclusione – non vi perdoneranno se sosterrete interessi particolari in barba al futuro della nazione”.
I SEGNALI DI SFIDUCIA
Nel Paese frattanto si moltiplicano i segnali di sfiducia, ben evidenziati dagli 88 punti toccati dallo spread, quasi il livello più alto dal 2012, e dell’andamento piatto degli indici azionari.
Gli investitori temono ormai il tramonto di una legge finanziaria che aveva affrontato con la giusta severità le difficoltà contingenti inclusi sostanziosi aumenti di tasse e la riduzione del deficit al 5% dall’attuale 6,1.
LO SCENARIO
Devono passare 48 ore dal momento in cui le opposizioni presentano la loro mozione di sfiducia all’avvio di un dibattito che deve concludersi entro tre giorni.
Se le mozioni passassero, la palla passerebbe al presidente Macron che dovrebbe nominare un nuovo primo ministro in un lasso di tempo imprecisato mentre i ministri del governo uscente rimarrebbero in carica per gli affari correnti.
Al presidente è preclusa l’indizione di nuove elezioni fino al prossimo luglio, ossia un anno dopo l’ultima tornata elettorale.