Il terrorismo è tornato a insanguinare i mercatini di Natale in Germania, esattamente otto anni dopo l’attentato che aveva seminato morte e terrore nella Breitscheidplatz di Berlino. È successo a Magdeburgo, capitale del Land orientale della Sassonia-Anhalt, dove una Mercedes nera, guidata da un cinquantenne medico saudita arrivato in Germania diciannove anni fa, lì residente e forse apparentemente integrato, ha investito la folla tra le casette di legno disseminate nella piazza di fronte al Municipio. L’uomo è stato arrestato e interrogato già in nottata. Non era noto alla polizia per vicinanza al mondo dell’islamismo radicale.
TERRORISMO, TUTTI I DETTAGLI SU MAGDEBURGO
Ci sono morti e feriti, il cui numero è ancora incerto, anche se la polizia fa trapelare che tra le vittime c’è almeno un bambino. Al momento in cui scriviamo i morti ufficializzati sono 2. Per i feriti le notizie oscillano tra 60 e 80 persone. Molte sarebbero in gravi condizioni. Ma bisognerà attendere le conferme ufficiali delle autorità di sicurezza per dissipare la ridda di notizie che come sempre si rincorre nelle ore immediatamente successive. Le immagini delle telecamere a circuito chiuso che sorvegliavano l’ingresso del mercatino mostrano il momento dell’arrivo dell’auto. Sono scioccanti. L’auto semplicemente imbocca il corridoio principale che porta nella piazza del Municipio (l’Alter Markt) dove si svolge il mercatino di Magdeburgo, senza incontrare ostacoli che ne impediscano l’accesso o ne rallentino potenzialmente la velocità. Tali misure preventive sono ormai diffuse attorno ai mercatini di Natale delle grandi città, meno in quelle medie e piccole. Così l’auto riesce a piombare a piena velocità sulla massa di persone: è venerdì sera del fine settimana che porta al quarto e ultimo Avvento: è anche l’ultimo fine settimana in cui la maggior parte dei mercatini è aperto. La folla è tanta, le vittime di conseguenza pure. Il nuovo attentato di Magdeburgo piomba all’inizio di una campagna elettorale decisiva per il futuro della Germania, nella quale i temi della sicurezza sono centrali assieme a quelli economici e spesso legati alla questione migratoria. Gli eventi di ieri sera infiammeranno ulteriormente il confronto, ma le prime ore, anche da parte dei politici, sono state utilizzate per messaggi di sgomento e cordoglio.
LE IPOTESI DIETRO L’ATTENTATO
Gli esperti di antiterrorismo sono anch’essi divisi nella valutazione dell’attentato. Da un lato si sottolinea il fatto che il profilo del terrorista non rientri nella classica casistica osservata finora in Germania e in Europa. Non si tratta di un giovane ma di un uomo maturo, da quasi vent’anni residente in Germania e impegnato come psichiatra nello stesso ospedale di Magdeburgo in cui sono stati ricoverati i feriti. Per questo, secondo alcuni tra cui ad esempio lo specialista di terrorismo islamico Shlomo Shpiro, non si tratterebbe di un lupo solitario. Dietro questa azione sarebbe ipotizzabile un gruppo terrorista che ha a lungo studiato e preparato l’azione, individuando nella città della Sassonia-Anhalt debolezze nel sistema di sicurezza del mercatino. Nelle grandi città – da Berlino ad Amburgo, da Francoforte a Monaco – i principali mercatini sono ormai fortini difesi da barriere jersey, dissuasori, dossi, alla faccia di chi diceva che il terrorismo non avrebbe modificato le abitudini dei cittadini. Ma nelle città medie e piccole le misure sono minori e gli attentati più facili da compiere.
Dall’altra parte si sostiene che l’assenza di allarmi specifici da parte dei servizi segreti alleati, in particolare statunitensi e israeliani cui la Germania ha da tempo delegato la propria sicurezza, favorirebbe invece la pista del lupo solitario. Una lunga preparazione di un gruppo terroristico non sarebbe passata inosservata, e invece al di là di generici avvertimenti da parte della ministra dell’Interno Nancy Faeser nulla era stato segnalato. Certo, il fatto che la Germania sia così dipendente per la propria sicurezza interna dall’aiuto di servizi stranieri, seppur alleati, torna ad essere tema di polemica.
L’ATTENTATO DI BERLINO
Ma dopo l’attentato di otto anni fa a Berlino, non molto si è fatto per costituire il promesso centro federale di sicurezza, un organismo che centralizzasse il lavoro investigativo delle polizie regionali. Anche questo sarà certamente tema di polemica e confronto nella campagna elettorale. Intanto spiccano i paralleli con l’attentato a Berlino di otto anni fa. Era il 19 dicembre 2016, quando il terrorista tunisino Anis Amri si schiantò deliberatamente con un camion contro un mercatino di Natale nel centro di Berlino, causando la morte di 13 persone e il ferimento di oltre 70. L’aggressore riuscì poi a fuggire in Italia, dove venne intercettato dalla polizia italiana a Sesto San Giovanni e ucciso in uno scontro a fuoco che pose fine alla sua fuga. Due giorni fa, in occasione dell’anniversario dell’attacco, il ministro degli Interni tedesco Nancy Faeser aveva dichiarato: “Gli attacchi di Solingen e Mannheim di quest’anno hanno dimostrato in modo terribile quanto sia grande la minaccia del terrorismo islamico”. Le indagini delle prossime ore diranno se anche in questa vicenda c’è l’impronta del terrorismo islamico, quali siano state le motivazioni del medico saudita e se alle sue spalle ci sia un gruppo che lo ha coadiuvato in Germania, se sia stato manovrato da organizzazioni tipo Isis o se si tratti di un attentatore solitario.