Povera Elly Schlein, già a questo punto così critico della sua carriera di segretaria del Pd, pur cominciata meno di quattro mesi fa con l’elezione del 26 febbraio nelle primarie conclusive di un congresso durato non si sa più neppure quanto, tanta è stata la confusione nella quale fu promosso e condotto.
Pentita di aver dovuto partecipare, per ragioni quanto meno di galateo politico impostele dai maggiorenti del partito, ai funerali di Stato di Silvio Berlusconi certificati dalla presenza per niente formale o controvoglia del presidente della Repubblica, la segretaria del Pd è tornata sulla decisione già annunciata, o comunque nota agli addetti ai lavori, di non partecipare alla cosiddetta “piazza d’opposizione” delle 5 Stelle. Opposizione al governo per i tagli al reddito di cittadinanza, le cosiddette precarietà e gli aiuti militari all’Ucraina aggredita da Putin. Elly vi è andata nella sua combinazione di colori abbracciando “Giuseppe”, cioè Conte, che l’aspettava per esserne stato informato durante la notte. Ma la scena le è stata rapidamente rubata da un esperto di teatro come Beppe Grillo, che da “garante” del movimento, che ne paga più o meno profumatamente la consulenza “comunicativa”, è saltato sul palco e ha imposto il suo “caos”, come ha efficacemente titolato La Stampa. Egli ha, fra l’altro, incitato il pubblico a organizzarsi in “brigate” e a calarsi il passamontagna per fare lavori notturni di manutenzione dei “marciapiedi” nelle città -si presume- dove questi, grazie a mancate amministrazioni grilline, sono ancora accessibili o praticabili, non ostruiti da monnezza, cinghiali e contorni.
Alcuni quotidiani di area di centrodestra sono stati meno ragionevoli o realisti della Stampa ed hanno preferito prendere sul serio il comico ormai in declino elettorale. Il Giornale ancora ma solo parzialmente della famiglia Berlusconi ha accusato “il cattivo maestro” di “scherzare col fuoco”, volente o nolente. Libero ha titolato sulle “brigate giallorosse” che “cercano il morto”. Esagerazioni, per fortuna. Propendo piuttosto per le “brigate comiche”, come le ha chiamate Il Tempo, dello stesso editore degli altri due quotidiani.
Ma anche considerate allo stesso livello comico del suo promotore, colto dal vignettista Stefano Rolli sul Secolo XIX nella posa dell’attore che rivendica il suo primato sulla comparsa Giuseppe Conte travestito da presidente del Movimento, le “brigate” partorite dalla “piazza d’opposizione” esaltata dal Fatto Quotidiano stendono sulla presenza e partecipazione della segreteria del Pd un velo che è un po’ anche un veleno per i problemi che Elly Schlein ha al Nazareno. Dove ho l’impressione che crescano di numero e di irrequietezza quanti, già contrari all’origine o poi pentitisi di averla aiutata nella scalata al Pd, pensano che siano troppi e troppo pericolosi i 12 mesi che li separano dalle elezioni europee alle quali si sono condannati a farsi rappresentare da lei nell’immaginario collettivo, chiamiamolo così.