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Che succede tra Polonia, Bielorussia e Nato

La Polonia ha schierato 10mila soldati a sostegno della guardia di frontiera con la Bielorussia. Come sta cambiando la Nato. Il taccuino di Federico Guiglia

 

Sale la tensione in Europa, come dimostrano i risvolti politici e militari, e non solo economici, che la guerra senza fine di Vladimir Putin contro l’Ucraina sta provocando.

L’ultima testimonianza arriva dalla Polonia, Paese Nato da oltre 20 anni, che ha schierato 10mila soldati a sostegno della guardia di frontiera con la Bielorussia, cioè il principale alleato dell’aggressore russo.

INTENZIONI E MESSAGGI DELLA POLONIA

In realtà, l’intento non sarebbe di natura bellica. Varsavia vuole controllare il flusso continuo degli immigrati che Lukashenko, il presidente bielorusso fedelissimo di Mosca, starebbe favorendo – accusano le autorità – per destabilizzare l’Unione europea attraverso gli ingressi in Polonia. Nazione che a sua volta rappresenta il principale e più vicino sostegno europeo su cui Kiev può contare.

Ma è chiaro che un così massiccio dispiegamento di truppe è anche un segnale politico che la Nato, per interposta Polonia, manda a chi da quasi un anno e mezzo colpisce giorno e notte una nazione sovrana e desiderosa di far parte della Alleanza Atlantica. Lo dice chiaro e tondo il ministro della Difesa di Varsavia, Mariusz Baszczak: “Vogliamo spaventare l’aggressore in modo che non osi attaccarci”.

I polacchi sono preoccupati anche per la presenza dei mercenari della Wagner, pare ora in ritiro, dalla Bielorussia.

IL NUOVO RUOLO DELLA NATO

Proprio per evitare tragiche sorprese come quella vissuta da Kiev il 24 febbraio dell’anno scorso con l’improvvisa e improvvida invasione russa, da tempo la Nato sta ridefinendo il suo ruolo strategico in materia di difesa e sicurezza fra le nazioni dell’Europa e dell’America del Nord aderenti. Un ruolo che sembrava quasi obsoleto e destinato all’archivio della Storia, grazie ai decenni di pace ritrovata in Occidente e, soprattutto, dopo la fine della guerra fredda tra Usa e Urss nel 1991. Invece e paradossalmente Putin ha ridato un senso alla Nato in declino e riacceso la consapevolezza euro-atlantica sulla necessità di una comune difesa geo-politica di nazioni sovrane, indipendenti e tra loro alleate. Una difesa indiretta nel caso dell’Ucraina, al centro dell’Europa ma non della Nato, e perciò aiutata in ogni modo, anche se defilato, a resistere di fronte all’aggressore.

Il nuovo compito della Nato ha comportato non solo la recente adesione di Finlandia e Svezia, nazioni dall’antica e consolidata tradizione neutrale, fra i 30 Paesi che compongono l’alleanza militare, ma anche una serie di esercitazioni e ricollocazioni di soldati soprattutto sul fianco orientale.

In più, s’è riattivato l’impegno a destinare il 2 per cento del Pil nazionale alle spese militari, secondo l’accordo sottoscritto dai Paesi-membri.

Dunque, la decisione polacca rispecchia la grande tensione e la grande incertezza che la guerra continua a suscitare ben oltre l’Ucraina.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi)
www.federicoguiglia.com

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