“Trattare solo per conto dell’Italia? No, a nome di tutte e due: Italia e Europa. Giorgia Meloni può fare la sintesi”. Così l’altra sera a “5 minuti” su Rai1 ha risposto a Bruno Vespa Matteo Salvini. Contrariamente alla narrazione di un governo diviso tra chi, come Salvini, insisterebbe su una trattativa isolata italiana con Trump sui dazi e chi, come Tajani, invece ricorda che solo la commissione Ue può trattare con gli Usa, il leader della Lega e vicepremier si attesta su una posizione di mediazione.
In una cornice unitaria, Meloni il 17 aprile volerà a Washington con quel ruolo di “ponte” tra Europa e Usa sostenuto anche dall’altro vicepremier, il leader di FI e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La missione di Meloni “sicuramente potrà favorire l’accordo tra Europa e Usa”, afferma Tajani.
La Lega, intanto, annuncia che presenterà “dai Consigli comunali al Parlamento europeo, una mozione per sostenere il governo in un negoziato volto a rivedere radicalmente quei provvedimenti dell’Unione europea che costituiscono un autentico dazio interno, caricando consumatori e imprese di costi aggiuntivi non proporzionati agli obiettivi dichiarati”. Fra questi “la direttiva Case Green, lo stop ai motori Euro 5 entro luglio di quest’anno, lo stop ai motori endotermici entro il 2035, l’obbligo del bilancio di sostenibilità per le aziende, le regole di bilancio del patto di stabilità e crescita”. Ma, fonti della Lega annunciano al tempo stesso che la mozione non sarà presentata nel parlamento italiano: “A Roma servirà da spunto di riflessione con gli alleati per arrivare a una sintesi comune all’insegna del buonsenso e della critica costruttiva alla burocrazia europea”.
Insomma, l’obiettivo è restare uniti, pur con le diverse sfumature all’interno del centrodestra. E, comunque, la richiesta a Bruxelles di cambiare passo su Green Deal e regole che soffocano la crescita, aggravando il problema dazi, viene ribadita dalla stessa Meloni. A svelare la data della nuova trasferta negli Stati Uniti è il premier in occasione degli incontri a palazzo Chigi con le categorie economiche sul tema dazi. Presenti anche Tajani e Salvini in videocollegamento.
Meloni è pronta a mettere in atto quella strategia da ‘pontiera’ tra le due sponde dell’Atlantico che ha contraddistinto il suo posizionamento dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Bruxelles ha predisposto una prima lista di dazi che dovrà entrare in vigore il 15 aprile, appena 48 ore prima del bilaterale tra premier e presidente Usa nello Studio Ovale, ma per Meloni la parola d’ordine resta una sola: negoziare. “Una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti non conviene a nessuno”, è il ragionamento che da settimane scandisce Meloni e che ribadisce al tavolo dell’incontro tra la ‘task force’ di governo e le categorie economiche. La sfida, dunque, è “lavorare con l’Unione europea per definire un accordo positivo che possa avere come soluzione quella di integrare ancora di più le nostre economie, invece di separarle, in un’ottica di mutuo beneficio e di crescita reciproca”. La linea è: trattare, mediare, ricucire, evitare “un distanziamento” tra l’economia europea e quella americana che porterebbe “a una compressione e a un indebolimento dell’Occidente, che non è mai una buona notizia”.
Per quanto riguarda Bruxelles, Meloni ricorda come all’introduzione a febbraio dei dazi aggiuntivi Usa del 25% su acciaio e alluminio europei, la Commissione europea ha reagito prevedendo complessivamente contromisure sulle esportazioni statunitensi per un valore fino a 26 miliardi di euro, equivalenti alla portata economica delle tariffe statunitensi. Rispetto alla risposta alla misura complessiva del 20% dei dazi, Meloni spiega invece che “ora l’Ue si è assestata su una reazione che io considero propedeutica ad una trattativa non escalatoria. Lo dico perché se invece la posizione fosse stata quella di una escalation, l’Italia non l’avrebbe supportata”.
Poi, Meloni lancia la sfida dello zero per zero: “La sfida da esplorare è invece quella che l’Italia è stata tra le prime nazioni a promuovere, e che anche la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha ribadito, ovvero la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula ‘zero per zero’”. Era stato proprio Elon Musk pochi giorni fa, in videocollegamento con il congresso della Lega, “intervistato” da Salvini, a lanciare “zero dazi tra Usa e Europa”.
“È questo il negoziato che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me che sarò a Washington il prossimo 17 aprile e ovviamente intendo affrontare anche questa questione con il presidente degli Stati Uniti”, specifica Meloni, spostando poi il focus del discorso dagli Usa all’Ue. Lo choc provocato dai dazi deve essere un’occasione per affrontare alcune questioni che sono diventate “ineludibili”. Spiega Meloni: “Visto che gli Stati Uniti impongono dei dazi, approfittiamo per togliere, qui, dazi che ci siamo autoimposti”. Il riferimento è alle regole “ideologiche e non condivisibili” del Green Deal, su cui Meloni invoca “fortissime correzioni”, e alla necessità di “rafforzare la competitività delle nostre imprese, accelerare il percorso verso il mercato unico, accelerare la riforma del mercato elettrico, e la semplificazione, “visto che l’Unione europea è soffocata dalle regole e le regole sono alla fine delle tasse, dei dazi autoimposti”. Intanto, il governo per tutelare il nostro export mette sul tavolo 25 miliardi di euro tra risorse del Pnrr e fondi di coesione.